giovedì 26 settembre 2013

In Iran con i Viaggi del Genio


Un sentito e caloroso grazie a Vincenzo Storelli.

Un viaggio, ogni viaggio, se compiuto con lo spirito del viaggiatore, procura emozioni che arricchiscono e che compensano i disagi che comunque un viaggio del genere comporta.


Appunti di viaggio - I giorni dell'Iran

La scoperta di un popolo diverso dall’immagine che ne abbiamo in occidente. Pasargade e Persepoli: le vestigia di un grande impero. Il tripudio di maioliche nelle moschee e la luce rutilante degli specchi nei mausolei.

 Quando,  a chi mi chiede quale sia stata quest’anno la meta dei miei viaggi in giro per il mondo, rispondo che ho visitato l’Iran, l’interlocutore esordisce, quasi sempre con un: “Ah!” esclamazione che corrisponde all’attimo di perplessità per individuare mentalmente la collocazione geografica, cui segue un  pressocchè generale: “…ma sei pazzo? Con quel che si sente in occidente su quella parte del mondo e con i venti di guerra che spirano, come ti è venuto in mente di scegliere una meta del genere?”.
Ho dovuto, nel rispondere, fare un doppio passaggio: da un lato spiegare che quel Paese è ricco di storia millenaria per cui i  siti archeologici di Persepoli e Pasargate meritano da soli il viaggio; dall’altro cercare di modificare l’immagine distorta che di quel Paese abbiamo in Occidente per cui quando si parla di Iran  se ne sottolinea la peculiarità di Stato teocratico;  se ne alimenta l’immagine di un Paese che costituisce potenziale pericolo per la pace nel mondo in quanto impegnato nella costruzione della bomba atomica; vi è il convincimento che si tratti di un popolo integralista come tutti i Paese mussulmani.
“Mussulmano ma non arabo” ci tiene a precisare sin dal primo giorno Reza, la nostra guida iraniana che ci accompagnerà nella scoperta di questo Paese grande per estensione ma anche per il suo passato ricco di storia.
La sottolineatura non è oziosa e la dice tutta su un credo religioso che è sì mussulmano ma non dimentica che la Persia, ben prima dell’avvento dell’Islàm,  ha dato vita alla religione di Zoroastro, professata –e dunque tollerata- ancora oggi da una parte consistente di Iraniani e che ha il proprio simbolo nelle “Torri del Silenzio”, luoghi posti in altura e, generalmente,  un po’ isolati, dove, sino a non molti anni fa,  si lasciavano i cadaveri in pasto agli avvoltoi per evitare che il corpo putrefatto inficiasse la sacralità della Terra. Continuano ad esistere, in ogni caso, i “Templi del Fuoco”, con la fiamma perennemente alimentata dai sacerdoti parsi perché questi due elementi, insieme agli altri due:  Aria ed Acqua, formano i principi vitali cui quella religione si ispira.
Paese mussulmano che però tollera, altresì, il credo armeno professato nella splendida cattedrale di Vank, il quartiere armeno di Esfahan,  nonché un numero consistente di Ebrei, cosa che non deve meravigliare se si tiene conto che Ciro il Grande fu il primo che affrancò il popolo ebraico dalla schiavitù di Babilonia e consentì il suo ritorno a Gerusalemme.
Certo l’Iran è una repubblica islamica; i principi del Corano informano ogni aspetto della vita dei cittadini; gli Ayatollah determinano le scelte di fondo della vita del Paese, nonostante il Presidente ed i parlamentari siano scelti- almeno formalmente-  con libere elezioni; i pasdaran continuano ad essere i custodi ortodossi degli effetti della rivoluzione komeinista, ma il popolo iraniano è altra cosa: un popolo cordiale, curioso, desideroso di dialogare, rispettoso degli altri e soprattutto degli stranieri e non solo perché questi portano danaro fresco nelle casse statali.
Cosa, per altro,  non da poco per un’economia dalle grandi potenzialità ma che soffre per l’embargo economico imposto dall’occidente, creando non pochi problemi per il benessere della gente comune.
Ad esempio è impressionante vedere gli scaffali delle farmacie desolatamente vuoti, essendo la carenza di medicinali una delle difficoltà di rilievo nella vita quotidiana degli Iraniani.
Il giornalista e reporter polacco Kapuscinsky ha scritto che un viaggio acquista valore per le persone che si incontrano lungo il cammino: per me, il viaggio in Iran è stato questo.
A Rayen, dove eravamo andati per visitare una fortezza medievale costruita con paglia e fango, un guasto meccanico al nostro pullman ci impose uno stop di alcune ore.
Ci avvicinò un ragazzino; Mohamed, del quale non dimenticherò mai il viso curioso e ridente, il quale aveva capito la situazione e si offerse, comunicando con noi in un inglese stentato, di accompagnarci a comprare generi di prima necessità, essendo ormai chiaro che per quel giorno il pasto sarebbe saltato. Un componente del gruppo voleva ringraziarlo offrendogli del danaro; Mohamed si allontanò con un gesto dignitoso e quello che ci chiese in cambio fu di fare delle foto con qualcuno di noi.
Una lezione di dignità che difficilmente dimenticherò come non dimenticherò la cortese insistenza con cui una famiglia iraniana - gli uomini però,  perché le donne ci guardavano con gli occhi ridenti ma non dialogavano – un venerdi sera, nell’enorme piazza dell’Imam di Esfahan, dopo la preghiera rituale, volle offrirci dei fagottini a base di riso e carne, perché condividessimo con loro il giorno della festa. In cambio la classica foto, anche qui fatta rigorosamente con i soli componenti maschi della famiglia.
Ed è difficile dimenticare l’eleganza di Shiraz con i suoi giardini incantati e i mausolei di Hafez e Saadi,  due tra i più grandi poeti persiani, meta di pellegrinaggio specie giovanile che va a chiedere loro protezione e auspicio per il proprio futuro. E ancora la visita ai caravanserragli; la traversata del deserto da cui spuntano poi vivacissime cittadine; le meravigliose “Torri del Vento” di Yazd, citate anche ne “Il Milione” di Marco Polo, che costituiscono un alto esempio di ingegneria e che sono degli autentici condizionatori d’aria ante litteram, sfruttando i giochi del vento.
Ma l’Iran è anche e soprattutto storia.
Certo a scuola, studiando lo scontro tra Greci e Persiani, abbiamo, generalmente,  tifato per i primi; ma quando i Greci cominciavano a costruire la loro civiltà , quella persiana era già una splendida realtà.
Entrare a Persepoli, la capitale dell’impero voluta da Dario, attraverso la “Porta delle Nazioni” da cui accedevano le delegazioni straniere in visita al grande re procura una forte emozione; così come salire i gradini del palazzo reale, delimitati da fiancate istoriate con le Satrapie che facevano visita al sovrano portando doni.
E così è stato per la visita alla necropoli con le grandi tombe reali e a Pasargate dove si conserva, pressocchè intatta, la tomba di Ciro il Grande.
Un viaggio, ogni viaggio, se compiuto con lo spirito del viaggiatore, procura emozioni che arricchiscono e che compensano i disagi che comunque un viaggio del genere comporta.
Del resto che ne sarebbe di una civiltà se non ci fosse il viaggio? Per noi il “nostos” è alla base della nostra cultura e lo spirito di Ulisse pervade sempre il viaggiatore spinto dal desiderio di conoscere.
Anche perché la conoscenza di altri popoli arricchisce i rapporti e contribuisce ad abbattere steccati e pregiudizi.
Forse è un modo concreto per costruire la pace, meglio di mille conferenze sul tema in cui si finisce per fare accademia senza conoscere davvero un popolo e senza tener conto delle s
ue reali aspirazioni.
                                                                                                
                                                                                                                      ENZO STORELLI

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