venerdì 30 novembre 2007

Il mondo è a secco?

Cina e India in auto? Il mondo è a secco - 7 novembre 2007
Qual è il Paese dove si vendono più auto nuove? Se la domanda verrà posta attorno al 2015 la risposta sarà la Cina. Qual è il terzo Paese per emissioni di Co2? Nello stesso anno la risposta sarà l'India, spinta sul podio dal carbone che brucerà nelle centrali elettriche. Lo dicono le previsioni dell'International energy agency (l'Agenzia internazionale dell'energia parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che oggi a Londra presenta il World energy outlook 2007. Al centro di quest'edizione il ruolo di Pechino e Dehli nel nostro futuro energetico. I numeri dello 'scenario di riferimento', cioè quello in cui nulla cambia rispetto a oggi, dicono che la domanda di petrolio per le auto cinesi nel 2030 sarà quattro volte quella del 2005. Questo perchè le quattro ruote cinesi saranno sette volte più numerose raggiungendo i 270 milioni. Già nel 2015, inoltre, le vendite di mezzi nuovi in Cina superano quelle degli Usa. Oggi nel mondo sono 900 milioni di auto e camion, per il 2030 il loro numero si prevede supererà i 2,1 miliardi: circa il 42% dell'incremento sarà a carico di Pechino e Delhi. Cresce anche la domanda elettrica cinese, e il paese dovrà installare più di 1.300 gigawatt, più di quella già installata in Usa oggi. Anche l'India avrà bisogno di elettricità per i propri cittadini le cui condizioni di vita sono migliorate. La potenza installata indiana triplicherà al 2030, e triplicherà anche l'uso del carbone, gonfiando le emissioni di Co2. Ma prima ancora, avverte l'Iea, attorno al 2025 l'India supererà il Giappone diventando il terzo importatore di petrolio dopo Usa e Cina. Già, il petrolio: per l'Iea le riserve "si stima siano sufficienti per far fronte alla domanda", a 116 milioni di barili al giorno nel 2030, circa 32 milioni di barili sopra gli 85 milioni e rotti di oggi. Ma la produzione "sarà sempre più concentrata nei paesi Opec", sempre che siano messi in pista gli investimenti necessari: 5.400 milioni di dollari tra 2006 e 2030. Però, comunque, "una contrazione dell'offerta entro il 2015, comportante un brusco rialzo dei prezzi del petrolio, non puo' essere esclusa", ne' puo' escludersi "una brusca impennata dei prezzi". Insomma, i 100 dollari che si vedono all'orizzonte potrebbero non essere il livello massimo di prezzo del barile. Sullo sfondo un mondo sempre più colpito dai mutamenti climatici, che l'Iea non nega, anzi: consiglia di prepararsi per mettere in campo lo 'scenario 450', quello in cui a tale valore dovrebbero fermarsi le parti per milione di Co2 in atmosfera, seguendo le proiezioni Ipcc. "L'azione dei governi deve focalizzarsi sull'abbassamento della rapida crescita delle emissioni di Co2 provocato dalle centrali a carbone - raccomanda l'Iea - principale causa di questo aumento durante gli ultimi anni".

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