venerdì 30 novembre 2007

Francesanesimo e sufismo

San Francesco e Jalâl âlDîn Rûmî, ossia: Francescanesino e Sufismo, una meravigliosa parentela spirituale.

Una premessa. Dice Dio nel Corano: Né i cieli né la terra Mi contengono, ma Mi contiene il cuore del Mio fedele. Il cuore, non la mente; poiché infatti possiamo capire Dio con i sentimenti che simbolizziamo con il termine “cuore”; mai con il ragionamento, la ricerca scientifica, la speculazione razionale. Mistico è colui che aspira ad infrangere i limiti terreni della sua carne, per giungere a capire sempre più Dio, per sentirlo nella Sua realtà ineffabile e incommensurabile, anche se, in effetti, secondo il Corano (50ª16), Dio è vicino a ciascuno di noi più della sua stessa vena giugulare. Se facciamo cadere una goccia d’acqua in una coppa d’essenza di rose, questa goccia prende il colore e il profumo dell’essenza di rose. Così è l’anima perduta in Dio, annientata nella Sua infinitezza, con la fruizione piena della divinità senza più limiti terreni, nel più alto grado dell’esperienza religiosa. Tutte le religioni hanno il loro lato mistico. Due tuttavia si differenziano dalle altre per due punti essenziali: 1) la necessità della Grazia divina, ossia la necessità che sia Dio a chiamare il Suo fedele; 2) la nozione precisa che questa chiamata non annulla né la trascendenza assoluta di Dio né l’individualità spirituale dell’anima che purtuttavia da Dio deriva ed è come goccia dell’oceano senza fine che è Dio. Queste due religioni sono la cristiana e la musulmana.

È ad ogni modo indubbio che agli occhi di un ricercatore storico delle vie mistiche balzano evidenti le analogie che le profondità del pensiero mistico sia cristiano sia musulmano propongono ad ogni piè sospinto. Si potrebbe facilmente tracciare tutta un’antologia di passi paralleli. Il poco tempo a disposizione in una chiacchierata come questa non lo permette, ma l’approfondimento del misticismo islamico è oramai possibile, grazie alla moltitudine di testi musulmani tradotti oggi nelle lingue occidentali, italiano compreso. Così possiamo avvicinare i testi di Rabica, la più grande mistica musulmana, a quelli di santa Teresa d’Avila; i testi di alFarabi (?-950), trattatista di musica e filosofo mistico, a quelli di san Tomaso d'Aquino che appunto ad âlFarabi si ispirò. D’altronde è di norma paragonare san Tomaso d’Aquino –per la qualità del pensiero teologico- ad Averroè, o ad âlGhazzali, o a Îbn alcArabi, i tre più eminenti teologi e Maestri sufi dell’Îslâm. Della mistica cristiana troviamo i primi spunti in Clemente Alessandrino e in Agostino, spunti che vennero sistematizzati dallo Pseudo Dionigi l’Areopagita in un Corpus Dionysiacum che, tradotto da Scoto Eriugena nel IX° secolo, ispirò a Bernardo di Chiaravalle un misticismo affettivo cristocentrico, e ad Ugo e a Riccardo di San Vittore un misticismo profondamente psicologico. Da qui derivò il misticismo candido di Francesco, quello colto di Bonaventura, quello apocalittico di Gioacchino da Fiore. Citerò in particolare, a mo’ di esempio, due mistici di grande statura: san Francesco, frate, grande mistico della cristianità, e Jalâl âlDîn Rûmî, sufi, grande mistico dell’Îslâm, entrambi molto vicini a Dio, e pertanto molto vicini fra loro. Essi hanno numerosi punti di contatto sia per ciò che riguarda la loro vita terrena, sia per ciò che riguarda la loro visione del divino.

Entrambi poeti, entrambi fondatori di una loro Confraternita monastica fra le maggiori, san Francesco nel Cristianesimo e Rumi nell’Îslâm. Entrambi vissero nel XIII secolo. Osserviamo allora che questo XIII° secolo fu un periodo fertile di inizi, formazioni e delineazioni sia per il mondo Occidentale che per quello orientale. Varie figure di prua del mondo cattolico e del mondo islamico, ad esempio, si trovarano in parallelo nel corso di questo secolo. Dante è all’inizio della poesia in lingua italiana e Yunus Emre di quella in lingua turca; inoltre nel mondo islamico e in quello cattolico medici, architetti, filosofi in un parallelismo esemplare, come il Vesalio e Îbn Nafis (1203-1288) le cui anatomie vennero in seguito copiate anche da Leonardo da Vinci. Possiamo quindi dire che precipuamente omologo di san Francesco fu Jalal alDin Rumì. Anzi: nel 1216 Rûmî fu a Damietta, in visita dal sultano Malik âlKamil, ripartendo subito per la Turchia; e san Francesco fu a Damietta nel 1219. Nel 1216 Rûmî parlò a Damasco con il grande mistico e teologo musulmano Îbn âl`Arabî; e con Îbn âl`Arabî san Francesco si intrattenne a Damietta nel 1219, quando si recò alla corte del sultano, ove incontrò vari sufi, conversando a lungo con loro. Ma non fu questo un primo incontro: già nella primavera del 1214 san Francesco aveva conosciuto dei sufi nella Spagna musulmana e in Marocco. San Francesco si formò in gioventù a contatto diretto con trovadori francesi a loro volta educati dai trovatori musulmani in particolare andalusi Sappiamo che san Francesco parlava correntemente il provenzale. Per ciò che riguarda l’ambiente del tempo in cui san Francesco visse, non vanno dimenticati l’imperatore Federico II°, detto per antonomasia «il più musulmano dei re cattolici, il più cattolico dei re musulmani», e il grande Dante Alighieri. La poesia italiana si formò alla Corte di Federco II° per il contatto intenso con i poeti musulmani, di cui il maggiore, nella Sicilia stessa, fu Îbn Hamdîs (1055-1132). Dante Alighieri trasse ispirazione strutturale e figurale per la sua Divina Commedia dal testo musulmano Il viaggio notturno del Profeta Maometto (studio completo del reverendo Miguel Asin Palacios, 1919). Del pari si ispirarono alla poesia musulmana i troubadours provenzali, i poeti spagnoli alla corte di Alfonso el Sabio, e i compagni di Dante detti "I seguaci d'Amore", come possiamo leggere anche nel denso studio di Luigi Valli (Dante e i seguaci d’amore. Roma 1928).Ben noti sono a voi i frati e le suore; forse un po’ meno quelli che si sogliono considerare i frati e suore dell’Islam, i sufi appunto. Qualche notizia allora sui sufi, i mistici dell’Islam.

Secondo Si Hamza Boubakeur (che fu rettore dell'Università islamica di Parigi, rettore della Moschea di Parigi, discendente diretto del primo "califfo ben diretto" Âbû Bakr, nonché mio compianto e venerato maestro) «il Sufismo in se stesso non è né una Scuola teologico-giuridica, né uno scisma, né una setta, anche se si pone di sopra da ogni obbedienza. È innanzi tutto un metodo islamico di perfezionamento interiore, d'equilibrio, una fonte di fervore profondamente vissuto e gradualmente ascendente. Lungi dall'essere una innovazione o una via divergente parallela alle pratiche canoniche, è anzitutto una marcia risoluta d'una categoria di anime privilegiate, prese, assetate di Dio mosse dalla scossa della Sua grazia per vivere solo per Lui e grazie a Lui nel quadro della Sua legge meditata, interiorizzata, sperimentata». (fine citazione). I Sufi si dividono in Confraternite, a un dipresso, appunto, come le Confraternite dei frati e delle suore nel mondo cristiano, con la sola differenza che i sufi e le sufi si sposano e vivono nel mondo, o, come essi dicono:. «Nel mondo, ma non del mondo, nulla possedendo e da nulla essendo posseduti.» Le Confraternite dei Sufi si sono sgranate lungo il corso dei secoli, e in tutta la storia della cultura islamica, se si cita un grande scienziato, un grande poeta, un grande musicista, o architetto, o pittore, si cita quasi sicuramente un maestro sufi. Punta di diamante dell'Îslâm, dal momento che l'Îslâm non si presenta come un blocco monolitico ma ha varie coloriture, varie sfaccettature e varie istanze a seconda dei luoghi geografici e delle diversificazioni storico-sociali, anche il Sufismo ha vari aspetti, e sette sono le sue grandi Confraternite maggiori. Possiamo dire che la vera origine del Sufismo è situabile nell'Asia turco-iraniana; per ragioni storiche esso ha via via riassunto e inglobato – fra il X° e il XII° secolo, insegnamenti esoterici buddhisti, indù, classico-egizi e cristiani pur scaturendo da una matrice sciamanica non mai sopita; mentre in certe zone dell'Arabia e del Nordafrica - soprattutto nei due ultimi secoli - è andato poi anche degenerando in aspetti folcloristico-popolari. Inoltre, forse sulla scia del New Age, sono comparse in Occidente anche false confraternite sufi che nulla hanno a che vedere con il verbo autentico del Sufismo, anche se del Suismo scimmiottano stupidamente alcuni aspetti esteriori. Per essere sufi occorre comunque essere musulmani, ed essere accolti e iniziati in una contraternita tradizionale e autentica. Base imprescindibile del Sufismo è il Corano, correttamente letto, meditato, interpretato, come diceva appunto Si Hamza Boubakeur; e attenendosi strettamente al Verbo del Corano i veri Sufi seguono questi principi base: rispetto per le persone; rispetto per tutte le religioni; amore per la pace; comportamento corretto sulla base dell'etica. Su questa base il Sufismo si ricollega a tutte le altre grande tradizioni mistiche anche per il suo rito precipuo, il dhikr, di cui è noto in Europa quello precipuo dei Mevlevi il Semà. I Mevlevi sono noti con il termine di dervisci roteanti. Va tenuto presente che i termini “dervisci”, “sufi” e “faqîr” sono sinonimi; la differenza fra questi termini è una questione di diversità di lingue). Con il dhikr i sufi possono giungere a stati estatici, percepire la realtà divina, acquisire consapevolezze non altrimenti raggiungibili; e all’atto pratico possono anche infondere serenità, pace e benessere tramite alcuni aspetti precipui di quelle conoscenze sciamaniche che il Sufismo condivide con il Buddhismo e con certo hinduismo. Non è da tralasciare una conoscenza specifica del Sufismo, la Musicoterapia, dovuta anche al fatto che i più grandi Medici dell’Îslâm, il turco Avicenna ad esempio, erano sufi. La Musicoterapia dei Sufi è utile per la guarigione di malattie fisiche e di devianze psichiche, e anche per infondere nei cuori un senso di pace. Fârisî (891 c.-980) disse: «Le condizioni fondamentali del Sufismo sono dieci.» Riassumendo, esse sono: Credere nell’unicità di Dio, imparare, frequentare i confratelli, pregare, viaggiare, aver pazienza, fare voto di povertà, essere umili, pentirsi degli errori commessi, rinunciare.» Questi furono i valori dei sufi nei primi secoli della loro storia.

E i Sufi predicano in modo particolare la Pace. Oggi tutti invocano la pace, ma secondo i concetti di Seyyd Hossein Nasr, sufi e grande filosofo iraniano contemporaneo, «La Pace non è mai raggiunta proprio perché dal punto di vista metafisico è assurdo aspettarsi che una cultura consumistica ed egoistica, dimentica di Dio e dei valori dello spirito, possa darsi la pace. La pace fra gli esseri umani è il risultato della pace con se stessi, con Dio, con la natura, secondo una componente etica che abbia superato false morali, preconcetti, interessi unilaterali e presuntuose ignoranze. Essa è il risultato dell’equilibrio e dell’armonia che si possono realizzare soltanto aderendo agli ideali precipui delle correnti mistiche. In questo contesto è quindi di vitale importanza la pace fra le religioni. Così i Sufi dicono che l'Ebraismo è la religione della SPERANZA, il Cristianesimo è la religione dell'AMORE, l'Islâm è la religione della FEDE. Ed ecco: questo è il terzo polo, equilibrio delle vicende umane in tutta la loro estensione: la Fede, la Speranza e l'Amore, origini della mistica, della spiritualità, dei valori sublimati che ci conducono alla comprensione di Dio, nostro Signore unico ed assoluto, il Creatore di tutto. La comprensione dei "valori dell'altro", il giusto equilibrio fra rispetto e reciproca conoscenza, sono i valori eminenti che possono restituire al mondo, dopo due millenni di incomprensioni e di lotte fratricide, la serenità interiore e la pace universale cui tutti gli "uomini di buona volontà" spirano. Questa, in definitiva, è la Via del Sufismo, una delle tante vie per adorare Dio nella sua più pura essenza. Rabicah âlcAdawiyya (?-801), una grande mistica sufi dell’VIII° secolo, scrisse di Dio: «Mio Dio: se ti adoro per paura dell’inferno bruciami nell’inferno; se Ti adoro nella speranza del Paradiso, escludimi dal Paradiso; ma se Ti adoro unicamente per Te stesso, non mi privare della Tua bellezza eterna.» Ne sentiamo ancora gli echi nei primi quattro versi di un sonetto attribuito a santa Teresa d’Avila (1515-1582): «No me muove, mi Dios, para quererte, el Cielo que me tienes prometido, ni me muove el infierno tan temido para dejar por eso de ofenderte.» (Ciò che mi spinge ad amarTi non è il cielo che mi pormetti e non è l’inferno temuto da farmi trattenere a causa sua dall’offenderTi). Disse il nostro Profeta, Muhammad (sws): «Vi sono tante vie verso Dio quante sono le stelle in cielo, ma la via che permane, quella più sicura, è una sola: la Via della povertà.» (Riportato da cAbd âlWahhâb Shacrânî, egiziano, 1493-1565). E puntualmente Dante Alighieri, quando cita san Francesco nel Paradiso (Canto undicesimo), dice appunto che vede in Paradiso san Francesco in compagnia di Sorella Povertà.

Dalla "Leggenda Maggiore" di San Bonaventura da Bagnoregio (FF 1063-1064). «Quando giunse presso la curia romana, venne condotto alla presenza del sommo Pontefice. Il Vicario di Cristo [...] cacciò via con sdegno, come un importuno, il servo di Cristo. Questi umilmente se ne uscì. Ma la notte successiva il Pontefice ebbe da Dio una rivelazione. Vedeva ai suoi piedi una palma, che cresceva a poco a poco fino a diventare un albero bellissimo. Mentre il Vicario di Cristo si chiedeva, meravigliato, che cosa volesse indicare tale visione, la luce divina gli impresse nella mente l'idea che la palma rappresentava quel povero, che egli il giorno prima aveva scacciato. «Il mattino dopo il Papa fece ricercare dai suoi servi quel povero per la città. Lo trovarono nell'ospedale di Sant'Antonio, presso il Laterano, e per comodo del Papa lo portarono in fretta al suo cospetto [...] e questi raccontò al Pontefice, come Dio gliel'aveva suggerita, la parabola di un ricco re che con gran gioia aveva sposato una donna bella e povera e ne aveva avuto dei figli che avevano la stessa fisionomia del re, loro padre e che, perciò, vennero allevati alla mensa stessa del re. «Diede, poi, l'interpretazione della parabola, giungendo a questa conclusione: “Non c'è da temere che muoiano di fame i figli ed eredi dell'eterno Re; poiché essi, a somiglianza di Cristo, sono nati da una madre povera, per virtù dello Spirito Santo e sono stati generati per virtù dello spirito di povertà, in una religione poverella. Se, infatti, il Re del cielo promette ai suoi imitatori il Regno eterno, quanto più provvederà per loro quelle cose che elargisce senza distinzione ai buoni e ai cattivi”!» Il Papa approvò quindi la Regola, fece fare a tutti i frati che erano venuti con il servo di Dio delle piccole chieriche, e conferì loro il mandato di predicare liberamente la penitenza e la parola di Dio. Una coincidenza: la novella che il santo raccontò al Papa la si trova anche in Farîd âlDîn Âttâr (1140 c.1220 c.) autore dell’Elahi-nameh, e poi in una variante nel Mathnawî di Jalâl âlDîn Rûmî. Con questo non intendo per nulla affermare che Francesco e Rûmî abbiano copiato da Âttâr; puntualizzo il fatto che a livello spirituale vi sono parallelismi e comunità di intenti in tutto simili, poiché il Misticismo e la fede in Dio sono un sentito unico, da qualsiasi punto di vista religioso li si avvicini. Il sogno del papa (una palma) è un simbolo anche per i sufi: poiché in arabo Tariqat significa sia palma, sia Via mistica.

San Francesco istituì per la sua Confraternita, detta dei “Frati Minori”, tre ordini di frati. Così è anche nelle Confraternite sufi; e nell’un Ordine e negli altri vi vengono accostati i Grandi Fratelli, quelli ad esempio di Najim Kubrâ (?-1220). I sufi sono religiosi musulmani ma, come nel cristianesimo abbiamo preti e frati, così nell’Îslâm i sufi sono frati e non preti. Francesco rifiutò d’essere ordinato prete, e si accostò maggiormente all’ordinamento laico democratico più che a quello ecclesiastico. Così è anche dei sufi, il cui motto precipuo che ripeto di nuovo qui, dice,: «NEL mondo, ma non DEL mondo, nulla possedendo e da nulla essendo posseduti.» E ancora: al pari di san Francesco, è scritto nelle agiografie che riguadano il il sopraccitato Najmuddin Kubra, che anche lui predicava agli animali, agli uccelli e al lupo. Veniamo ora all’incontro del santo con il sultano dell’Îslâm. Da: I Fioretti del glorioso messer santo Francesco e d’alquanti suoi santi compagni. Capitolo XIV°. «Il Soldano l’udiva volentieri e pregollo che spesse volte tornasse a lui, concedendo liberamente a lui e a’ compagni ch’egli potessono predicare dovunque piacesse loro. E diede loro un segnale, per lo quale egli non potessono essere offesi da persona. Avuta dunque questa licenza così libera, santo Francesco mandò questi suoi eletti compagni a due a due, in diverse parti di Saracini a predicare la fede di Cristo; ed egli con uno di loro elesse una contrada.» Il saio è il mantello di lana con cappuccio precipuo dei sufi. È di lana, termine che in arabo è: suf, da cui Sufismo. Il saio francescano è quello stesso dei sufi in Terra Santa, in Marocco e nella Spagna; ed è quello che san Francesco vide alla corte del sultano. In Kalâbâdhî, grande maestro sufi del X° secolo (913 c.-995), leggiamo:« Povertà e pazienza sono il saio sotto il quale alberga un cuore che vede solo in Dio i giorni di festa e di serenità» Veniamo ora ad un oggetto di devozione che tutti voi conoscete: il Rosario. Dice il Corano: Dio ha i Nomi più belli (7ª180; 17ª110; 20ª8; 59ª24). Secondo la teologia musulmana i Nomi di Dio – rappresentazione vocalizzata dei Suoi attributi – sono quattromila. Mille di questi sono conosciuti solo da Dio; mille da Dio e dagli angeli; mille da Dio, dagli angeli e dai profeti; mille da Dio, dagli angeli, dai profeti e dai credenti. Di questi ultimi mille, trecento sono menzionati nel Pentateuco, trecento nei Salmi, trecento nei Vangeli e cento nel Corano. Di questi cento, novantanove sono noti ai fedeli comuni, mentre uno è nascosto, segreto e accessibile solo ai mistici più illuminati. Il Profeta stesso disse: «Vi sono novantanove Nomi che appartengono solo a Dio. Colui che li impara, che li capisce e che li enumera entra in Paradiso e raggiunge la salvezza eterna». E il mistico Tosun Bayrak, khalyfa della Jarrahiyya-Khalwatiyya negli Stati Uniti d’America scrisse: «I bei Nomi di Dio sono la prova dell’esistenza e dell’unicità di Dio. O voi che siete arsi e turbati per il peso della sofferenza del mondo materiale, possa Dio far sì che i Suoi bei Nomi siano un balsamo lenitivo per i vostri cuori feriti. Imparate, capite e recitate i bei Nomi di Dio. Cercate le tracce di questi attributi di Dio nei cieli, sulla terra e in ciò che vi è di bello in voi stessi. Così troverete beneficio, a seconda della grandezza della vostra sincerità. Col permesso di Dio, chi dubita troverà sicurezza, l’ignorante troverà conoscenza, chi nega affermerà. L’avaro diventerà generoso, i tiranni chineranno il capo, il fuoco nel cuore degli invidiosi si spegnerà.» In effetti capire «l’essenza» di questi attributi acquieta l’animo, infonde fiducia e arricchisce spiritualmente. Ecco perché, sul piano strettamente pratico, è consuetudine musulmana ripetere i Nomi facendo scorrere tra le dita un rosario composto di novantanove grani (o di trentatré fatti scorrere tre volte). Questo rosario si chiama subha in arabo e tashbî (o anche komboloy) in turco. È ben noto che esso deriva attendibilmente da quello buddista, di centootto grani, in uso nell’Asia centrale e orientale fin dal IV° secolo, così come è noto che dalle organizzazioni monacali buddhiste derivano quelle sufi. A sua volta il rosario musulmano introdotto nell’Îslâm dai Sufi, fu adottato da san Francesco al suo ritorno dalla Terra Santa, dando origine al rosario cattolico diffuso dai francescani appunto e in seguito definito nella forma attuale da san Domenico.

Ancora dai Fioretti (Capitolo XI°) leggiamo: «Andando un dì santo Francesco per cammino con frate Masseo, il detto frate Masseo andava un poco innanzi: e giungendo a un trebbio [trivio] di via, per lo quale si poteva andare a Firenze, a Siena e ad Arezzo, disse frate Masseo: Padre, per quale via dobbiamo noi andare? Rispuose santo Francesco: Per quella che Dio vorrà. Disse frate Masseo: E come potremo noi sapere la volontà di Dio? Rispuose santo Francesco: Al segnale che io ti mostrerò; onde io ti comando, per merito della santa obedienza, che in questo trebbio, nel luogo ove tu tieni i piedi, tu ti aggiri intorno intorno [...]. Allora frate Masseo incominciò a volgersi in giro; e tanto si volse [...] Alla perfine, quando egli si volgea bene forte, disse santo Francesco: Sta’ fermo e non ti muovere; ed egli istette e santo Francesco il domandò: Verso qual parte tieni la faccia? Rispuose frate Masseo: Inverso Siena. Disse santo Francesco: Quella è la via per la quale vuole Dio che noi andiamo.» Voi sapete bene chi è san Francesco. Forse qualcuno di voi avrà però sentito parlare anche dei sufi Mevlevi, i cosiddetti “Dervisci roteanti”, la Confraternita fondata a Konya da Jalâl âlDîn Rûmî. A quelli di voi che conoscono i Mevlevi non può essere sfuggita la simiglianza fra il roteare di frate Masseo e il roteare dei sufi Mevlevi nella loro cerimonia specifica, il Semà, simile al rito che san Francesco poté vedere di persona alla corte del Sultano. Le prime forme di samâc apparvero presso i Sufi di Baghdâd a metà del IX° secolo, sviluppandosi poi soprattutto fra i turchi del Khurâsân, a volte perfino in forme non differenti dal dhikr usuale. Completarono il rito sul finire del XIII° secolo i Mevlevi di Rûmî. Nel suo insieme, tutto il Samâc (in turco: Semâ) ha plurime valenze. Anzitutto: i Mevlevi danzano a Konya un Semâ completo la seconda settimana di dicembre per celebrare la morte di Jalâl âlDîn Rûmî . Questa danza, altamente emblematica, altamente spirituale, è l’espressione stessa della realtà divina e della realtà fenomenica, in un mondo in cui tutto, per sussistere, deve ruotare come gli atomi, come i pianeti, come il pensiero. Beninteso: questa cerimonia non intende simbolizzare né la rotazione degli atomi né quella dei pianeti (come a volte qualcuno ha commentato): è un errore interpretarla così. Come qualsiasi tipo di dhikr agito dalle varie Confraternite Sufi, il Semâ è un rito in grado di indurre uno stato estatico. Esso porta all’ascesa spirituale - viaggio mistico dall’essere a Dio - in cui l’essere si dissolve ritornando poi sulla terra.

E veniamo ora al Cantico delle Creature, o di Frate Sole. (Lettura): Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. A te solo, Altissimo, se Konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi Signore, cum tucte le tue creature spetialmente messer lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna et le stelle: in cielu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi Signore, per frate vento, et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato so’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale enallumini la nocte: et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribuatione. Beati quelli ke ‘sosterranno in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morranno ne la peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne la tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore et rengratiate et serviateli cum grande humilitate.

Âbu âlFath âlWâsiti, egiziano (?-1184), i cui discepoli erano alla corte del Sultano quando vi fu san Francesco, scrisse un testo: La lode a Dio secondo le parole del Corano, che ora vi leggo. Sono tutte citazioni tratte dal Corano, e quindi già presenti in Europa, dove il Corano fu tradotto per la prima volta, in latino, nel 1143, da Roberto di Ketton (Robertus Ketenensis) per incarico di Pietro il Venerabile, abbate di Cluny (manoscritto a Parigi, Biblioteca dell’Arsenale). Si tratta quindi di un “centone coranico”, e per chiarire bene il termine leggo un passo del Vocabolario Treccani della lingua italiana, al lemma Centone: «componimento, tipico della tarda letteratura greca e latina, formato dalla giustapposizione di parole, fresi, emistichi o versi di qualche famoso autore.» Ecco perché lo chiamiamo un “centone coranico”. Ed ecco il testo della Lode di Wâsiti: «Nel Nome di Dio, Misericordioso, Misericorde. Lode a Dio signore dei Mondi (1ª1) «Certo, il vostro Signore è Dio, che ha creato i cieli e la terra in sei periodi, e poi si è posto sul Trono. Egli copre il giorno con la notte, ininterrottamente. E il sole, la luna, le stelle sono sottomessi al Suo comando. La Creazione e il comando appartengono solo a Lui. Sia lode a Dio, il Signore dei mondi. Invocate il Signore con umiltà e raccoglimento (7ª54-55) «Non avete visto come Dio ha creato i sette cieli sovrapposti? Egli ha posto la luna come una luce; Egli ha posto il sole come una fiaccola. Dio vi ha fatti crescere dalla Terra come le piante, poi vi ci rimanderà e poi vi farà uscire con una uscita. Dio ha posto per voi la Terra come un tappeto, affinché camminiate attraverso i suoi valichi"» (71ª15-20). «Egli, il Fenditore dell’alba, ha fatto della notte un riposo; il sole e la luna per computare. Egli vi ha assegnato le stelle affinché grazie ad esse vi guidiate nelle tenebre della terra e del mare. Certo noi esponiamo prove per coloro che sanno. Egli vi ha creato a partire da un'anima unica, ricettacolo e deposito. Egli fa scendere dal cielo l’acqua. Poi con essa vien fatta germogliare ogni pianta dalla quale vien fatta uscire una verzura, e da questa i semi sovrapposti gli uni agli altri; e la palma, dalla cui spata regimi di datteri vicini. Ed anche i vigneti, l’ulivo e il melograno, simili o differenti gli uni dagli altri. Guardate i loro frutti quando si producono e quando maturano. Ecco dei segni per coloro che hanno fede (6ª96-99) «Gloria a Dio che fa scendere dal cielo un'acqua pura, preziosa, ed umile per far rivivere con essa una contrada morta e dar da bere ai molti animali e agli esseri umani che ha creato (25ª48). «Chi farà rivivere le ossa quando esse saranno imputridite?» Di': «Le farà rivivere Colui che le ha create la prima volta, poiché Egli è abile in ogni creazione; Egli vi ha fatto scaturire il fuoco dall'albero verde, ed ecco che voi accendete con esso. Forse che Colui che ha creato i cieli e la Terra non sarà capace di creare altri come loro? Sì, poiché Egli è il Creatore [âlKhâliqu], il Sapiente (6ª78-81) Avete riflettuto sul fuoco che fate scaturire? Siete voi che fate crescere il suo legno, o siamo Noi che facciamo ciò? Ne abbiamo fatto un Richiamo e una cosa utile per i viaggiatori del deserto. Glorifica dunque il Nome del tuo Signore, l'Immenso (56ª71-74). «Ovunque voi siate, la morte vi raggiungerà, foste anche in torri impenetrabili (4ª78). «Certo, la morte che voi fuggite vi raggiungerà. Sarete poi ricondotti davanti a Colui che conosce il visibile e l'invisibile. Egli vi informerà di ciò che facevate.» (63ª8) 57 Ogni anima gusterà la morte, poi verrete ricondotti a Noi. Quanto a quelli che credono e compiono opera buona, faremo abitare loro, nel Paradiso, località elevate, sotto le quali scorrono ruscelli, e nelle quali rimarranno in eterno. Eccellente sarà la mercede di coloro che agiscono perseverando pazientemente e che confidano nel loro Signore (29ª57-59). «Ciò che è nei cieli e sulla Terra celebra le Sue lodi. Egli è l'Onnipotente ,il Saggio (59ª24). Lodate dunque Dio la sera e la mattina e anche la notte e a mezzogiorno. A Lui la lode nei cieli e sulla terra (30ª17-18). «Amîn.»

Con questo non affermo che vi sia una derivazione diretta del Cantico di san Francesco dal Centone di Wâsiti; parlo – e torno a ripeterlo - di una comunità di sentimenti che avvince e lega ogni mistico, a qualsiasi religione appartenga. Un cerchio: sul suo perimetro si dispongono l’una dopo l’altra, come segmenti, le religioni, mentre il centro del cerchio simbolizza Dio. Da queste religioni partono, e tendono al centro del cerchio, come altrettanti raggi, i mistici. Più si avvicinano a Dio e più avvicinano fra loro...E per concludere. In linea di massima tutti i procedimenti religiosi per raggiungere lo stato estatico si possono suddividere in due tipologie precipue: o una contemplazione passiva, silenziosa, tendente a liberare la mente da ogni pensiero consapevole (ed è per solito individuale); o una tecnica attiva di invocazione secondo la ripetizione di formule mantriche (col suono ritmico di strumenti musicali o anche senza), e ciò ha luogo per solito nell’ambito della collettività. Vi è inoltre una necessità comune per tutte le Vie mistiche, a qualsiasi religione appartengano, e che determina forme diverse di istruzione, anche notevoli: la necessità di un Maestro. Un esperto, cioè, che abbia già percorso il cammino e che sappia quindi guidare convenientemente, sappia preservare dagli errori, dalla tendenza a fuggire per la tangente a causa del pericolo sempre in agguato, e perfino – per una forma paranoica - dai conseguimenti effettivamnti raggiunti (nel Corano, 7ª16-17, Satana dice a Dio: «Io li insidierò lungo la Tua retta Via, poi li assalirò davanti, dietro, da destra e da sinistra»),. Un Maestro del tutto disinteressato, amorevole, paternamente sollecito, ma soprattutto consapevolmente o anche solo intuitivamente esperto della psiche e delle sue devianze. Ciò ha determinato una lunga serie di convenzioni, di scuole e di conseguimenti, e tutte le religioni ne hanno generati. Inoltre tutte le correnti hanno tratti in comune e conseguimenti omologhi. Ma perché questa eterna presenza di una ricerca mistica? Ha ancora valore in un mondo, quello d’oggi, che sembra così tanto mutato davanti alla necessità di una fede? In risposta a queste domande, e come conclusione di questa ricerca, lascio di nuovo la parola al già citato Seyyed Hossein Nasr, che ha scritto: «La ricerca mistica è perenne perché si trova nella natura delle cose, e la società umana è sana nella misura in cui tale ricerca è stata riconosciuta quale elemento basilare nella vita della comunità. Quando una collettività, o una società, non riconosce più questo profondo anelito e quando è sempre più limitato il numero di coloro che seguono la vocazione alla via mistica, la collettività stessa crolla per il peso della sua struttura o viene distrutta da malattie psichiche che essa non è in grado di curare per il semplice fatto di aver negato ai suoi membri l’unico cibo spirituale che può saziarne l’anima. Alcuni uomini continueranno ancora a cercare e a seguire la via mistica, ma la società alla quale appartengono non sarà più capace di trarre totale beneficio dalla presenza illuminante di coloro che, appunto per il fatto di ricercare quanto è sovrumano, permettono ai loro simili di rimanere al livello umano, e provvedono la società stessa degli unici veri criteri di valutazione della sua importanza e del suo valore. «Se anche nei periodi più cupi di eclisse dello spirito vi sono sempre uomini dotati di una natura spirituale e contemplativa, ciò accade precisamente perché l’economia della collettività umana ha bisogno della loro esistenza. Una società totalmente priva di uomini contemplativi cesserebbe semplicemente di esistere [...]. La ricerca dell’infinito è l’unica che conferisca significato al mondo finito, nel quale l’uomo si trova ad essere. L’impronta di quella perfezione che l’uomo porta entro di sé gli rende qualunque esistenza finita sopportabile, ma soltanto a condizione che possa condurlo all’infinito e all’assoluto. Di qui la perennità della ricerca mistica e lo sforzo che gli uomini di tutti i tempi hanno fatto per poter vedere oltre il finito, in quanto l’infinita realtà determina e abbraccia tutte le cose.» Questa è la Via, questa è la via di san Francesco, di Rûmî, di tutti gli uomini di buona volontà che tendono alla pace nel loro cuore e al bene di tutta l’umanità. Questo è ciò che auguro a voi tutti, a tutti noi, di poter essere. Grazie.

Gabriele Mandel khân, Vicario generale per l’Italia della Confraternita sufi Jerrahi-Halveti

Il genio del Lago

Il genio del lago dal Mahabharata (traduzione dall’inglese massimo taddei)

I cinque fratelli Pandava stavano nella foresta di Dwaitavana per la parte finale del loro esilio. Rimaneva solo un piccolo periodo di tempo prima di doversi travestire e nascondersi per il tredicesimo ed ultimo anno della pena che avevano accettato a seguito della sconfitta nella truccata partita a dadi organizzatagli con intento vizioso dai cugini Kaurava. Si domandavano fra se e se dove dovessero trascorrere la parte finale. Un giorno mentre se ne stavano seduti discutendo in compagnia di rishi ( saggi vedici), un bramino, in palese stato di angoscia si presentò davanti a Yudisthira ( il fratello maggiore, il re, concepito dalla madre Kunti con il dio della giustizia cosmica Dharmaraja quindi il figlio del dio della morte e della giustizia). Il bramino spiegò che un cervo aveva preso possesso dei bastoncini di incenso che egli usava accendere durante i riti religiosi e si era velocemente diretto entro la foresta. “ Gli incensi, insieme al cucchiaio rituale ed altri parafernalia erano tutti legati in una unica matassa. In qualche modo il cervo li ha infilati nelle sue corna . “O eroe io devo averli indietro visto che i miei sacrifici, se potessimo, dovrebbero non essere bloccati.” Yudisthira rassicurò il bramino e si alzò immediatamente in piedi insieme ai suoi quattro fratelli , Bhima, Arjuna , Nakula e Sahadeva. Prendendo i loro archi se ne andarono in cerca del cervo. Benché gli lanciassero molte frecce , comunque, non riuscirono a catturare l’animale. Sfilava velocemente via e svaniva nel folto . I fratelli diventarono stanchi e delusi e approcciato un grande albero baniano si sedettero alla sua ombra. Con cuore pesante Nakula disse a Yudisthira “ Nella nostra gente la virtù non è mai stata abbandonata e noi non siamo mai stati oziosi , né abbiamo mai rifiutato niente a nessuna creatura . Allora perché o re questa calamità ci sta affliggendo ?” - Yudisthira appoggiò il suo grosso arco sul terreno “Non c’è limite alle disgrazie in questo mondo caro fratello. Non possiamo sempre accertarne esattamente le cause perché è il grande dio Dharma che distribuisce i frutti sia delle virtù che dei peccati.” Bhima brontolò :” noi incontriamo questo disastro perché non ho prontamente ucciso Dusashana quando trascinò la nostra moglie Draupadi nella sala delle assemblee sottoponendola alla più penosa delle umiliazioni . Solo Krishna riuscì ad evitarle la peggiore di tutte.” “ Anch’io sono da incolpare per la presente situazione perché non compii vendetta quando Karna lanciò tali crudeli parole quel giorno.” Aggiunse Arjuna. “Anch’io disse Sahadeva, avrei dovuto uccidere Shakuni alla partita di dadi appena iniziò a ingannarti invece di lasciarlo andare avanti, o re . “Yudisthira si rivolse a Nakula : “ E’ certamente caldo in questa foresta , sali veloce , per favore su un albero alto e dai una occhiata in giro alla ricerca di un lago. I tuoi fratelli sono accaldati e assetati. Dopo essersi rinfrescati decideremo il da farsi. “ Nakula salì su un albero nelle vicinanze e scrutò intorno . “Sembra ci sia acqua non lontano vedo ciò che sembra essere un lago e sento anche il canto delle cicogne. Come Nakula scese giù dal tronco Yudisthira disse:” O affascinante fratello vai e raccogli acqua per noi tutti.” Nakula riempite con frecce un paio di faretre lasciò i suoi fratelli. Presto arrivò a un largo, chiaro lago coperto con loto e lillà. Inginocchiandosi giù sulla riva stava per iniziare a bere quando sentì una voce:” O ragazzo non bere quest’acqua. Questo lago è mio e nessuno può bere la sua acqua senza prima rispondere alle mie domande.” Nakula si guardò intorno. Non vedette nessuno, la sua sete era intensa . Non curandosi della voce usando la mano come una coppa bevve l’acqua. Non appena l’acqua sorpassò le labbra egli cadde morto. Dopo un lasso di tempo Yudisthira divenne nervoso , Nakula non era ritornato. Chiese al suo gemello Sahadeva di andare a cercarlo. Sahadeva seguì il tracciato di suo fratello e arrivò al lago. Vedendo Nakula giacente morto sulla sua riva fu preso da sgomento e tristezza. Lo toccò cercando segni di vita. Nakula sembrava immerso in un profondo assopimento. Non aveva perso la lucentezza del corpo ma non aveva pulsazioni e non respirava. Sahadeva rimase eretto , perplesso. Provato da una sete impossibile si recò al bordo dell’acqua per bere . Appena si pose in ginocchio udì la medesima voce dal cielo. “ Non bere l’acqua del mio lago. Prima di tutto dovresti rispondere alle mie domande e in seguito può essere che tu possa bere. “ Sahadeva era incapace di dare importanza a tali parole . La sua sete era oppressiva. Ingoiò un po’ di acqua fresca e come l’ altro fratello cadde morto. Vedendo che nessuno dei fratelli era tornato dopo circa una ora Yudisthira disse all’invincibile Arjuna di andare a dare una occhiata a cosa fosse accaduto. Con l’arco a portata di mano e la spada sguainata Arjuna procedette con cautela. Trovando i gemelli morti sul bordo del lago fu preso dal dolore. Corse da loro e vi si inginocchiò al loro fianco. Non c’erano segni di vita. Arjuna era stordito. Chi poteva averli uccisi ? Non c’era alcun segno di colluttazione. Arjuna guardandosi intorno vide solamente gli alberi muoversi nella brezza e gli uccelli acquatici sulla superficie del lago. Si appropinquò alla riva per sedare la sete e di nuovo la voce tuonò. “ O Parta non tentare con la forza di bere quest’acqua . E’ mia e tu puoi usufruirne solo dopo avere risposto le mie domande.” Arjuna urlò al cielo “ Vieni alla mia presenza e fermami . Tu non parlerai più in questo modo una volta spezzato dalle mie frecce .” E rilasciò immediatamente una innumerevole quantità di frecce che , arricchite della forza di mantra , erano capaci di colpire un obbiettivo invisibile. Arjuna riempì il cielo di frecce , dardi e giavellotti. La voce parlò di nuovo : “ I tuoi sforzi sono inutili, Arjuna. Rispondi alle mie domande o , se provi a bere l’acqua- morirai.”. Non tenendo conto di queste parole Arjuna al primo sorso di acqua cadde morto a fianco ai suoi fratelli. Quasi una altra ora era trascorsa: Yudisthira provava una crescente ansietà. Adesso si indirizzò a Bhima . “ O tormentatore dei nemici , tu sei rimasto seduto qui per un lungo tempo nell’attesa dei nostri fratelli . Penso che dovresti trovarli e riportarli indietro e io aspetterò qui. Bhima assentì e si alzò e corse veloce lungo il percorso verso il lago. Quando vide i tre fratelli giacenti a terra fu sbalordito. Sicuramente questo era il lavoro di un potente Rakshasa ( demoni incarnati in forme orribili con elevati poteri magici che Bhima aveva già facilmente sconfitto in grande quantità) . Sembra impossibile che un essere vivente possa avere abbattuto Arjuna e i gemelli. Bhima considerò che presto avrebbe dovuto affrontare un formidabile nemico. Era meglio bere un po’ di acqua per alleviare un po’ la fatica in preparazione della battaglia. Il Pandava ( in quanto i 5 fratelli erano figli di Pandu) corse giù verso l’acqua e di nuovo la voce celestiale risuonò come dal paradiso: O ragazzo non tentare di bere dal mio lago. Prima rispondi alle mie domande.” Bhima pensò che la voce provenisse da colui il quale avesse ucciso i fratelli : Dette una occhiata intorno molto arrabbiato. L’essere malefico si sarebbe pentito presto del suo vile atto. Non curandosi del suo volere Bhima infilò la faccia nell’acqua e bevve : Come gli altri fratelli cadde al suolo, morto. Solo, Yudisthira aspettava , ma quando non vide tornare Bhima, il più forte fra i fratelli, fu assalito da un brutto presagio. Pensava impossibile che Bhima e Arjuna potessero essere sopraffatti in battaglia . Dove erano finiti? Forse avevano trovato dei celestiali diletti sul lago e se li stavano godendo insieme. No , sicuramente non si sarebbero dimenticati dei loro doveri. Avendo ricevuto il suo ordine essi sapevano che Yudisthira era rimasto ad aspettarli. E in più i parafernalia del bramino non erano ancora stati recuperati. Qualcosa doveva essere successo per impedire loro di tornare. Apprensivamente Yudisthira si apprestò sul cammino per il lago nella foresta. Passando vicino ad alberi coperti di fiori blu e rossi Yudisthira si diresse verso il lago. Il gorgheggiare degli uccelli e il ronzio delle api risuonavano nei suoi orecchi mentre egli si muoveva veloce attraverso il bosco. In pochissimo tempo arrivò al lago che gli sembrò come essere un pezzo della dimora di Indra trasportato sulla terra. Coperto di fior di loto e circondato da una intensa quantità di alberi fioriti e fiori selvaggi. Sulla riva del delizioso lago comunque Yudisthira vide i suoi quattro fratelli sdraiati a terra , rassomiglianti a quattro Lokapalas ( gli otto principali dei che con i loro elefanti presiedono gli otto punti cardinali della bussola cosmica – bellissimi esseri celesti) caduti dal paradiso alla fine di una era. Yudisthira corse dai suoi fratelli e si gettò al suolo al loro fianco. Respirando affannosamente si strofinò via le lacrime. Si lamentò pesantemente e la sua voce echeggiò fra gli alti alberi intorno al lago: “ O Bhima dalle braccia potenti avevi giurato che avresti spezzato le gambe a Duryodhana in battaglia. Di quale valore è la tua promessa adesso ? O Arjuna in che modo mi stai mentendo oggi ? Le promesse degli uomini si dimostrano false ma come possono essere tali quelle degli dei ? Abbiamo udito tutti i celesti proclamare le tue glorie e dichiarare che avresti vinto e riavuto indietro il nostro regno perduto. – Nessuno sarà capace di vincerlo in battaglia- fu la profezia di Indra. Come può tutto ciò essere dimenticato? Sicuramente il mio cuore è fatto di pietra perché non va in pezzi alla vista di ciò che sto vedendo. All’osservare i suoi fratelli privi di vita Yudisthira era assediato da sofferenza. Pianse per un po’ , la sua mente palesemente confusa. Gradualmente si sforzò di riottenere il controllo su di e ponderare la situazione. Chi poteva avere abbattuto tali grandi guerrieri? Non c’erano segni di battaglia e i loro corpi non erano segnati e sembravano accasciati a terra in qualche forma di profondo sonno senza sogni. Yudisthira osservò attentamente il lago. Forse Duryodhana lo aveva fatto riempire con il veleno. Ma nessun veleno poteva uccidere Bhima, come quando i cugini lo avevano pesantemente avvelenato e poi gettato nello stagno . Bhima dormì otto giorni sott’acqua e poi tornò sorridente a casa affamato. Poteva essere che i Kaurava ( i cugini nemici) avessero cospirato con gli Asura ( i demoni - alla lettera i senza luce) per portare la morte ai Pandava. Ma , ancora, quale Asura poteva essere in grado di fronteggiare Arjuna , che da solo aveva sopraffatto i Nivatakavachas ??? Yudisthira guardava intorno . Non si vedevano tracce. Le frecce di Arjuna erano disseminate in qua e là ma non c’era sangue. Sarebbe stato impossibile che Arjuna non avesse almeno ferito il suo nemico. Egli non rilascia mai frecce inutilmente e per un giusto motivo . Arj significa diritto , corretto ,giusto ( in inglese arrow-freccia). Yudisthira cominciò a considerare che qualche potenza senza un corpo materiale potesse avere sopraffatto i fratelli. Li esaminò da vicino. Benché sembrassero morti non avevano perso il loro colore e le loro fattezze corporee erano per niente trasformate. Sicuramente le loro anime erano ancora presenti e abitavano i loro corpi benché i sintomi di vita fossero andati. Sembrava che la loro energia vitale fosse stata rimossa dal dio della morte in persona agendo dal loro interno. Convinto di questo , Yudisthira pensò che avrebbe scoperto la verità se avesse ispezionato il lago entrandovi dentro. Era a causa del lago che i suoi fratelli erano andati incontro alla morte. Yudisthira si infilò nell’acqua e , togliendosi l’armatura, si immerse. Immediatamente sentì la stessa voce che aveva parlato ai suoi fratelli i suoi presagi si rivelavano corretti. “ O ragazzo non prendere quest’acqua. Il lago appartiene a me e se vuoi bere devi prima rispondere le mie domande.” Yudisthira si guardò intorno - “ Chi sei tu??” urlò. “ Sono una gru che vive di muschi e pesci . I tuoi fratelli più giovani disobbedendo ai miei avvisi sono stati da me condotti sotto il controllo della morte. O Re se non rispondi alle mie domande sarai la quinta vittima.” Yudisthira si guardò intorno con stupore. Vide la gru sul ramo di un albero vicino al lago. “ Sei Siva o il migliore dei Vasu ??? O sei un Marut ? E’ impossibile per un uccello avere ucciso questi quattro eroi simili a montagne.” O più forte fra coloro che sono dotati di forza tu hai ottenuto ciò che neanche Dei, Gandharva, ed Asura non possono. Non so chi tu sia e quale sia la tua intenzione, ma sono curioso di conoscere queste cose ed allo stesso tempo sono terrificato. Il mio cuore è tribolante e la mia mente confusa . Ti prego dimmi perché stai qui e quale è il tuo desiderio.” Quindi Yudisthira vide la gru trasformarsi in un enorme , spaventevole essere. I suoi grandi occhi rossi erano appuntiti ed egli fiammeggiava come il sole. Rombando come un tuono egli disse: “ Io sono uno Yaksha non un uccello. Salute a te. ( Yaksha sono geni tutelari di un luogo e fanno parte degli asura). “Sono io che ho ucciso i tuoi potenti fratelli per loro stessa colpa. Benché vietati di bere essi mi hanno disatteso. Se uno ama la vita non dovrebbe prendersi questa acqua con la forza . Il lago è mio e uno può prendersi l’acqua solo a seguito di avere risposto alle mie domande. “O Yaksha io non desidero prendere ciò che è tuo . Io proverò a rispondere alle tue domande al meglio della mia limitata abilità . Ti prego chiedimi pure quello che vuoi. “ Rispose Yudisthira. Così lo Yaksha iniziò a porre domande a Yudisthira.

“Cosa fa si che l’anima si elevi dal suo imprigionamento nella materia . ? Chi le tiene compagnia , chi è la sua guida durante il suo viaggio spirituale e su cosa tutto ciò è fondato???” “E’la conoscenza del Signore Supremo che permette all’anima di elevarsi , le qualità divine sono sue compagne , il dharma è la sua guida, e tutto è fondato sulla verità.” “ Attraverso cosa una persona diviene istruita ? Come uno ottiene tutto ciò che è più elevato ? Come uno può acquisire e sviluppare un secondo sé , e attraverso che cosa , o Re un uomo diventa saggio???” “Un uomo diventa istruito tramite lo studio dei Veda . Con l’ascetismo ottiene ciò che è più elevato . L’intelletto è come un secondo e servire con amore i propri avi fa un uomo saggio. “Quale è la qualità divina dei bramini ? Qual è il loro comportamento che rassomiglia quello del pio , quale è il loro attributo umano e quale loro atteggiamento rassomiglia a quello dell’empio???” “ Lo studio dei Veda è il divino compito dei bramini . L’ascetismo è la pratica simile al pio. , la morte è il loro umano attributo e la maldicenza e la lontananza dalla verità li caratterizzano come empi.” “ Qual è la qualità divina degli kshatriyas ( la casta di coloro che mantengono l’ordine e la giustizia sociale . Nobili, guerrieri, addetti alla legge, governanti , dirigenti, amministratori , la casta del potere ma non del denaro) , qual è la loro purezza e quale la loro empietà e qual è la loro debolezza umana.??? “ Frecce e armi costituiscono la loro divinità , il sacrificio la loro pietà e abbandonare i bisognosi la loro empietà. La paura è la loro debolezza umana.” “ Cos’è il Sama (Veda delle Melodie) del sacrificio, cos’è la Yajur ( Veda dei Riti , della Adorazione) e di che cosa non si può fare a meno ???” “ La vita è il Sama sacrificale , la mente è il suo Yajur Veda ed il Rig Veda ( Inni) ciò di cui non si può fare a meno:” Yudisthira comprese il suo reale significato. Per sacrificio egli intendeva il sacrificio spirituale che genera il calore dell’ottenimento della conoscenza. Nel sacrificio rituale all’aperto che solitamente si performa con fuoco e mantra , i tre Veda , Sama , Yajur e Rig sono richiesti. Nel sacrificio soggettivo , spirituale , l’acquisizione della vera conoscenza insieme con la vita e la mente sono altrettanto necessari come i mantra dei tre Veda lo sono per il sacrificio rituale. In particolare il sacrificio spirituale dipende dalla preghiera che è rappresentata dagli inni del Rig Veda. Lo Yaksha andava avanti senza pausa : ” Cosa è di più grande valore per i contadini, per coloro che seminano , per coloro che aspirano alla prosperità e coloro che vogliono generare ?” “ La pioggia è la cosa di maggior valore per i coltivatori, per i seminatori i semi , per coloro che desiderano la ricchezza è la mucca, e per chi vuol generare il figlio maschio.” “ Quale persona benché respiri , fornita di intelligenza, rispettata dal mondo e che si gode i piaceri dei sensi è nondimeno detta essere non vivente ? “ La persona che non soddisfa gli dei , gli ospiti , i servi , gli avi, e se stesso con l’offerta di cibo santificato, costui è detto morto anche se respirante.” “ Cosa è più pesante della terra ? Cosa è più alto del cielo? Cosa più sfuggente del vento? E cosa più numerosa dell’erba? “La madre è più pesante della terra. Il padre è più alto del cielo. . La mente è più sfuggente del vento e i pensieri sono più numerosi dell’erba. Servendo la madre si conquista la terra e servendo il padre il cielo.” Lo Yaksha continuò.” Chi è che non chiude gli occhi quando dorme. ? Cosa non si muove dopo la nascita ? Che cosa non ha cuore e cosa si accresce con la propria forza ?“I pesci non chiudono gli occhi quando dormono, le uova non si muovono appena nate , la pietra non ha cuore e il fiume si gonfia della propria forza.” “ Chi è l’amico di un esiliato, di un capo famiglia, di un malato, e di un uomo morente ?” “L’amico di un esiliato è il suo compagno di sventura , quello del capo famiglia è la moglie, quello della persona malata è il medico e la compassione è l’amico di un uomo morente.” Chi è l’ospite di tutte le creature ? Qual è l’eterna religione ? O re dei re qual è il nettare che da la vita e cosa è che pervade tutto l’universo ? “Agni è l’ospite di tutte le creature ( Dio del fuoco e del fumo della cremazione) . Il latte di mucca è il nettare che da la vita detto anche la religione liquida. L’offerta di ghee nel fuoco sacrificale fatta al Signore rappresenta l’eterna religione , e l’intero universo è pervaso di etere. “Chi è che erra da solo ? Chi rinasce dopo la sua nascita? Cosa è l’antidoto al freddo e qual è il terreno più grande ? “ Il sole vaga solitario. La luna ripetutamente rinasce . Agni è l’antidoto al freddo e la terra è il terreno più grande.”Qual è la più alta vetta della virtù ? E quella della fama? Cosa del paradiso e cosa della felicità???” La liberalità , la tolleranza è la più alta vetta della virtù , e della fama lo è la carità, del paradiso la verità e della felicità il più alto rifugio è la buona condotta.” Lo Yaksha cominciava a addentrarsi nel cuore della conoscenza vedica.

“ Cos’è l’anima di un uomo? Qual è l’amico datogli dal destino? Qual è il suo principale supporto e la sua più alta vetta ? “

“ L’anima di un uomo è suo figlio, sua moglie è l’amico datogli dal destino, le nubi sono il suo sostentamento e la carità la vetta della sua vita.”

“ Qual è il più lodabile di tutti gli strumenti, di tutte le sorti di ricchezze e di tutti i tipi di felicità? E qual è il più importante di tutti i guadagni???”

“La abilità è la qualità più lodabile. La conoscenza è la più grande ricchezza. La salute il maggior ottenimento e l’autoaccontentarsi è la più alta felicità.”

“ Qual è la più grande virtù nel mondo? Quale religione porta sempre i suoi frutti? Qual è quella cosa che se controllata non porta mai l’uomo alla miseria? E con chi una amicizia non si rompe mai?”

“ Ahimsa, l’astenersi da nuocere a qualsiasi creatura è la più grande delle virtù. La religione dei tre Veda porta sempre frutti. La mente se controllata non porta alla rovina e l’amicizia con il giusto non si rompe mai.”

“Rinunciando a che cosa l’uomo si rende caro agli altri??? Cosa è che se abbandonata non conduce mai alla rovina? Cosa in caso di rinuncia porta alla ricchezza e cosa in caso di rinuncia alla felicità???”

“ Mollando l’orgoglio si diventa cari agli altri . Abbandonando la collera non si va in rovina . Il desiderio se abbandonato conduce alla ricchezza e l’abbandono dell’avarizia porta alla felicità.”

“ Per quale motivo uno distribuisce carità ai bramini, ai danzatori, ai servi, ed al re?”

“ Uno da ai bramini per ottenere meriti religiosi, ai danzatori per essere rinomato, ai servi per il loro supporto, e al re per essere liberato dalla paura.”

“ Cosa è che avvolge il mondo? Che cosa impedisce ad una persona di scoprire il suo vero se?

Perché si dimenticano gli amici e che cosa impedisce ad un uomo di andare in paradiso?

“ Il mondo è avvolto nell’oscurità, l’ignoranza spirituale impedisce la vera realizzazione del se. Gli amici vengono dimenticati a causa dell’avarizia e l’attaccamento alle cose del mondo ostacola la via alla beatitudine.”

“ A causa di cosa un uomo è considerato morto? Cosa fa si che un regno sia considerato morto e cosa rende morto un sacrificio ???”

“ Una persona misera di sentimenti , benché vivente, è considerata bell’ e morta . Un regno senza re è considerato morto e un sacrificio senza la carità è morto.”

“ Qual è il sentiero che uno dovrebbe percorrere? Cosa è altrimenti detto quale acqua, cibo, e veleno. Qual è il tempo giusto per la shradda ( fede religiosa) ?”

“ Seguire le tracce della correttezza costituisce il giusto sentiero . Lo spazio è detto anche acqua negli antichi testi Veda sulla cosmogonia. La mucca è considerata cibo dato che dal suo latte si ottiene il ghee per il sacrificio e grazie al sacrificio c’è la giusta pioggia da cui crescono i cereali. Una richiesta materiale è veleno. Il giusto tempo per la shradda è quando un bramino qualificato sia disponibile.”

Yudisthira era insicuro che le sue risposte avessero soddisfatto lo Yaksha che non dava segni di assenso o dissenso all’atto delle risposte del re. Lo guardò interrogativamente.

“ Qual è o Yaksha la tua opinione? “ Ma lo Yaksha semplicemente andò avanti a porre quesiti.

“ Qual è la caratteristica del vero ascetismo? Quale quella dell’autocontrollo? Cosa sono l’atteggiamento perdonativo e la vergogna?”

“ Seguire i propri doveri dati dal proprio dharma ( svadharma) è ascetismo. Autocontrollo significa tenere la mente ferma nel ricordo di Dio. La perdonatività consiste nel tollerare i nemici e la liberazione dalla vergogna consiste nell’astenersi da qualsiasi atto vile.”

“ O re cosa è detto essere la conoscenza? Cos’è la tranquillità? Qual è la più grande gentilezza e cos’è la semplicità?”

“ Capire il brahman è la vera conoscenza. Un cuore pacifico è la tranquillità . Gentilezza consiste nel desiderio di benessere verso tutte le creature e semplicità è l’equanimità della mente verso l’esterno.”

“ Qual è l’invincibile nemico dell’uomo? Quale la sua incurabile malattia? Quale uomo è considerato onesto e quale disonesto?”

“ La collera è l’invincibile nemico. La cupidigia è la malattia incurabile. Un uomo che è amico di tutte le creature è onesto e il crudele disonesto.”

“ Cosa o grande re è conosciuta come ignoranza? Cosa è detto essere l’orgoglio? Cosa è inteso essere l’oziosità? E cosa è detto angoscia?”

“ Non conoscere i doveri propri del dharma è ignoranza. Orgoglio significa credere di essere l’attore vero degli atti in questo mondo senza riconoscere che c’è un supremo potere in controllo di tutto. Oziosità è non compiere i propri doveri dharmici e l’ignoranza è angoscia.”

“ Cosa è conosciuto dai saggi rishi come stabilità ? , e cosa è pazienza ? Quale si dice sia la migliore abluzione e cosa è detto carità?”

“ Stabilità è aderire fermamente ai propri doveri dharmici . Pazienza è il controllo dei sensi. La migliore delle abluzioni è lavare la mente da tutte le impurità dato che l’acqua da sola non porta alla liberazione altrimenti , o Yaksha , i pesci di questo lago sarebbero anime liberate. Carità, compassione significa proteggere tutte le creature.”

“ Chi , allora , o re, è considerato istruito? Chi un ateo? Chi un ignorante? Cosa è detto desiderio e cosa invidia???”

“ Uno che conosce i propri doveri è detto istruito. Un uomo ignorante è un ateo e così un ateo è un ignorante. Il desiderio significa bramare le cose materiali e del mondo e l’invidia non è niente altro che l’angoscia del cuore.”

“ Cos’è l’ipocrisia? E cos’è la grazia degli dei? Cosa è chiamata malvagità?”

“ Porsi falsamente da sembrare religioso e non esserlo nel cuore è chiamata ipocrisia. La grazia degli dei è il risultato della carità di cuore. Malvagità significa ingiuriare gli altri.”

Lo Yaksha affondò : “ Dharma , artha e kama , gli obbiettivi della vita , ( sarebbero: dharma - seguire la virtù , la legge morale e naturale, il cosmos ; artha- la prosperità economica che ne consegue e che è protetta dal dharma ; kama – il piacere derivante dalla prosperità dharmica è piacere vero e sostenibile) sono opposti l’uno l’altro . Come possono coesistere???”

“ Quando un marito e una moglie sono felicemente uniti con l’intento di eseguire i doveri del dharma allora questi tre possono anzi coesistono armoniosamente rinforzandosi l’uno l’altro.”

“ Chi , o migliore dei Bharata , è destinato alla eterna dannazione , presto rispondimi all’istante!

“ Colui che convoca un bramino per le elemosine ma poi non gli concede niente viene condannato a duraturo inferno . E anche colui che nega la veridicità dei Veda , dei bramini, degli dei, e della religione dei padri. In particolare colui che ricco nega di donare ad altri bisognosi soffrirà successivamente questo profondo errore.”

“ O Re , dimmi con certezza cosa fa di un uomo un bramino ? E’ la nascita , il buon carattere , studiare e imparare i Veda ???”

“ Sentimi o Yaksha , o degno di adorazione , quali sono le vere caratteristiche di un bramino. E’ dal solo comportamento che egli viene riconosciuto . Nascita e istruzione, anche la conoscenza di tutti i Veda sono inutili se non c’è un buon carattere. E’ bramino solo colui che persegue i suoi doveri dharmici , religiosi, offrendo sacrifici e tenendo i sensi sotto controllo. Altrimenti deve essere considerato peggio del sudra. “

“Cosa si ottiene con il parlare gradevole ? Cosa ottiene colui che agisce solo dopo avere riflettuto attentamente ? Cosa guadagna l’uomo con molti amici? E cosa ottiene colui che è dedito alla virtù? “

“ Chi parla amorevolmente diviene caro a tutti. Chi agisce con cura ottiene tutto ciò che cerca. L’uomo con molti amici vive felice questa vita ma l’uomo virtuoso ottiene felicità in questa e nella prossima. Felicità durature.”

Adesso lo Yaksha finalmente disse: “ Sono soddisfatto , rispondi alle ultime quattro domande e io ristabilirò in vita uno dei tuoi fratelli. Chi in questo mondo può dirsi felice? Quale è la cosa più meravigliosa? Quali sono le forze che agiscono inesorabilmente in questo universo e come uno può trovare il sentiero eterno della corretta religione e del dharma?”

Yudisthira stanco sentì la responsabilità della vita dei fratelli e non si discostò né dalla verità né dal sincero impegno e disse :” Colui che non ha debiti e non è esiliato , vive semplice, mangiando cibo semplice a casa sua è felice. La cosa più meravigliosa è che benché tutti i giorni innumerevoli creature vadano alla dimora della morte un uomo pensi ancora di evitare questo evento e di essere immortale nel corpo. Le forze che agiscono come le stagioni in questo universo che è come un calderone sono il sole come suo fuoco, giorni e notti come combustibile, cicli lunari come mestolone , e tutte le creature che sono cotte dal tempo.

Il sentiero del dharma eterno , della religione eterna si trova solo nel cuore dei grandi mistici.”

Lo Yaksha sorrise: “ Tu hai risposto giustamente ogni domanda. Dimmi quale dei tuoi fratelli vuoi che io riporti alla vita. “

“ O Yaksha lascia che Nakula alto come un albero sal dotato di largo torace e lunghe braccia come serpenti torni alla vita.” Lo Yaksha fu sorpreso “ Ma per te è senza dubbio più importante il potente Bhima che Nakula , o re, e Arjuna è addirittura il tuo comandante in capo . Perché quindi chiedi che Nakula sia il primo a tornare vivo? “

“ Colui che sacrifica la virtù è a sua volta distrutto.” Replicò Yudisthira “ e colui che preserva la virtù è dalla virtù a sua volta preservato. Io quindi sono con cura attento ad osservare la virtù. Per motivi di pura convenienza. Per me virtù è trattenersi dalla crudeltà e ciò è superiore ad ogni ottenibile cosa di questo mondo. Così chiedo Nakula. Le due mogli di mio padre sono state Kunti e Madri che per me sono uguali . Con me Kunti ha ancora un figlio vivo , ma Madri la mamma dei due gemelli Nakula e Sahadeva non avrebbe alcuno. Con il desiderio di agire equanimamente verso le mie due madri chiedo la vita di mio fratello Nakula.”

“ Dato , o Pandava, che tu consideri astenersi dal nuocere agli altri superiore sia alla prosperità che al desiderio , allora che i tuoi fratelli tornino tutti alla vita !

Detto questo da parte dello Yaksha i quattro fratelli si alzarono dal suolo come da un riposo . Si sentirono rinfrescati e liberi da fame e sete.

Allora Yudisthira chiese allo Yaksha:” Chi sei tu o grande essere , che assumi la forma di una gru? Dimmi invero la tua identità o migliore fra i conoscitori del dharma . Sei un dio ? O forse sei mio padre stesso ???” Yudisthira aveva intuito correttamente , lo Yaksha rispose: Sono assolutamente tuo padre, o migliore dei Bharata . Conoscimi come Dharmaraja. Sono venuto con la sola intenzione di incontrare te , per il grande piacere che questo genera ad ogni uomo , che dire di me ! Fama, verità ,

autocontrollo, purezza,semplicità, carità , modestia, stabilità, ascetismo e astinenza sono i miei arti.

Io sono caratterizzato dalla astensione dal nuocere , imparzialità , pacificità, ascetismo, purezza e umiltà. Tu possiedi tutte queste qualità , caro figlio. Per buona fortuna tu hai conquistato i tuoi sensi, e la tua mente e pratichi la virtù. Volevo testarti e sono completamente soddisfatto e dolcemente pacificato. Chiedimi delle grazie ed io te le assegnerò. Coloro che sono devoti a me non necessitano di esperimentare la sfortuna. “

Yudisthira si inchinò rispettosamente davanti a suo padre e disse: “ Il mio primo desiderio è che il rito Agnihotra del bramino i cui attrezzi ( parafernalia) erano andati perduti a causa del cervo non sia interrotto .”

“ O figlio di Kunti fui io nella forma del cervo che portai via i parafernalia. Ecco te li ritorno. Chiedimi altre grazie.”

Yudisthira pensò attentamente :” I dodici anni della condanna alla vita di foresta in esilio sono adesso completati . Il tredicesimo noi dobbiamo sopravvivere in incognito. Prego accordaci che nessun uomo ci riconoscerà durante tale periodo.”

“ Così sia. Anche se doveste vagare nel mondo così come siete realmente senza camuffarvi comunque nessuno vi riconoscerebbe. Con il mio favore vivrete una segreta vita in incognito nella città di Virata. Adesso prenditi questi bastoni per il fuoco che servivano al bramino e chiedimi un’altra grazia. Non sono soddisfatto di concederti solo queste due. O Yudisthira devi sapere che io ti ho generato. E tuo zio Vidura , tuo amico e sostenitore è anch’egli parte di me.”

( la storia di come Vidura , una volta Dharmaraja abbia dovuto esperire una vita da umano è anch’essa gradevole).

Dharma allungò i bastoni a Yudisthira che replicò.” O dio degli dei , è sufficiente per me averti visto. Per fare il tuo piacere però accetterò un’altra grazia. O signore accordami di essere sempre in grado di superare l’avarizia, la follia e la rabbia, e che la mia mente sia sempre incline verso la compassione , ascetismo e verità.”

Dharma sorrise soddisfatto e disse: “ Ma per natura tu sei dotato di tali qualità o Pandava. Tu sei già la personificazione della virtù. Ma ti accordo quanto richiesto. “Poi il dio scomparve , lasciando i cinque Pandava , insieme sulla riva de lago . Meravigliati tornarono al loro eremitaggio portando gli attrezzi al bramino.

( Mahabharata )- Il genio del lago

(traduzione dall’inglese massimo taddei)

I cinque fratelli Pandava stavano nella foresta di Dwaitavana per la parte finale del loro esilio. Rimaneva solo un piccolo periodo di tempo prima di doversi travestire e nascondersi per il tredicesimo ed ultimo anno della pena che avevano accettato a seguito della sconfitta nella truccata partita a dadi organizzatagli con intento vizioso dai cugini Kaurava. Si domandavano fra se e se dove dovessero trascorrere la parte finale. Un giorno mentre se ne stavano seduti discutendo in compagnia di rishi ( saggi vedici), un bramino, in palese stato di angoscia si presentò davanti a Yudisthira ( il fratello maggiore, il re, concepito dalla madre Kunti con il dio della giustizia cosmica Dharmaraja quindi il figlio del dio della morte e della giustizia). Il bramino spiegò che un cervo aveva preso possesso dei bastoncini di incenso che egli usava accendere durante i riti religiosi e si era velocemente diretto entro la foresta. “ Gli incensi, insieme al cucchiaio rituale ed altri parafernalia erano tutti legati in una unica matassa. In qualche modo il cervo li ha infilati nelle sue corna . “O eroe io devo averli indietro visto che i miei sacrifici, se potessimo, dovrebbero non essere bloccati.” Yudisthira rassicurò il bramino e si alzò immediatamente in piedi insieme ai suoi quattro fratelli , Bhima, Arjuna , Nakula e Sahadeva. Prendendo i loro archi se ne andarono in cerca del cervo. Benché gli lanciassero molte frecce , comunque, non riuscirono a catturare l’animale. Sfilava velocemente via e svaniva nel folto . I fratelli diventarono stanchi e delusi e approcciato un grande albero baniano si sedettero alla sua ombra. Con cuore pesante Nakula disse a Yudisthira “ Nella nostra gente la virtù non è mai stata abbandonata e noi non siamo mai stati oziosi , né abbiamo mai rifiutato niente a nessuna creatura . Allora perché o re questa calamità ci sta affliggendo ?” - Yudisthira appoggiò il suo grosso arco sul terreno “Non c’è limite alle disgrazie in questo mondo caro fratello. Non possiamo sempre accertarne esattamente le cause perché è il grande dio Dharma che distribuisce i frutti sia delle virtù che dei peccati.” Bhima brontolò :” noi incontriamo questo disastro perché non ho prontamente ucciso Dusashana quando trascinò la nostra moglie Draupadi nella sala delle assemblee sottoponendola alla più penosa delle umiliazioni . Solo Krishna riuscì ad evitarle la peggiore di tutte.” “ Anch’io sono da incolpare per la presente situazione perché non compii vendetta quando Karna lanciò tali crudeli parole quel giorno.” Aggiunse Arjuna. “Anch’io disse Sahadeva, avrei dovuto uccidere Shakuni alla partita di dadi appena iniziò a ingannarti invece di lasciarlo andare avanti, o re . “Yudisthira si rivolse a Nakula : “ E’ certamente caldo in questa foresta , sali veloce , per favore su un albero alto e dai una occhiata in giro alla ricerca di un lago. I tuoi fratelli sono accaldati e assetati. Dopo essersi rinfrescati decideremo il da farsi. “ Nakula salì su un albero nelle vicinanze e scrutò intorno . “Sembra ci sia acqua non lontano vedo ciò che sembra essere un lago e sento anche il canto delle cicogne. Come Nakula scese giù dal tronco Yudisthira disse:” O affascinante fratello vai e raccogli acqua per noi tutti.” Nakula riempite con frecce un paio di faretre lasciò i suoi fratelli. Presto arrivò a un largo, chiaro lago coperto con loto e lillà. Inginocchiandosi giù sulla riva stava per iniziare a bere quando sentì una voce:” O ragazzo non bere quest’acqua. Questo lago è mio e nessuno può bere la sua acqua senza prima rispondere alle mie domande.” Nakula si guardò intorno. Non vedette nessuno, la sua sete era intensa . Non curandosi della voce usando la mano come una coppa bevve l’acqua. Non appena l’acqua sorpassò le labbra egli cadde morto. Dopo un lasso di tempo Yudisthira divenne nervoso , Nakula non era ritornato. Chiese al suo gemello Sahadeva di andare a cercarlo. Sahadeva seguì il tracciato di suo fratello e arrivò al lago. Vedendo Nakula giacente morto sulla sua riva fu preso da sgomento e tristezza. Lo toccò cercando segni di vita. Nakula sembrava immerso in un profondo assopimento. Non aveva perso la lucentezza del corpo ma non aveva pulsazioni e non respirava. Sahadeva rimase eretto , perplesso. Provato da una sete impossibile si recò al bordo dell’acqua per bere . Appena si pose in ginocchio udì la medesima voce dal cielo. “ Non bere l’acqua del mio lago. Prima di tutto dovresti rispondere alle mie domande e in seguito può essere che tu possa bere. “ Sahadeva era incapace di dare importanza a tali parole . La sua sete era oppressiva. Ingoiò un po’ di acqua fresca e come l’ altro fratello cadde morto. Vedendo che nessuno dei fratelli era tornato dopo circa una ora Yudisthira disse all’invincibile Arjuna di andare a dare una occhiata a cosa fosse accaduto. Con l’arco a portata di mano e la spada sguainata Arjuna procedette con cautela. Trovando i gemelli morti sul bordo del lago fu preso dal dolore. Corse da loro e vi si inginocchiò al loro fianco. Non c’erano segni di vita. Arjuna era stordito. Chi poteva averli uccisi ? Non c’era alcun segno di colluttazione. Arjuna guardandosi intorno vide solamente gli alberi muoversi nella brezza e gli uccelli acquatici sulla superficie del lago. Si appropinquò alla riva per sedare la sete e di nuovo la voce tuonò. “ O Parta non tentare con la forza di bere quest’acqua . E’ mia e tu puoi usufruirne solo dopo avere risposto le mie domande.” Arjuna urlò al cielo “ Vieni alla mia presenza e fermami . Tu non parlerai più in questo modo una volta spezzato dalle mie frecce .” E rilasciò immediatamente una innumerevole quantità di frecce che , arricchite della forza di mantra , erano capaci di colpire un obbiettivo invisibile. Arjuna riempì il cielo di frecce , dardi e giavellotti. La voce parlò di nuovo : “ I tuoi sforzi sono inutili, Arjuna. Rispondi alle mie domande o , se provi a bere l’acqua- morirai.”. Non tenendo conto di queste parole Arjuna al primo sorso di acqua cadde morto a fianco ai suoi fratelli. Quasi una altra ora era trascorsa: Yudisthira provava una crescente ansietà. Adesso si indirizzò a Bhima . “ O tormentatore dei nemici , tu sei rimasto seduto qui per un lungo tempo nell’attesa dei nostri fratelli . Penso che dovresti trovarli e riportarli indietro e io aspetterò qui. Bhima assentì e si alzò e corse veloce lungo il percorso verso il lago. Quando vide i tre fratelli giacenti a terra fu sbalordito. Sicuramente questo era il lavoro di un potente Rakshasa ( demoni incarnati in forme orribili con elevati poteri magici che Bhima aveva già facilmente sconfitto in grande quantità) . Sembra impossibile che un essere vivente possa avere abbattuto Arjuna e i gemelli. Bhima considerò che presto avrebbe dovuto affrontare un formidabile nemico. Era meglio bere un po’ di acqua per alleviare un po’ la fatica in preparazione della battaglia. Il Pandava ( in quanto i 5 fratelli erano figli di Pandu) corse giù verso l’acqua e di nuovo la voce celestiale risuonò come dal paradiso: O ragazzo non tentare di bere dal mio lago. Prima rispondi alle mie domande.” Bhima pensò che la voce provenisse da colui il quale avesse ucciso i fratelli : Dette una occhiata intorno molto arrabbiato. L’essere malefico si sarebbe pentito presto del suo vile atto. Non curandosi del suo volere Bhima infilò la faccia nell’acqua e bevve : Come gli altri fratelli cadde al suolo, morto. Solo, Yudisthira aspettava , ma quando non vide tornare Bhima, il più forte fra i fratelli, fu assalito da un brutto presagio. Pensava impossibile che Bhima e Arjuna potessero essere sopraffatti in battaglia . Dove erano finiti? Forse avevano trovato dei celestiali diletti sul lago e se li stavano godendo insieme. No , sicuramente non si sarebbero dimenticati dei loro doveri. Avendo ricevuto il suo ordine essi sapevano che Yudisthira era rimasto ad aspettarli. E in più i parafernalia del bramino non erano ancora stati recuperati. Qualcosa doveva essere successo per impedire loro di tornare. Apprensivamente Yudisthira si apprestò sul cammino per il lago nella foresta. Passando vicino ad alberi coperti di fiori blu e rossi Yudisthira si diresse verso il lago. Il gorgheggiare degli uccelli e il ronzio delle api risuonavano nei suoi orecchi mentre egli si muoveva veloce attraverso il bosco. In pochissimo tempo arrivò al lago che gli sembrò come essere un pezzo della dimora di Indra trasportato sulla terra. Coperto di fior di loto e circondato da una intensa quantità di alberi fioriti e fiori selvaggi. Sulla riva del delizioso lago comunque Yudisthira vide i suoi quattro fratelli sdraiati a terra , rassomiglianti a quattro Lokapalas ( gli otto principali dei che con i loro elefanti presiedono gli otto punti cardinali della bussola cosmica – bellissimi esseri celesti) caduti dal paradiso alla fine di una era. Yudisthira corse dai suoi fratelli e si gettò al suolo al loro fianco. Respirando affannosamente si strofinò via le lacrime. Si lamentò pesantemente e la sua voce echeggiò fra gli alti alberi intorno al lago: “ O Bhima dalle braccia potenti avevi giurato che avresti spezzato le gambe a Duryodhana in battaglia. Di quale valore è la tua promessa adesso ? O Arjuna in che modo mi stai mentendo oggi ? Le promesse degli uomini si dimostrano false ma come possono essere tali quelle degli dei ? Abbiamo udito tutti i celesti proclamare le tue glorie e dichiarare che avresti vinto e riavuto indietro il nostro regno perduto. – Nessuno sarà capace di vincerlo in battaglia- fu la profezia di Indra. Come può tutto ciò essere dimenticato? Sicuramente il mio cuore è fatto di pietra perché non va in pezzi alla vista di ciò che sto vedendo. All’osservare i suoi fratelli privi di vita Yudisthira era assediato da sofferenza. Pianse per un po’ , la sua mente palesemente confusa. Gradualmente si sforzò di riottenere il controllo su di e ponderare la situazione. Chi poteva avere abbattuto tali grandi guerrieri? Non c’erano segni di battaglia e i loro corpi non erano segnati e sembravano accasciati a terra in qualche forma di profondo sonno senza sogni. Yudisthira osservò attentamente il lago. Forse Duryodhana lo aveva fatto riempire con il veleno. Ma nessun veleno poteva uccidere Bhima, come quando i cugini lo avevano pesantemente avvelenato e poi gettato nello stagno . Bhima dormì otto giorni sott’acqua e poi tornò sorridente a casa affamato. Poteva essere che i Kaurava ( i cugini nemici) avessero cospirato con gli Asura ( i demoni - alla lettera i senza luce) per portare la morte ai Pandava. Ma , ancora, quale Asura poteva essere in grado di fronteggiare Arjuna , che da solo aveva sopraffatto i Nivatakavachas ??? Yudisthira guardava intorno . Non si vedevano tracce. Le frecce di Arjuna erano disseminate in qua e là ma non c’era sangue. Sarebbe stato impossibile che Arjuna non avesse almeno ferito il suo nemico. Egli non rilascia mai frecce inutilmente e per un giusto motivo . Arj significa diritto , corretto ,giusto ( in inglese arrow-freccia). Yudisthira cominciò a considerare che qualche potenza senza un corpo materiale potesse avere sopraffatto i fratelli. Li esaminò da vicino. Benché sembrassero morti non avevano perso il loro colore e le loro fattezze corporee erano per niente trasformate. Sicuramente le loro anime erano ancora presenti e abitavano i loro corpi benché i sintomi di vita fossero andati. Sembrava che la loro energia vitale fosse stata rimossa dal dio della morte in persona agendo dal loro interno. Convinto di questo , Yudisthira pensò che avrebbe scoperto la verità se avesse ispezionato il lago entrandovi dentro. Era a causa del lago che i suoi fratelli erano andati incontro alla morte. Yudisthira si infilò nell’acqua e , togliendosi l’armatura, si immerse. Immediatamente sentì la stessa voce che aveva parlato ai suoi fratelli i suoi presagi si rivelavano corretti. “ O ragazzo non prendere quest’acqua. Il lago appartiene a me e se vuoi bere devi prima rispondere le mie domande.” Yudisthira si guardò intorno - “ Chi sei tu??” urlò. “ Sono una gru che vive di muschi e pesci . I tuoi fratelli più giovani disobbedendo ai miei avvisi sono stati da me condotti sotto il controllo della morte. O Re se non rispondi alle mie domande sarai la quinta vittima.” Yudisthira si guardò intorno con stupore. Vide la gru sul ramo di un albero vicino al lago. “ Sei Siva o il migliore dei Vasu ??? O sei un Marut ? E’ impossibile per un uccello avere ucciso questi quattro eroi simili a montagne.” O più forte fra coloro che sono dotati di forza tu hai ottenuto ciò che neanche Dei, Gandharva, ed Asura non possono. Non so chi tu sia e quale sia la tua intenzione, ma sono curioso di conoscere queste cose ed allo stesso tempo sono terrificato. Il mio cuore è tribolante e la mia mente confusa . Ti prego dimmi perché stai qui e quale è il tuo desiderio.” Quindi Yudisthira vide la gru trasformarsi in un enorme , spaventevole essere. I suoi grandi occhi rossi erano appuntiti ed egli fiammeggiava come il sole. Rombando come un tuono egli disse: “ Io sono uno Yaksha non un uccello. Salute a te. ( Yaksha sono geni tutelari di un luogo e fanno parte degli asura). “Sono io che ho ucciso i tuoi potenti fratelli per loro stessa colpa. Benché vietati di bere essi mi hanno disatteso. Se uno ama la vita non dovrebbe prendersi questa acqua con la forza . Il lago è mio e uno può prendersi l’acqua solo a seguito di avere risposto alle mie domande. “O Yaksha io non desidero prendere ciò che è tuo . Io proverò a rispondere alle tue domande al meglio della mia limitata abilità . Ti prego chiedimi pure quello che vuoi. “ Rispose Yudisthira. Così lo Yaksha iniziò a porre domande a Yudisthira.

“Cosa fa si che l’anima si elevi dal suo imprigionamento nella materia . ? Chi le tiene compagnia , chi è la sua guida durante il suo viaggio spirituale e su cosa tutto ciò è fondato???” “E’la conoscenza del Signore Supremo che permette all’anima di elevarsi , le qualità divine sono sue compagne , il dharma è la sua guida, e tutto è fondato sulla verità.” “ Attraverso cosa una persona diviene istruita ? Come uno ottiene tutto ciò che è più elevato ? Come uno può acquisire e sviluppare un secondo sé , e attraverso che cosa , o Re un uomo diventa saggio???” “Un uomo diventa istruito tramite lo studio dei Veda . Con l’ascetismo ottiene ciò che è più elevato . L’intelletto è come un secondo e servire con amore i propri avi fa un uomo saggio. “Quale è la qualità divina dei bramini ? Qual è il loro comportamento che rassomiglia quello del pio , quale è il loro attributo umano e quale loro atteggiamento rassomiglia a quello dell’empio???” “ Lo studio dei Veda è il divino compito dei bramini . L’ascetismo è la pratica simile al pio. , la morte è il loro umano attributo e la maldicenza e la lontananza dalla verità li caratterizzano come empi.” “ Qual è la qualità divina degli kshatriyas ( la casta di coloro che mantengono l’ordine e la giustizia sociale . Nobili, guerrieri, addetti alla legge, governanti , dirigenti, amministratori , la casta del potere ma non del denaro) , qual è la loro purezza e quale la loro empietà e qual è la loro debolezza umana.??? “ Frecce e armi costituiscono la loro divinità , il sacrificio la loro pietà e abbandonare i bisognosi la loro empietà. La paura è la loro debolezza umana.” “ Cos’è il Sama (Veda delle Melodie) del sacrificio, cos’è la Yajur ( Veda dei Riti , della Adorazione) e di che cosa non si può fare a meno ???” “ La vita è il Sama sacrificale , la mente è il suo Yajur Veda ed il Rig Veda ( Inni) ciò di cui non si può fare a meno:” Yudisthira comprese il suo reale significato. Per sacrificio egli intendeva il sacrificio spirituale che genera il calore dell’ottenimento della conoscenza. Nel sacrificio rituale all’aperto che solitamente si performa con fuoco e mantra , i tre Veda , Sama , Yajur e Rig sono richiesti. Nel sacrificio soggettivo , spirituale , l’acquisizione della vera conoscenza insieme con la vita e la mente sono altrettanto necessari come i mantra dei tre Veda lo sono per il sacrificio rituale. In particolare il sacrificio spirituale dipende dalla preghiera che è rappresentata dagli inni del Rig Veda. Lo Yaksha andava avanti senza pausa : ” Cosa è di più grande valore per i contadini, per coloro che seminano , per coloro che aspirano alla prosperità e coloro che vogliono generare ?” “ La pioggia è la cosa di maggior valore per i coltivatori, per i seminatori i semi , per coloro che desiderano la ricchezza è la mucca, e per chi vuol generare il figlio maschio.” “ Quale persona benché respiri , fornita di intelligenza, rispettata dal mondo e che si gode i piaceri dei sensi è nondimeno detta essere non vivente ? “ La persona che non soddisfa gli dei , gli ospiti , i servi , gli avi, e se stesso con l’offerta di cibo santificato, costui è detto morto anche se respirante.” “ Cosa è più pesante della terra ? Cosa è più alto del cielo? Cosa più sfuggente del vento? E cosa più numerosa dell’erba? “La madre è più pesante della terra. Il padre è più alto del cielo. . La mente è più sfuggente del vento e i pensieri sono più numerosi dell’erba. Servendo la madre si conquista la terra e servendo il padre il cielo.” Lo Yaksha continuò.” Chi è che non chiude gli occhi quando dorme. ? Cosa non si muove dopo la nascita ? Che cosa non ha cuore e cosa si accresce con la propria forza ?“I pesci non chiudono gli occhi quando dormono, le uova non si muovono appena nate , la pietra non ha cuore e il fiume si gonfia della propria forza.” “ Chi è l’amico di un esiliato, di un capo famiglia, di un malato, e di un uomo morente ?” “L’amico di un esiliato è il suo compagno di sventura , quello del capo famiglia è la moglie, quello della persona malata è il medico e la compassione è l’amico di un uomo morente.” Chi è l’ospite di tutte le creature ? Qual è l’eterna religione ? O re dei re qual è il nettare che da la vita e cosa è che pervade tutto l’universo ? “Agni è l’ospite di tutte le creature ( Dio del fuoco e del fumo della cremazione) . Il latte di mucca è il nettare che da la vita detto anche la religione liquida. L’offerta di ghee nel fuoco sacrificale fatta al Signore rappresenta l’eterna religione , e l’intero universo è pervaso di etere. “Chi è che erra da solo ? Chi rinasce dopo la sua nascita? Cosa è l’antidoto al freddo e qual è il terreno più grande ? “ Il sole vaga solitario. La luna ripetutamente rinasce . Agni è l’antidoto al freddo e la terra è il terreno più grande.”Qual è la più alta vetta della virtù ? E quella della fama? Cosa del paradiso e cosa della felicità???” La liberalità , la tolleranza è la più alta vetta della virtù , e della fama lo è la carità, del paradiso la verità e della felicità il più alto rifugio è la buona condotta.” Lo Yaksha cominciava a addentrarsi nel cuore della conoscenza vedica.

“ Cos’è l’anima di un uomo? Qual è l’amico datogli dal destino? Qual è il suo principale supporto e la sua più alta vetta ? “

“ L’anima di un uomo è suo figlio, sua moglie è l’amico datogli dal destino, le nubi sono il suo sostentamento e la carità la vetta della sua vita.”

“ Qual è il più lodabile di tutti gli strumenti, di tutte le sorti di ricchezze e di tutti i tipi di felicità? E qual è il più importante di tutti i guadagni???”

“La abilità è la qualità più lodabile. La conoscenza è la più grande ricchezza. La salute il maggior ottenimento e l’autoaccontentarsi è la più alta felicità.”

“ Qual è la più grande virtù nel mondo? Quale religione porta sempre i suoi frutti? Qual è quella cosa che se controllata non porta mai l’uomo alla miseria? E con chi una amicizia non si rompe mai?”

“ Ahimsa, l’astenersi da nuocere a qualsiasi creatura è la più grande delle virtù. La religione dei tre Veda porta sempre frutti. La mente se controllata non porta alla rovina e l’amicizia con il giusto non si rompe mai.”

“Rinunciando a che cosa l’uomo si rende caro agli altri??? Cosa è che se abbandonata non conduce mai alla rovina? Cosa in caso di rinuncia porta alla ricchezza e cosa in caso di rinuncia alla felicità???”

“ Mollando l’orgoglio si diventa cari agli altri . Abbandonando la collera non si va in rovina . Il desiderio se abbandonato conduce alla ricchezza e l’abbandono dell’avarizia porta alla felicità.”

“ Per quale motivo uno distribuisce carità ai bramini, ai danzatori, ai servi, ed al re?”

“ Uno da ai bramini per ottenere meriti religiosi, ai danzatori per essere rinomato, ai servi per il loro supporto, e al re per essere liberato dalla paura.”

“ Cosa è che avvolge il mondo? Che cosa impedisce ad una persona di scoprire il suo vero se?

Perché si dimenticano gli amici e che cosa impedisce ad un uomo di andare in paradiso?

“ Il mondo è avvolto nell’oscurità, l’ignoranza spirituale impedisce la vera realizzazione del se. Gli amici vengono dimenticati a causa dell’avarizia e l’attaccamento alle cose del mondo ostacola la via alla beatitudine.”

“ A causa di cosa un uomo è considerato morto? Cosa fa si che un regno sia considerato morto e cosa rende morto un sacrificio ???”

“ Una persona misera di sentimenti , benché vivente, è considerata bell’ e morta . Un regno senza re è considerato morto e un sacrificio senza la carità è morto.”

“ Qual è il sentiero che uno dovrebbe percorrere? Cosa è altrimenti detto quale acqua, cibo, e veleno. Qual è il tempo giusto per la shradda ( fede religiosa) ?”

“ Seguire le tracce della correttezza costituisce il giusto sentiero . Lo spazio è detto anche acqua negli antichi testi Veda sulla cosmogonia. La mucca è considerata cibo dato che dal suo latte si ottiene il ghee per il sacrificio e grazie al sacrificio c’è la giusta pioggia da cui crescono i cereali. Una richiesta materiale è veleno. Il giusto tempo per la shradda è quando un bramino qualificato sia disponibile.”

Yudisthira era insicuro che le sue risposte avessero soddisfatto lo Yaksha che non dava segni di assenso o dissenso all’atto delle risposte del re. Lo guardò interrogativamente.

“ Qual è o Yaksha la tua opinione? “ Ma lo Yaksha semplicemente andò avanti a porre quesiti.

“ Qual è la caratteristica del vero ascetismo? Quale quella dell’autocontrollo? Cosa sono l’atteggiamento perdonativo e la vergogna?”

“ Seguire i propri doveri dati dal proprio dharma ( svadharma) è ascetismo. Autocontrollo significa tenere la mente ferma nel ricordo di Dio. La perdonatività consiste nel tollerare i nemici e la liberazione dalla vergogna consiste nell’astenersi da qualsiasi atto vile.”

“ O re cosa è detto essere la conoscenza? Cos’è la tranquillità? Qual è la più grande gentilezza e cos’è la semplicità?”

“ Capire il brahman è la vera conoscenza. Un cuore pacifico è la tranquillità . Gentilezza consiste nel desiderio di benessere verso tutte le creature e semplicità è l’equanimità della mente verso l’esterno.”

“ Qual è l’invincibile nemico dell’uomo? Quale la sua incurabile malattia? Quale uomo è considerato onesto e quale disonesto?”

“ La collera è l’invincibile nemico. La cupidigia è la malattia incurabile. Un uomo che è amico di tutte le creature è onesto e il crudele disonesto.”

“ Cosa o grande re è conosciuta come ignoranza? Cosa è detto essere l’orgoglio? Cosa è inteso essere l’oziosità? E cosa è detto angoscia?”

“ Non conoscere i doveri propri del dharma è ignoranza. Orgoglio significa credere di essere l’attore vero degli atti in questo mondo senza riconoscere che c’è un supremo potere in controllo di tutto. Oziosità è non compiere i propri doveri dharmici e l’ignoranza è angoscia.”

“ Cosa è conosciuto dai saggi rishi come stabilità ? , e cosa è pazienza ? Quale si dice sia la migliore abluzione e cosa è detto carità?”

“ Stabilità è aderire fermamente ai propri doveri dharmici . Pazienza è il controllo dei sensi. La migliore delle abluzioni è lavare la mente da tutte le impurità dato che l’acqua da sola non porta alla liberazione altrimenti , o Yaksha , i pesci di questo lago sarebbero anime liberate. Carità, compassione significa proteggere tutte le creature.”

“ Chi , allora , o re, è considerato istruito? Chi un ateo? Chi un ignorante? Cosa è detto desiderio e cosa invidia???”

“ Uno che conosce i propri doveri è detto istruito. Un uomo ignorante è un ateo e così un ateo è un ignorante. Il desiderio significa bramare le cose materiali e del mondo e l’invidia non è niente altro che l’angoscia del cuore.”

“ Cos’è l’ipocrisia? E cos’è la grazia degli dei? Cosa è chiamata malvagità?”

“ Porsi falsamente da sembrare religioso e non esserlo nel cuore è chiamata ipocrisia. La grazia degli dei è il risultato della carità di cuore. Malvagità significa ingiuriare gli altri.”

Lo Yaksha affondò : “ Dharma , artha e kama , gli obbiettivi della vita , ( sarebbero: dharma - seguire la virtù , la legge morale e naturale, il cosmos ; artha- la prosperità economica che ne consegue e che è protetta dal dharma ; kama – il piacere derivante dalla prosperità dharmica è piacere vero e sostenibile) sono opposti l’uno l’altro . Come possono coesistere???”

“ Quando un marito e una moglie sono felicemente uniti con l’intento di eseguire i doveri del dharma allora questi tre possono anzi coesistono armoniosamente rinforzandosi l’uno l’altro.”

“ Chi , o migliore dei Bharata , è destinato alla eterna dannazione , presto rispondimi all’istante!

“ Colui che convoca un bramino per le elemosine ma poi non gli concede niente viene condannato a duraturo inferno . E anche colui che nega la veridicità dei Veda , dei bramini, degli dei, e della religione dei padri. In particolare colui che ricco nega di donare ad altri bisognosi soffrirà successivamente questo profondo errore.”

“ O Re , dimmi con certezza cosa fa di un uomo un bramino ? E’ la nascita , il buon carattere , studiare e imparare i Veda ???”

“ Sentimi o Yaksha , o degno di adorazione , quali sono le vere caratteristiche di un bramino. E’ dal solo comportamento che egli viene riconosciuto . Nascita e istruzione, anche la conoscenza di tutti i Veda sono inutili se non c’è un buon carattere. E’ bramino solo colui che persegue i suoi doveri dharmici , religiosi, offrendo sacrifici e tenendo i sensi sotto controllo. Altrimenti deve essere considerato peggio del sudra. “

“Cosa si ottiene con il parlare gradevole ? Cosa ottiene colui che agisce solo dopo avere riflettuto attentamente ? Cosa guadagna l’uomo con molti amici? E cosa ottiene colui che è dedito alla virtù? “

“ Chi parla amorevolmente diviene caro a tutti. Chi agisce con cura ottiene tutto ciò che cerca. L’uomo con molti amici vive felice questa vita ma l’uomo virtuoso ottiene felicità in questa e nella prossima. Felicità durature.”

Adesso lo Yaksha finalmente disse: “ Sono soddisfatto , rispondi alle ultime quattro domande e io ristabilirò in vita uno dei tuoi fratelli. Chi in questo mondo può dirsi felice? Quale è la cosa più meravigliosa? Quali sono le forze che agiscono inesorabilmente in questo universo e come uno può trovare il sentiero eterno della corretta religione e del dharma?”

Yudisthira stanco sentì la responsabilità della vita dei fratelli e non si discostò né dalla verità né dal sincero impegno e disse :” Colui che non ha debiti e non è esiliato , vive semplice, mangiando cibo semplice a casa sua è felice. La cosa più meravigliosa è che benché tutti i giorni innumerevoli creature vadano alla dimora della morte un uomo pensi ancora di evitare questo evento e di essere immortale nel corpo. Le forze che agiscono come le stagioni in questo universo che è come un calderone sono il sole come suo fuoco, giorni e notti come combustibile, cicli lunari come mestolone , e tutte le creature che sono cotte dal tempo.

Il sentiero del dharma eterno , della religione eterna si trova solo nel cuore dei grandi mistici.”

Lo Yaksha sorrise: “ Tu hai risposto giustamente ogni domanda. Dimmi quale dei tuoi fratelli vuoi che io riporti alla vita. “

“ O Yaksha lascia che Nakula alto come un albero sal dotato di largo torace e lunghe braccia come serpenti torni alla vita.” Lo Yaksha fu sorpreso “ Ma per te è senza dubbio più importante il potente Bhima che Nakula , o re, e Arjuna è addirittura il tuo comandante in capo . Perché quindi chiedi che Nakula sia il primo a tornare vivo? “

“ Colui che sacrifica la virtù è a sua volta distrutto.” Replicò Yudisthira “ e colui che preserva la virtù è dalla virtù a sua volta preservato. Io quindi sono con cura attento ad osservare la virtù. Per motivi di pura convenienza. Per me virtù è trattenersi dalla crudeltà e ciò è superiore ad ogni ottenibile cosa di questo mondo. Così chiedo Nakula. Le due mogli di mio padre sono state Kunti e Madri che per me sono uguali . Con me Kunti ha ancora un figlio vivo , ma Madri la mamma dei due gemelli Nakula e Sahadeva non avrebbe alcuno. Con il desiderio di agire equanimamente verso le mie due madri chiedo la vita di mio fratello Nakula.”

“ Dato , o Pandava, che tu consideri astenersi dal nuocere agli altri superiore sia alla prosperità che al desiderio , allora che i tuoi fratelli tornino tutti alla vita !

Detto questo da parte dello Yaksha i quattro fratelli si alzarono dal suolo come da un riposo . Si sentirono rinfrescati e liberi da fame e sete.

Allora Yudisthira chiese allo Yaksha:” Chi sei tu o grande essere , che assumi la forma di una gru? Dimmi invero la tua identità o migliore fra i conoscitori del dharma . Sei un dio ? O forse sei mio padre stesso ???” Yudisthira aveva intuito correttamente , lo Yaksha rispose: Sono assolutamente tuo padre, o migliore dei Bharata . Conoscimi come Dharmaraja. Sono venuto con la sola intenzione di incontrare te , per il grande piacere che questo genera ad ogni uomo , che dire di me ! Fama, verità ,

autocontrollo, purezza,semplicità, carità , modestia, stabilità, ascetismo e astinenza sono i miei arti.

Io sono caratterizzato dalla astensione dal nuocere , imparzialità , pacificità, ascetismo, purezza e umiltà. Tu possiedi tutte queste qualità , caro figlio. Per buona fortuna tu hai conquistato i tuoi sensi, e la tua mente e pratichi la virtù. Volevo testarti e sono completamente soddisfatto e dolcemente pacificato. Chiedimi delle grazie ed io te le assegnerò. Coloro che sono devoti a me non necessitano di esperimentare la sfortuna. “

Yudisthira si inchinò rispettosamente davanti a suo padre e disse: “ Il mio primo desiderio è che il rito Agnihotra del bramino i cui attrezzi ( parafernalia) erano andati perduti a causa del cervo non sia interrotto .”

“ O figlio di Kunti fui io nella forma del cervo che portai via i parafernalia. Ecco te li ritorno. Chiedimi altre grazie.”

Yudisthira pensò attentamente :” I dodici anni della condanna alla vita di foresta in esilio sono adesso completati . Il tredicesimo noi dobbiamo sopravvivere in incognito. Prego accordaci che nessun uomo ci riconoscerà durante tale periodo.”

“ Così sia. Anche se doveste vagare nel mondo così come siete realmente senza camuffarvi comunque nessuno vi riconoscerebbe. Con il mio favore vivrete una segreta vita in incognito nella città di Virata. Adesso prenditi questi bastoni per il fuoco che servivano al bramino e chiedimi un’altra grazia. Non sono soddisfatto di concederti solo queste due. O Yudisthira devi sapere che io ti ho generato. E tuo zio Vidura , tuo amico e sostenitore è anch’egli parte di me.”

( la storia di come Vidura , una volta Dharmaraja abbia dovuto esperire una vita da umano è anch’essa gradevole).

Dharma allungò i bastoni a Yudisthira che replicò.” O dio degli dei , è sufficiente per me averti visto. Per fare il tuo piacere però accetterò un’altra grazia. O signore accordami di essere sempre in grado di superare l’avarizia, la follia e la rabbia, e che la mia mente sia sempre incline verso la compassione , ascetismo e verità.”

Dharma sorrise soddisfatto e disse: “ Ma per natura tu sei dotato di tali qualità o Pandava. Tu sei già la personificazione della virtù. Ma ti accordo quanto richiesto. “Poi il dio scomparve , lasciando i cinque Pandava , insieme sulla riva de lago . Meravigliati tornarono al loro eremitaggio portando gli attrezzi al bramino.

( Mahabharata )- Il genio del lago

(traduzione dall’inglese massimo taddei)

I cinque fratelli Pandava stavano nella foresta di Dwaitavana per la parte finale del loro esilio. Rimaneva solo un piccolo periodo di tempo prima di doversi travestire e nascondersi per il tredicesimo ed ultimo anno della pena che avevano accettato a seguito della sconfitta nella truccata partita a dadi organizzatagli con intento vizioso dai cugini Kaurava. Si domandavano fra se e se dove dovessero trascorrere la parte finale. Un giorno mentre se ne stavano seduti discutendo in compagnia di rishi ( saggi vedici), un bramino, in palese stato di angoscia si presentò davanti a Yudisthira ( il fratello maggiore, il re, concepito dalla madre Kunti con il dio della giustizia cosmica Dharmaraja quindi il figlio del dio della morte e della giustizia). Il bramino spiegò che un cervo aveva preso possesso dei bastoncini di incenso che egli usava accendere durante i riti religiosi e si era velocemente diretto entro la foresta. “ Gli incensi, insieme al cucchiaio rituale ed altri parafernalia erano tutti legati in una unica matassa. In qualche modo il cervo li ha infilati nelle sue corna . “O eroe io devo averli indietro visto che i miei sacrifici, se potessimo, dovrebbero non essere bloccati.” Yudisthira rassicurò il bramino e si alzò immediatamente in piedi insieme ai suoi quattro fratelli , Bhima, Arjuna , Nakula e Sahadeva. Prendendo i loro archi se ne andarono in cerca del cervo. Benché gli lanciassero molte frecce , comunque, non riuscirono a catturare l’animale. Sfilava velocemente via e svaniva nel folto . I fratelli diventarono stanchi e delusi e approcciato un grande albero baniano si sedettero alla sua ombra. Con cuore pesante Nakula disse a Yudisthira “ Nella nostra gente la virtù non è mai stata abbandonata e noi non siamo mai stati oziosi , né abbiamo mai rifiutato niente a nessuna creatura . Allora perché o re questa calamità ci sta affliggendo ?” - Yudisthira appoggiò il suo grosso arco sul terreno “Non c’è limite alle disgrazie in questo mondo caro fratello. Non possiamo sempre accertarne esattamente le cause perché è il grande dio Dharma che distribuisce i frutti sia delle virtù che dei peccati.” Bhima brontolò :” noi incontriamo questo disastro perché non ho prontamente ucciso Dusashana quando trascinò la nostra moglie Draupadi nella sala delle assemblee sottoponendola alla più penosa delle umiliazioni . Solo Krishna riuscì ad evitarle la peggiore di tutte.” “ Anch’io sono da incolpare per la presente situazione perché non compii vendetta quando Karna lanciò tali crudeli parole quel giorno.” Aggiunse Arjuna. “Anch’io disse Sahadeva, avrei dovuto uccidere Shakuni alla partita di dadi appena iniziò a ingannarti invece di lasciarlo andare avanti, o re . “Yudisthira si rivolse a Nakula : “ E’ certamente caldo in questa foresta , sali veloce , per favore su un albero alto e dai una occhiata in giro alla ricerca di un lago. I tuoi fratelli sono accaldati e assetati. Dopo essersi rinfrescati decideremo il da farsi. “ Nakula salì su un albero nelle vicinanze e scrutò intorno . “Sembra ci sia acqua non lontano vedo ciò che sembra essere un lago e sento anche il canto delle cicogne. Come Nakula scese giù dal tronco Yudisthira disse:” O affascinante fratello vai e raccogli acqua per noi tutti.” Nakula riempite con frecce un paio di faretre lasciò i suoi fratelli. Presto arrivò a un largo, chiaro lago coperto con loto e lillà. Inginocchiandosi giù sulla riva stava per iniziare a bere quando sentì una voce:” O ragazzo non bere quest’acqua. Questo lago è mio e nessuno può bere la sua acqua senza prima rispondere alle mie domande.” Nakula si guardò intorno. Non vedette nessuno, la sua sete era intensa . Non curandosi della voce usando la mano come una coppa bevve l’acqua. Non appena l’acqua sorpassò le labbra egli cadde morto. Dopo un lasso di tempo Yudisthira divenne nervoso , Nakula non era ritornato. Chiese al suo gemello Sahadeva di andare a cercarlo. Sahadeva seguì il tracciato di suo fratello e arrivò al lago. Vedendo Nakula giacente morto sulla sua riva fu preso da sgomento e tristezza. Lo toccò cercando segni di vita. Nakula sembrava immerso in un profondo assopimento. Non aveva perso la lucentezza del corpo ma non aveva pulsazioni e non respirava. Sahadeva rimase eretto , perplesso. Provato da una sete impossibile si recò al bordo dell’acqua per bere . Appena si pose in ginocchio udì la medesima voce dal cielo. “ Non bere l’acqua del mio lago. Prima di tutto dovresti rispondere alle mie domande e in seguito può essere che tu possa bere. “ Sahadeva era incapace di dare importanza a tali parole . La sua sete era oppressiva. Ingoiò un po’ di acqua fresca e come l’ altro fratello cadde morto. Vedendo che nessuno dei fratelli era tornato dopo circa una ora Yudisthira disse all’invincibile Arjuna di andare a dare una occhiata a cosa fosse accaduto. Con l’arco a portata di mano e la spada sguainata Arjuna procedette con cautela. Trovando i gemelli morti sul bordo del lago fu preso dal dolore. Corse da loro e vi si inginocchiò al loro fianco. Non c’erano segni di vita. Arjuna era stordito. Chi poteva averli uccisi ? Non c’era alcun segno di colluttazione. Arjuna guardandosi intorno vide solamente gli alberi muoversi nella brezza e gli uccelli acquatici sulla superficie del lago. Si appropinquò alla riva per sedare la sete e di nuovo la voce tuonò. “ O Parta non tentare con la forza di bere quest’acqua . E’ mia e tu puoi usufruirne solo dopo avere risposto le mie domande.” Arjuna urlò al cielo “ Vieni alla mia presenza e fermami . Tu non parlerai più in questo modo una volta spezzato dalle mie frecce .” E rilasciò immediatamente una innumerevole quantità di frecce che , arricchite della forza di mantra , erano capaci di colpire un obbiettivo invisibile. Arjuna riempì il cielo di frecce , dardi e giavellotti. La voce parlò di nuovo : “ I tuoi sforzi sono inutili, Arjuna. Rispondi alle mie domande o , se provi a bere l’acqua- morirai.”. Non tenendo conto di queste parole Arjuna al primo sorso di acqua cadde morto a fianco ai suoi fratelli. Quasi una altra ora era trascorsa: Yudisthira provava una crescente ansietà. Adesso si indirizzò a Bhima . “ O tormentatore dei nemici , tu sei rimasto seduto qui per un lungo tempo nell’attesa dei nostri fratelli . Penso che dovresti trovarli e riportarli indietro e io aspetterò qui. Bhima assentì e si alzò e corse veloce lungo il percorso verso il lago. Quando vide i tre fratelli giacenti a terra fu sbalordito. Sicuramente questo era il lavoro di un potente Rakshasa ( demoni incarnati in forme orribili con elevati poteri magici che Bhima aveva già facilmente sconfitto in grande quantità) . Sembra impossibile che un essere vivente possa avere abbattuto Arjuna e i gemelli. Bhima considerò che presto avrebbe dovuto affrontare un formidabile nemico. Era meglio bere un po’ di acqua per alleviare un po’ la fatica in preparazione della battaglia. Il Pandava ( in quanto i 5 fratelli erano figli di Pandu) corse giù verso l’acqua e di nuovo la voce celestiale risuonò come dal paradiso: O ragazzo non tentare di bere dal mio lago. Prima rispondi alle mie domande.” Bhima pensò che la voce provenisse da colui il quale avesse ucciso i fratelli : Dette una occhiata intorno molto arrabbiato. L’essere malefico si sarebbe pentito presto del suo vile atto. Non curandosi del suo volere Bhima infilò la faccia nell’acqua e bevve : Come gli altri fratelli cadde al suolo, morto. Solo, Yudisthira aspettava , ma quando non vide tornare Bhima, il più forte fra i fratelli, fu assalito da un brutto presagio. Pensava impossibile che Bhima e Arjuna potessero essere sopraffatti in battaglia . Dove erano finiti? Forse avevano trovato dei celestiali diletti sul lago e se li stavano godendo insieme. No , sicuramente non si sarebbero dimenticati dei loro doveri. Avendo ricevuto il suo ordine essi sapevano che Yudisthira era rimasto ad aspettarli. E in più i parafernalia del bramino non erano ancora stati recuperati. Qualcosa doveva essere successo per impedire loro di tornare. Apprensivamente Yudisthira si apprestò sul cammino per il lago nella foresta. Passando vicino ad alberi coperti di fiori blu e rossi Yudisthira si diresse verso il lago. Il gorgheggiare degli uccelli e il ronzio delle api risuonavano nei suoi orecchi mentre egli si muoveva veloce attraverso il bosco. In pochissimo tempo arrivò al lago che gli sembrò come essere un pezzo della dimora di Indra trasportato sulla terra. Coperto di fior di loto e circondato da una intensa quantità di alberi fioriti e fiori selvaggi. Sulla riva del delizioso lago comunque Yudisthira vide i suoi quattro fratelli sdraiati a terra , rassomiglianti a quattro Lokapalas ( gli otto principali dei che con i loro elefanti presiedono gli otto punti cardinali della bussola cosmica – bellissimi esseri celesti) caduti dal paradiso alla fine di una era. Yudisthira corse dai suoi fratelli e si gettò al suolo al loro fianco. Respirando affannosamente si strofinò via le lacrime. Si lamentò pesantemente e la sua voce echeggiò fra gli alti alberi intorno al lago: “ O Bhima dalle braccia potenti avevi giurato che avresti spezzato le gambe a Duryodhana in battaglia. Di quale valore è la tua promessa adesso ? O Arjuna in che modo mi stai mentendo oggi ? Le promesse degli uomini si dimostrano false ma come possono essere tali quelle degli dei ? Abbiamo udito tutti i celesti proclamare le tue glorie e dichiarare che avresti vinto e riavuto indietro il nostro regno perduto. – Nessuno sarà capace di vincerlo in battaglia- fu la profezia di Indra. Come può tutto ciò essere dimenticato? Sicuramente il mio cuore è fatto di pietra perché non va in pezzi alla vista di ciò che sto vedendo. All’osservare i suoi fratelli privi di vita Yudisthira era assediato da sofferenza. Pianse per un po’ , la sua mente palesemente confusa. Gradualmente si sforzò di riottenere il controllo su di e ponderare la situazione. Chi poteva avere abbattuto tali grandi guerrieri? Non c’erano segni di battaglia e i loro corpi non erano segnati e sembravano accasciati a terra in qualche forma di profondo sonno senza sogni. Yudisthira osservò attentamente il lago. Forse Duryodhana lo aveva fatto riempire con il veleno. Ma nessun veleno poteva uccidere Bhima, come quando i cugini lo avevano pesantemente avvelenato e poi gettato nello stagno . Bhima dormì otto giorni sott’acqua e poi tornò sorridente a casa affamato. Poteva essere che i Kaurava ( i cugini nemici) avessero cospirato con gli Asura ( i demoni - alla lettera i senza luce) per portare la morte ai Pandava. Ma , ancora, quale Asura poteva essere in grado di fronteggiare Arjuna , che da solo aveva sopraffatto i Nivatakavachas ??? Yudisthira guardava intorno . Non si vedevano tracce. Le frecce di Arjuna erano disseminate in qua e là ma non c’era sangue. Sarebbe stato impossibile che Arjuna non avesse almeno ferito il suo nemico. Egli non rilascia mai frecce inutilmente e per un giusto motivo . Arj significa diritto , corretto ,giusto ( in inglese arrow-freccia). Yudisthira cominciò a considerare che qualche potenza senza un corpo materiale potesse avere sopraffatto i fratelli. Li esaminò da vicino. Benché sembrassero morti non avevano perso il loro colore e le loro fattezze corporee erano per niente trasformate. Sicuramente le loro anime erano ancora presenti e abitavano i loro corpi benché i sintomi di vita fossero andati. Sembrava che la loro energia vitale fosse stata rimossa dal dio della morte in persona agendo dal loro interno. Convinto di questo , Yudisthira pensò che avrebbe scoperto la verità se avesse ispezionato il lago entrandovi dentro. Era a causa del lago che i suoi fratelli erano andati incontro alla morte. Yudisthira si infilò nell’acqua e , togliendosi l’armatura, si immerse. Immediatamente sentì la stessa voce che aveva parlato ai suoi fratelli i suoi presagi si rivelavano corretti. “ O ragazzo non prendere quest’acqua. Il lago appartiene a me e se vuoi bere devi prima rispondere le mie domande.” Yudisthira si guardò intorno - “ Chi sei tu??” urlò. “ Sono una gru che vive di muschi e pesci . I tuoi fratelli più giovani disobbedendo ai miei avvisi sono stati da me condotti sotto il controllo della morte. O Re se non rispondi alle mie domande sarai la quinta vittima.” Yudisthira si guardò intorno con stupore. Vide la gru sul ramo di un albero vicino al lago. “ Sei Siva o il migliore dei Vasu ??? O sei un Marut ? E’ impossibile per un uccello avere ucciso questi quattro eroi simili a montagne.” O più forte fra coloro che sono dotati di forza tu hai ottenuto ciò che neanche Dei, Gandharva, ed Asura non possono. Non so chi tu sia e quale sia la tua intenzione, ma sono curioso di conoscere queste cose ed allo stesso tempo sono terrificato. Il mio cuore è tribolante e la mia mente confusa . Ti prego dimmi perché stai qui e quale è il tuo desiderio.” Quindi Yudisthira vide la gru trasformarsi in un enorme , spaventevole essere. I suoi grandi occhi rossi erano appuntiti ed egli fiammeggiava come il sole. Rombando come un tuono egli disse: “ Io sono uno Yaksha non un uccello. Salute a te. ( Yaksha sono geni tutelari di un luogo e fanno parte degli asura). “Sono io che ho ucciso i tuoi potenti fratelli per loro stessa colpa. Benché vietati di bere essi mi hanno disatteso. Se uno ama la vita non dovrebbe prendersi questa acqua con la forza . Il lago è mio e uno può prendersi l’acqua solo a seguito di avere risposto alle mie domande. “O Yaksha io non desidero prendere ciò che è tuo . Io proverò a rispondere alle tue domande al meglio della mia limitata abilità . Ti prego chiedimi pure quello che vuoi. “ Rispose Yudisthira. Così lo Yaksha iniziò a porre domande a Yudisthira.

“Cosa fa si che l’anima si elevi dal suo imprigionamento nella materia . ? Chi le tiene compagnia , chi è la sua guida durante il suo viaggio spirituale e su cosa tutto ciò è fondato???” “E’la conoscenza del Signore Supremo che permette all’anima di elevarsi , le qualità divine sono sue compagne , il dharma è la sua guida, e tutto è fondato sulla verità.” “ Attraverso cosa una persona diviene istruita ? Come uno ottiene tutto ciò che è più elevato ? Come uno può acquisire e sviluppare un secondo sé , e attraverso che cosa , o Re un uomo diventa saggio???” “Un uomo diventa istruito tramite lo studio dei Veda . Con l’ascetismo ottiene ciò che è più elevato . L’intelletto è come un secondo e servire con amore i propri avi fa un uomo saggio. “Quale è la qualità divina dei bramini ? Qual è il loro comportamento che rassomiglia quello del pio , quale è il loro attributo umano e quale loro atteggiamento rassomiglia a quello dell’empio???” “ Lo studio dei Veda è il divino compito dei bramini . L’ascetismo è la pratica simile al pio. , la morte è il loro umano attributo e la maldicenza e la lontananza dalla verità li caratterizzano come empi.” “ Qual è la qualità divina degli kshatriyas ( la casta di coloro che mantengono l’ordine e la giustizia sociale . Nobili, guerrieri, addetti alla legge, governanti , dirigenti, amministratori , la casta del potere ma non del denaro) , qual è la loro purezza e quale la loro empietà e qual è la loro debolezza umana.??? “ Frecce e armi costituiscono la loro divinità , il sacrificio la loro pietà e abbandonare i bisognosi la loro empietà. La paura è la loro debolezza umana.” “ Cos’è il Sama (Veda delle Melodie) del sacrificio, cos’è la Yajur ( Veda dei Riti , della Adorazione) e di che cosa non si può fare a meno ???” “ La vita è il Sama sacrificale , la mente è il suo Yajur Veda ed il Rig Veda ( Inni) ciò di cui non si può fare a meno:” Yudisthira comprese il suo reale significato. Per sacrificio egli intendeva il sacrificio spirituale che genera il calore dell’ottenimento della conoscenza. Nel sacrificio rituale all’aperto che solitamente si performa con fuoco e mantra , i tre Veda , Sama , Yajur e Rig sono richiesti. Nel sacrificio soggettivo , spirituale , l’acquisizione della vera conoscenza insieme con la vita e la mente sono altrettanto necessari come i mantra dei tre Veda lo sono per il sacrificio rituale. In particolare il sacrificio spirituale dipende dalla preghiera che è rappresentata dagli inni del Rig Veda. Lo Yaksha andava avanti senza pausa : ” Cosa è di più grande valore per i contadini, per coloro che seminano , per coloro che aspirano alla prosperità e coloro che vogliono generare ?” “ La pioggia è la cosa di maggior valore per i coltivatori, per i seminatori i semi , per coloro che desiderano la ricchezza è la mucca, e per chi vuol generare il figlio maschio.” “ Quale persona benché respiri , fornita di intelligenza, rispettata dal mondo e che si gode i piaceri dei sensi è nondimeno detta essere non vivente ? “ La persona che non soddisfa gli dei , gli ospiti , i servi , gli avi, e se stesso con l’offerta di cibo santificato, costui è detto morto anche se respirante.” “ Cosa è più pesante della terra ? Cosa è più alto del cielo? Cosa più sfuggente del vento? E cosa più numerosa dell’erba? “La madre è più pesante della terra. Il padre è più alto del cielo. . La mente è più sfuggente del vento e i pensieri sono più numerosi dell’erba. Servendo la madre si conquista la terra e servendo il padre il cielo.” Lo Yaksha continuò.” Chi è che non chiude gli occhi quando dorme. ? Cosa non si muove dopo la nascita ? Che cosa non ha cuore e cosa si accresce con la propria forza ?“I pesci non chiudono gli occhi quando dormono, le uova non si muovono appena nate , la pietra non ha cuore e il fiume si gonfia della propria forza.” “ Chi è l’amico di un esiliato, di un capo famiglia, di un malato, e di un uomo morente ?” “L’amico di un esiliato è il suo compagno di sventura , quello del capo famiglia è la moglie, quello della persona malata è il medico e la compassione è l’amico di un uomo morente.” Chi è l’ospite di tutte le creature ? Qual è l’eterna religione ? O re dei re qual è il nettare che da la vita e cosa è che pervade tutto l’universo ? “Agni è l’ospite di tutte le creature ( Dio del fuoco e del fumo della cremazione) . Il latte di mucca è il nettare che da la vita detto anche la religione liquida. L’offerta di ghee nel fuoco sacrificale fatta al Signore rappresenta l’eterna religione , e l’intero universo è pervaso di etere. “Chi è che erra da solo ? Chi rinasce dopo la sua nascita? Cosa è l’antidoto al freddo e qual è il terreno più grande ? “ Il sole vaga solitario. La luna ripetutamente rinasce . Agni è l’antidoto al freddo e la terra è il terreno più grande.”Qual è la più alta vetta della virtù ? E quella della fama? Cosa del paradiso e cosa della felicità???” La liberalità , la tolleranza è la più alta vetta della virtù , e della fama lo è la carità, del paradiso la verità e della felicità il più alto rifugio è la buona condotta.” Lo Yaksha cominciava a addentrarsi nel cuore della conoscenza vedica.

“ Cos’è l’anima di un uomo? Qual è l’amico datogli dal destino? Qual è il suo principale supporto e la sua più alta vetta ? “

“ L’anima di un uomo è suo figlio, sua moglie è l’amico datogli dal destino, le nubi sono il suo sostentamento e la carità la vetta della sua vita.”

“ Qual è il più lodabile di tutti gli strumenti, di tutte le sorti di ricchezze e di tutti i tipi di felicità? E qual è il più importante di tutti i guadagni???”

“La abilità è la qualità più lodabile. La conoscenza è la più grande ricchezza. La salute il maggior ottenimento e l’autoaccontentarsi è la più alta felicità.”

“ Qual è la più grande virtù nel mondo? Quale religione porta sempre i suoi frutti? Qual è quella cosa che se controllata non porta mai l’uomo alla miseria? E con chi una amicizia non si rompe mai?”

“ Ahimsa, l’astenersi da nuocere a qualsiasi creatura è la più grande delle virtù. La religione dei tre Veda porta sempre frutti. La mente se controllata non porta alla rovina e l’amicizia con il giusto non si rompe mai.”

“Rinunciando a che cosa l’uomo si rende caro agli altri??? Cosa è che se abbandonata non conduce mai alla rovina? Cosa in caso di rinuncia porta alla ricchezza e cosa in caso di rinuncia alla felicità???”

“ Mollando l’orgoglio si diventa cari agli altri . Abbandonando la collera non si va in rovina . Il desiderio se abbandonato conduce alla ricchezza e l’abbandono dell’avarizia porta alla felicità.”

“ Per quale motivo uno distribuisce carità ai bramini, ai danzatori, ai servi, ed al re?”

“ Uno da ai bramini per ottenere meriti religiosi, ai danzatori per essere rinomato, ai servi per il loro supporto, e al re per essere liberato dalla paura.”

“ Cosa è che avvolge il mondo? Che cosa impedisce ad una persona di scoprire il suo vero se?

Perché si dimenticano gli amici e che cosa impedisce ad un uomo di andare in paradiso?

“ Il mondo è avvolto nell’oscurità, l’ignoranza spirituale impedisce la vera realizzazione del se. Gli amici vengono dimenticati a causa dell’avarizia e l’attaccamento alle cose del mondo ostacola la via alla beatitudine.”

“ A causa di cosa un uomo è considerato morto? Cosa fa si che un regno sia considerato morto e cosa rende morto un sacrificio ???”

“ Una persona misera di sentimenti , benché vivente, è considerata bell’ e morta . Un regno senza re è considerato morto e un sacrificio senza la carità è morto.”

“ Qual è il sentiero che uno dovrebbe percorrere? Cosa è altrimenti detto quale acqua, cibo, e veleno. Qual è il tempo giusto per la shradda ( fede religiosa) ?”

“ Seguire le tracce della correttezza costituisce il giusto sentiero . Lo spazio è detto anche acqua negli antichi testi Veda sulla cosmogonia. La mucca è considerata cibo dato che dal suo latte si ottiene il ghee per il sacrificio e grazie al sacrificio c’è la giusta pioggia da cui crescono i cereali. Una richiesta materiale è veleno. Il giusto tempo per la shradda è quando un bramino qualificato sia disponibile.”

Yudisthira era insicuro che le sue risposte avessero soddisfatto lo Yaksha che non dava segni di assenso o dissenso all’atto delle risposte del re. Lo guardò interrogativamente.

“ Qual è o Yaksha la tua opinione? “ Ma lo Yaksha semplicemente andò avanti a porre quesiti.

“ Qual è la caratteristica del vero ascetismo? Quale quella dell’autocontrollo? Cosa sono l’atteggiamento perdonativo e la vergogna?”

“ Seguire i propri doveri dati dal proprio dharma ( svadharma) è ascetismo. Autocontrollo significa tenere la mente ferma nel ricordo di Dio. La perdonatività consiste nel tollerare i nemici e la liberazione dalla vergogna consiste nell’astenersi da qualsiasi atto vile.”

“ O re cosa è detto essere la conoscenza? Cos’è la tranquillità? Qual è la più grande gentilezza e cos’è la semplicità?”

“ Capire il brahman è la vera conoscenza. Un cuore pacifico è la tranquillità . Gentilezza consiste nel desiderio di benessere verso tutte le creature e semplicità è l’equanimità della mente verso l’esterno.”

“ Qual è l’invincibile nemico dell’uomo? Quale la sua incurabile malattia? Quale uomo è considerato onesto e quale disonesto?”

“ La collera è l’invincibile nemico. La cupidigia è la malattia incurabile. Un uomo che è amico di tutte le creature è onesto e il crudele disonesto.”

“ Cosa o grande re è conosciuta come ignoranza? Cosa è detto essere l’orgoglio? Cosa è inteso essere l’oziosità? E cosa è detto angoscia?”

“ Non conoscere i doveri propri del dharma è ignoranza. Orgoglio significa credere di essere l’attore vero degli atti in questo mondo senza riconoscere che c’è un supremo potere in controllo di tutto. Oziosità è non compiere i propri doveri dharmici e l’ignoranza è angoscia.”

“ Cosa è conosciuto dai saggi rishi come stabilità ? , e cosa è pazienza ? Quale si dice sia la migliore abluzione e cosa è detto carità?”

“ Stabilità è aderire fermamente ai propri doveri dharmici . Pazienza è il controllo dei sensi. La migliore delle abluzioni è lavare la mente da tutte le impurità dato che l’acqua da sola non porta alla liberazione altrimenti , o Yaksha , i pesci di questo lago sarebbero anime liberate. Carità, compassione significa proteggere tutte le creature.”

“ Chi , allora , o re, è considerato istruito? Chi un ateo? Chi un ignorante? Cosa è detto desiderio e cosa invidia???”

“ Uno che conosce i propri doveri è detto istruito. Un uomo ignorante è un ateo e così un ateo è un ignorante. Il desiderio significa bramare le cose materiali e del mondo e l’invidia non è niente altro che l’angoscia del cuore.”

“ Cos’è l’ipocrisia? E cos’è la grazia degli dei? Cosa è chiamata malvagità?”

“ Porsi falsamente da sembrare religioso e non esserlo nel cuore è chiamata ipocrisia. La grazia degli dei è il risultato della carità di cuore. Malvagità significa ingiuriare gli altri.”

Lo Yaksha affondò : “ Dharma , artha e kama , gli obbiettivi della vita , ( sarebbero: dharma - seguire la virtù , la legge morale e naturale, il cosmos ; artha- la prosperità economica che ne consegue e che è protetta dal dharma ; kama – il piacere derivante dalla prosperità dharmica è piacere vero e sostenibile) sono opposti l’uno l’altro . Come possono coesistere???”

“ Quando un marito e una moglie sono felicemente uniti con l’intento di eseguire i doveri del dharma allora questi tre possono anzi coesistono armoniosamente rinforzandosi l’uno l’altro.”

“ Chi , o migliore dei Bharata , è destinato alla eterna dannazione , presto rispondimi all’istante!

“ Colui che convoca un bramino per le elemosine ma poi non gli concede niente viene condannato a duraturo inferno . E anche colui che nega la veridicità dei Veda , dei bramini, degli dei, e della religione dei padri. In particolare colui che ricco nega di donare ad altri bisognosi soffrirà successivamente questo profondo errore.”

“ O Re , dimmi con certezza cosa fa di un uomo un bramino ? E’ la nascita , il buon carattere , studiare e imparare i Veda ???”

“ Sentimi o Yaksha , o degno di adorazione , quali sono le vere caratteristiche di un bramino. E’ dal solo comportamento che egli viene riconosciuto . Nascita e istruzione, anche la conoscenza di tutti i Veda sono inutili se non c’è un buon carattere. E’ bramino solo colui che persegue i suoi doveri dharmici , religiosi, offrendo sacrifici e tenendo i sensi sotto controllo. Altrimenti deve essere considerato peggio del sudra. “

“Cosa si ottiene con il parlare gradevole ? Cosa ottiene colui che agisce solo dopo avere riflettuto attentamente ? Cosa guadagna l’uomo con molti amici? E cosa ottiene colui che è dedito alla virtù? “

“ Chi parla amorevolmente diviene caro a tutti. Chi agisce con cura ottiene tutto ciò che cerca. L’uomo con molti amici vive felice questa vita ma l’uomo virtuoso ottiene felicità in questa e nella prossima. Felicità durature.”

Adesso lo Yaksha finalmente disse: “ Sono soddisfatto , rispondi alle ultime quattro domande e io ristabilirò in vita uno dei tuoi fratelli. Chi in questo mondo può dirsi felice? Quale è la cosa più meravigliosa? Quali sono le forze che agiscono inesorabilmente in questo universo e come uno può trovare il sentiero eterno della corretta religione e del dharma?”

Yudisthira stanco sentì la responsabilità della vita dei fratelli e non si discostò né dalla verità né dal sincero impegno e disse :” Colui che non ha debiti e non è esiliato , vive semplice, mangiando cibo semplice a casa sua è felice. La cosa più meravigliosa è che benché tutti i giorni innumerevoli creature vadano alla dimora della morte un uomo pensi ancora di evitare questo evento e di essere immortale nel corpo. Le forze che agiscono come le stagioni in questo universo che è come un calderone sono il sole come suo fuoco, giorni e notti come combustibile, cicli lunari come mestolone , e tutte le creature che sono cotte dal tempo.

Il sentiero del dharma eterno , della religione eterna si trova solo nel cuore dei grandi mistici.”

Lo Yaksha sorrise: “ Tu hai risposto giustamente ogni domanda. Dimmi quale dei tuoi fratelli vuoi che io riporti alla vita. “

“ O Yaksha lascia che Nakula alto come un albero sal dotato di largo torace e lunghe braccia come serpenti torni alla vita.” Lo Yaksha fu sorpreso “ Ma per te è senza dubbio più importante il potente Bhima che Nakula , o re, e Arjuna è addirittura il tuo comandante in capo . Perché quindi chiedi che Nakula sia il primo a tornare vivo? “

“ Colui che sacrifica la virtù è a sua volta distrutto.” Replicò Yudisthira “ e colui che preserva la virtù è dalla virtù a sua volta preservato. Io quindi sono con cura attento ad osservare la virtù. Per motivi di pura convenienza. Per me virtù è trattenersi dalla crudeltà e ciò è superiore ad ogni ottenibile cosa di questo mondo. Così chiedo Nakula. Le due mogli di mio padre sono state Kunti e Madri che per me sono uguali . Con me Kunti ha ancora un figlio vivo , ma Madri la mamma dei due gemelli Nakula e Sahadeva non avrebbe alcuno. Con il desiderio di agire equanimamente verso le mie due madri chiedo la vita di mio fratello Nakula.”

“ Dato , o Pandava, che tu consideri astenersi dal nuocere agli altri superiore sia alla prosperità che al desiderio , allora che i tuoi fratelli tornino tutti alla vita !

Detto questo da parte dello Yaksha i quattro fratelli si alzarono dal suolo come da un riposo . Si sentirono rinfrescati e liberi da fame e sete.

Allora Yudisthira chiese allo Yaksha:” Chi sei tu o grande essere , che assumi la forma di una gru? Dimmi invero la tua identità o migliore fra i conoscitori del dharma . Sei un dio ? O forse sei mio padre stesso ???” Yudisthira aveva intuito correttamente , lo Yaksha rispose: Sono assolutamente tuo padre, o migliore dei Bharata . Conoscimi come Dharmaraja. Sono venuto con la sola intenzione di incontrare te , per il grande piacere che questo genera ad ogni uomo , che dire di me ! Fama, verità ,

autocontrollo, purezza,semplicità, carità , modestia, stabilità, ascetismo e astinenza sono i miei arti.

Io sono caratterizzato dalla astensione dal nuocere , imparzialità , pacificità, ascetismo, purezza e umiltà. Tu possiedi tutte queste qualità , caro figlio. Per buona fortuna tu hai conquistato i tuoi sensi, e la tua mente e pratichi la virtù. Volevo testarti e sono completamente soddisfatto e dolcemente pacificato. Chiedimi delle grazie ed io te le assegnerò. Coloro che sono devoti a me non necessitano di esperimentare la sfortuna. “

Yudisthira si inchinò rispettosamente davanti a suo padre e disse: “ Il mio primo desiderio è che il rito Agnihotra del bramino i cui attrezzi ( parafernalia) erano andati perduti a causa del cervo non sia interrotto .”

“ O figlio di Kunti fui io nella forma del cervo che portai via i parafernalia. Ecco te li ritorno. Chiedimi altre grazie.”

Yudisthira pensò attentamente :” I dodici anni della condanna alla vita di foresta in esilio sono adesso completati . Il tredicesimo noi dobbiamo sopravvivere in incognito. Prego accordaci che nessun uomo ci riconoscerà durante tale periodo.”

“ Così sia. Anche se doveste vagare nel mondo così come siete realmente senza camuffarvi comunque nessuno vi riconoscerebbe. Con il mio favore vivrete una segreta vita in incognito nella città di Virata. Adesso prenditi questi bastoni per il fuoco che servivano al bramino e chiedimi un’altra grazia. Non sono soddisfatto di concederti solo queste due. O Yudisthira devi sapere che io ti ho generato. E tuo zio Vidura , tuo amico e sostenitore è anch’egli parte di me.”

( la storia di come Vidura , una volta Dharmaraja abbia dovuto esperire una vita da umano è anch’essa gradevole).

Dharma allungò i bastoni a Yudisthira che replicò.” O dio degli dei , è sufficiente per me averti visto. Per fare il tuo piacere però accetterò un’altra grazia. O signore accordami di essere sempre in grado di superare l’avarizia, la follia e la rabbia, e che la mia mente sia sempre incline verso la compassione , ascetismo e verità.”

Dharma sorrise soddisfatto e disse: “ Ma per natura tu sei dotato di tali qualità o Pandava. Tu sei già la personificazione della virtù. Ma ti accordo quanto richiesto. “Poi il dio scomparve , lasciando i cinque Pandava , insieme sulla riva de lago . Meravigliati tornarono al loro eremitaggio portando gli attrezzi al bramino.