È iniziata due giorni fa la settimana di commemorazione per il ventesimo anniversario del primo attentato suicida compiuto da un combattente delle Tigri tamil. Le Tigri per la liberazione del tamil Eelam (Ltte) hanno imbracciato le armi contro il governo di Colombo nel 1983 per ottenere l’indipendenza della parte nordorientale dell’isola, dove prevale l’etnia tamil. Il primo attentato suicida risale al 5 luglio 1987, quando il capitano Miller, al voltante di un camion-bomba, si fece esplodere nella penisola di Jaffna causando la morte di 15 militari.
Da allora, secondo quanto riferito dal sito tamileelamnews.com, 322 combattenti delle Black Tiger, l’unità suicida creata dallo storico leader Velupillai Prabhakaran, sono morti sul campo. Di questi 241 hanno perso la vita in azioni sul mare, gli altri sulla terraferma. In questi venti anni gli attentati dell’Ltte hanno causato la morte di centinaia di persone, per la maggior parte membri dell’esercito. Secondo il sito della Bbc, sarebbero almeno 60mila le vittime totali del conflitto.
Le cerimonie principali per la commemorazione del ventennio si svolgono nella cittadina di Kilinochchi, nella parte nord dell’isola, dove i residenti hanno decorato con ghirlande di fiori i ritratti e le fotografie degli attentatori suicidi.
La violenza degli ultimi mesi
Neppure i “festeggiamenti” però hanno interrotto l’escalation di violenza che negli ultimi mesi ha visto contrapporre ai raid aerei e alle incursione dell’esercito le azioni di guerriglia e gli attacchi a sorpresa dei guerriglieri tamil. Ieri sei soldati hanno perso la vita e altri sette sono rimasti feriti durante uno scontro nella zona di Thoppigala. Secondo fonti Bbc, un portavoce dei ribelli ha dichiarato che i combattimenti sono scoppiati dopo due raid di bombardamenti aerei nella regione, che non hanno causato vittime tra la popolazione civile. Nei giorni scorsi inoltre l’Unicef ha denunciato che nello Sri Lanka continua il dramma dei bambini soldato: secondo l’organizzazione negli ultimi sei mesi le Tigri tamil, che si erano impegnate a rimandare a casa entro la fine dell’anno i combattenti che non hanno ancora raggiunto l’età di leva, avrebbero arruolato circa 130 bambini.
Anche il Karuna, la fazione secessionista dell’Ltte, considerata schierata con l’esercito regolare, avrebbe costretto alle armi 70 bambini. «L’Ltte continua a reclutare ragazzi minori di 18 anni, nonostante l’impegno a non farlo più», ha dichiarato, secondo fonti Agi, Joanna Van Gerpen, capo della missione Unicef in Sri Lanka, «Si è registrata una riduzione dell’impiego dei minori nel conflitto, ma è difficile dire se è reale o se la gente non sporge più denunce perché terrorizzata». A fine maggio erano 1.591 i casi accertati di reclutamento di minori nelle file dell’Ltte, 198 in quelle del Karuna.
L’organizzazione per la tutela dei minori sospetta che le Tigri abbiano imposto alle famiglie delle comunità del nord e dell’est del Paese di contribuire con almeno un combattente. «Il governo ha assunto impegni precisi a indagare su eventuali complicità dei militari con il Karuna nel reclutamento di bambini», ha dichiarato, sempre secondo fonti Agi, Van Gerpen, «Finora però non abbiamo avuto notizie di progressi nelle indagini, e anzi continuiamo ad avere testimonianze di reclutamento di minori».
Secondo le stime delle Nazioni Unite, sarebbero oltre 250.000 i bambini soldato attivi in circa 30 fronti di guerra sparsi su tutto il globo. In Sri Lanka questo fenomeno ha coinvolto Più di 5.600 bambini negli ultimi cinque anni.
Paolo Tosatti 07 luglio 2007
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver lasciato il tuo commento