E’ quanto mai necessario, onde evitare chiavi di lettura e prospettive errate in merito alla battaglia di Kurukshetra, chiarire che i Pandava furono costretti ad impugnare le armi loro malgrado, dopo aver tentato il possibile per scongiurare una guerra tremenda che, come loro ben sapevano, avrebbe causato numerosissimi lutti e tanta sofferenza. Il regno apparteneva legittimamente ai Pandava, infatti lo zio paterno, il cieco Dhritarashtra aveva nominato il nipote Yudhishthira , maggiore dei cinque Pandava figlio di Dharmaraja dio della giustizia e della morte ( giustizia suprema) erede al trono, ma da quel momento Duryodhana, ( primo figlio maschio di Dhritarashstra) invidioso, malvagio e violento, non riesce più a contenere la propria invidia e comincia a perseguitare i cugini. Sul subito ordisce un piano per eliminarli, ma i cinque Pandava, assieme alla madre Kunti, si salvano dall’attentato grazie ad un avvertimento di Vidura (fratello di dritharastra , e di Pandu , zio dei Pandava ) e vivono molte avventure in incognito, creduti morti dai Kaurava. Un fatto di tale gravità avrebbe potuto essere più che sufficiente per gridare vendetta, ma i Pandava, di animo nobile ed eccelsa virtù, accettano un accordo con i malvagi cugini all’interno del quale si pongono addirittura in una posizione di inferiorità: saranno i Kaurava a governare ad Hastinapura, mentre Yudhishthira, il re legittimo, fonda una nuova capitale, Indraprastha, sulla quale in breve tempo a causa delle sue virtù regnerà in un palazzo meraviglioso, forgiato dall’architetto dei deva. Durante questo periodo i fratelli Kaurava attentano di nuovo varie volte alla vita dei Pandava i quali non solo ne esconi indenni ma sono capaci di salvare la vita a Duryodana stesso e i suoi fratelli. Malgrado il regno sia nelle mani dei Kaurava, i Pandava conquistano il cuore di tutti i sudditi, così Duryodhana, sempre più accecato dall’invidia, trascina Yudhishthira in una fatale sfida truccata ai dadi, a seguito della quale i cinque fratelli e la loro sposa Draupadi sono costretti a dodici anni di esilio e ad un tredicesimo in incognito. Trascorso questo periodo con alterne avventure, i Pandava chiedono ai Kaurava la legittima restituzione del regno ma Duryodhana rifiuta con ostinazione.
Segue una serie di vani tentativi da parte dei Pandava, per trovare una soluzione pacifica (vi è dedicato un intero Parvan, e precisamente il quinto, dal titolo Udyoga Parvan, ‘Il libro degli sforzi [per la pace]’); vengono inviati messaggeri a più riprese e alla fine Krishna in persona si presta come ambasciatore di pace, ma niente da fare: l’ottusa, aggressiva irremovibilità dei Kaurava rende inevitabile lo scontro armato. Duryodhana si delinea come un vero e proprio criminale: lasciarlo andare oltre nei suoi folli, omicidiarii progetti, non avrebbe di certo costituito un atteggiamento nobile e pacifista, bensì un comportamento denotante debolezza, complicità e vigliaccheria, cosa che uno kshatriya, un re guerriero dedito all’applicazione e alla salvaguardia della giustizia, non poteva e non doveva assolutamente permettersi. Comunque Yudhisthira giunge a chiedere a Duryodana ( o meglio allo zio Re che però è completamente soggiogato dall’attacamento al figlio Duryodana) una terra di dimensioni di un fazzoletto e il cugino risponde neanche la testa di uno spillo .
I Pandava scendono dunque sul campo di battaglia per legittima difesa, non solo verso loro stessi e il loro regno illecitamente usurpato, ma anche verso i sudditi, poiché in qualità di re hanno il dovere e la responsabilità di proteggere i loro sottoposti da persone della crudeltà e della meschinità di Duryodhana e del suo seguito.
E’ lo stesso Dhritarashtra, padre di Duryodhana e capostipite Kuru, che in preda al dolore più cupo rivela, nall’Adi Parvan, la verità al suo intimo consigliere, Sanjaya:
“Ti prego, Sanjaya, ascolta ciò che ho da dirti e non biasimarmi per quanto è accaduto. Tu sei un uomo colto e intelligente; i saggi ripongono fiducia nel tuo giudizio. Sanjaya, io non ho voluto la guerra! Non ho mai inteso distruggere la nostra dinastia Kuru. Sapevo che non c’era differenza fra i miei figli e quelli di Pandu, ma i miei erano sempre così adirati e scontenti di un uomo come me: vecchio e cieco. E’ per debolezza e per affetto che ho tollerato le loro azioni malvage.
Duryodhana non aveva il senso del giusto e dell’iniquo, ciononostante l’ho seguito in ogni suo errore. Quando constatò la grandezza e la profusione di beni del possente re Pandava in occasione del sacrificio Rajasuya, avendo già sofferto perché messo in ridicolo durante la visita alla sala delle assemblee, semplicemente non poté tollerarlo. Duryodhana tuttavia non possedeva la forza per sconfiggere i Pandava in battaglia, né l’iniziativa o l’ingegno per conquistarsi rispetto e ricchezze come i Pandava avevano fatto. Così, come un uomo che non ha le qualità per essere un guerriero, complottò con il re suo zio di Gandhara, Shakuni,( dio del gioco d’azzardo incarnato) per estorcere la fortuna dei Pandava con una sleale partita d’azzardo”.
La Baghavad Gita è inclusa nel sesto parvan del Mahabharata ( opera otto volte Iliade ed Odissea insieme) e si verifica all’atto dell’inizio dello scontro quando di nuovo l’animo nobile Arjuna rimane confuso nel dovere guidare una guerra contro familiari , amici , maestri spirituali , maestri d’armi, compagni di infanzia e di giuochi , con mogli sorelle figli a cui erano legatissimi oltre che come esseri umani come appartenenti alla stessa famiglia –
Autore è il divino Vyasa ( l'avatara scrittore che sembra averlo dettato a Ganesha che scrive usando una zanna) .
Nei giorni prima della guerra Arjuna e Duryodana contemporaneamente erano giunti da Krishna per cercare consiglio o alleanze e Krishna aveva fatto la seguente offerta : io non prenderò le armi come combattente , mi offro come auriga e consigliere ad una parte e offro
I miei soldati ( 2 milioni di uomini se ben ricordo ) all’altra parte . Duryodana attratto dalla materia e dalla quantità preferì l’esercito e Arjuna non ebbe dubbi a scegliere la presenza di Krishna. Adesso siamo sul campo di battaglia e il cieco Re Drhitarashtra si fa narrare ciò che accade a distanza dal suo consigliere , veggente Sanjaya -
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