domenica 19 novembre 2006

La storia di Shakuntala

Re Janamejaya disse: "Brahmana, ho ascoltato da te una descrizione completa di come i deva, i demoni ed i Rakshasa, insieme ai Gandharva e alle Apsara, discesero su questa Terra. Adesso, o erudito, desidero sentire dire da te, alla presenza di tutti i santi saggi, la storia della dinastia Kuru sin dal suo inizio".Shri Vaishampayana cominciò a narrare: "Un eroe di nome Dushyanta contribuì a fondare l'antica dinastia Paurava; il suo regno, nobile Bharata, si estendeva fino ai quattro angoli della Terra. Dominando su tutto il pianeta questo capo degli uomini realizzò un'indiscutibile supremazia su ogni continente. Dushyanta, devastatore dei nemici, ebbe dunque la sovranità su tutte le nazioni, fossero esse sotto il dominio degli ignoranti mleccha, dei guerrieri della foresta o dei civili seguaci del varnashrama, perchè governò su ogni Terra circondata da mari ricchi di pietre preziose. Nel periodo in cui governava Dushyanta la Terra era molto ricca e generosa, tanto che la gente non doveva faticare per arare o scavare miniere. Con Dushyanta come re non c' era una sola persona malvagia e gli uomini, senza essere spinti dalla lussuria, generavano figli di animo nobile. Quando lui era il sovrano, tigre fra gli uomini, il popolo, felice di servire, era lieto e virtuoso, ed aumentava così la propria fortunata prosperità. Figlio mio, quando lui era il signore del mondo non esisteva la paura dei ladri, nè l 'umiliante timore della fame o delle malattie che minano la salute. Insegnanti, governanti, mercanti, agricoltori ed operai, erano tutti contenti di adempiere i propri doveri perchè capivano che il loro lavoro era un' offerta a Dio, nè bramavano le proprietà dei loro vicini. Tutti potevano così vivere senza l 'umiliazione della paura. Le piogge scendevano nella giusta stagione, il cibo e i cereali erano abbondanti e il pianeta era ricco di gioielli e di gemme. Di ogni risorsa c' era abbondanza. Dushyanta era un guerriero di straordinaria potenza; il suo giovane corpo sembrava composto di fulmini e con le braccia poteva trascinare la montagna Mandara con tutte le sue foreste e i suoi boschi. Era veramente infallibile nei combattimenti con l' arco, in quelli con la mazza e con la spada ed anche quando combatteva dal dorso di un elefante o di un cavallo. Quanto a forza, era come un secondo Vishnu; quanto a splendore era come il Sole, ed era inoltre irremovibile come l' oceano e tollerante come la terra. Sotto il suo governo il popolo gioiva perche egli aveva portato la felicità e la pace sul pianeta; il re visse perciò in una società evoluta, dove ognuno dava la più assoluta precedenza ai principi spirituali e alla virtù". Shri Vaishampayana continuò: "Accadde che una volta quel re dalle forti braccia andò a caccia in una fitta foresta, accompagnato da un ' imponente formazione di truppa e di veicoli militari, circondato da centinaia di cavalieri e di elefanti. C'erano centinaia di guerrieri armati di spada e di lancia, di mazze e di clavi, altri brandivano giavellotti e fiocine e lo proteggevano tutt'intorno. Questi guerrieri ruggivano come leoni e le loro grida si sommavano al tumultuoso suono delle conchiglie, al rullare dei tamburi, allo sferragliare delle ruote dei carri, al barrire degli elefanti da battaglia, all' orgoglioso nitrire dei cavalli da combattimento, alle conversazioni eccitate degli uomini e ai rumori secchi delle armi brandite dai guerrieri; un gioioso tumulto si levava mentre il monarca incedeva maestosamente. Dai giardini pensili dei bei palazzi le signore della capitale guardavano quel sovrano eroico le cui gesta gli avevano procurato gloria, affascinate dal suo splendore e dalla sua schietta bellezza. Egli, al pari di Indra, abbatteva chiunque recasse danno ai cittadini ed era capace di immobilizzare perfino possenti elefanti in corsa. Le signore dell' aristocrazia pensavano che fosse un secondo Indra con la folgore in pugno e dicevano l 'una all'altra: "Questo monarca è come una tigre fra gli uomini, il suo coraggio in battaglia è sorprendente. Coloro che oseranno anche solo pensare di farci del male si scontreranno con la forza delle sue braccia e cesseranno di esistere". Così parlando, le donne lodavano il re con affetto e facevano cadere piogge di fiori sulla sua testa. Mentre da ogni parte i brahmana eruditi glorificavano gioiosamente il suo governo giusto con inni poetici, Dushyanta si inoltrò nella foresta per una partita di caccia. La gente della città e delle campagne lo seguì a lungo finche il re li salutò congedandoli ed essi tornarono alle loro case. Così come il Signore, Vishnu, cavalca Garuda, quel monarca della terra sfrecciava sul suo carro spandendo per il Cielo e la Terra suoni minacciosi. Il saggio Dushyanta raggiunse una foresta che somigliava ai boschi Nandana dei pianeti paradisiaci, ricca di meravigliosi cespugli arka, di bilva e di alberi khadira, fitta di alberi dai frutti squisiti come kapittha e dhava. Era una foresta molto vasta, con alcuni altipiani che si estendevano per molte decine di chilometri, sovrastando un terreno scosceso e roccioso. Nonostante non vi fossero tracce di uomini e di acque, la foresta era piena di cervi e di molti animali selvatici e pericolosi. Con i suoi servitori, con i soldati e con gli animali, Dushyanta, simile ad una tigre, portò la devastazione in quella foresta, uccidendo molte bestie feroci. Abbattè molte tigri che via via si trovarono alla portata di tiro del suo arco, ed esse caddero trafitte dalle sue frecce mortali. Quel toro fra gli uomini abbatte dunque alcuni animali colpendoli a distanza con le frecce, mentre le belve che gli si avventavano contro le uccideva con un solo colpo di spada. Infilzò con la lancia anche alcune grandi antilopi maschio. Quel monarca era il più forte degli uomini; sapeva come far roteare la mazza in combattimento e si muoveva per la foresta animato da smisurato coraggio. Con giavellotti, frecce, mazze, clavi e lance, andava uccidendo qua e là animali feroci della foresta e uccelli predatori. Insieme ai suoi uomini, guerrieri appassionati al combattimento, il re, meravigliosamente forte, devastò quella foresta grande e selvaggia, tanto che le bestie più grandi l' abbandonarono. Gruppi di animali disperati, lamentandosi senza sosta, si allontanarono in branchi i cui capi erano stati uccisi. Già indeboliti per la mancanza d' acqua, arrivavano ai fiumi che erano in secca e, con il cuore sfinito per lo sforzo, cadevano svenuti. Tormentati dalla fame e dalla sete erano crollati esausti per finire subito divorati dai guerrieri affamati. Alcuni di loro mangiarono questi animali crudi, altri si diedero il tempo di farli a pezzi e di cucinare le loro carni. Molti elefanti possenti ed impazziti, feriti dalle armi, arricciavano la proboscide e fuggivano veloci in preda alla paura. Questi elefanti, nobili e selvaggi, che perdevano urina, escrementi e sangue, nella fuga calpestarono molti guerrieri. La foresta, coperta da una pioggia di frecce lanciate da quel nugolo di soldati possenti, alla fine risultò popolata solo da bufali ed altre creature inoffensive, perché il re aveva eliminato le grandi bestie pericolose". Shri Vaishampayana continuò : Nei tempi antichi la terra era coperta da fitte foreste dove gli animali selvatici proliferavano. Il Dharma dei re prevedeva la caccia al fine di mantenere l'equilibrio ambientale cacciando animali feroci e quelle specie di animali che non avrebbero permesso all'uomo di coltivare e raccogliere il cibo che gli era necessario. Contemporaneamente i re sperimentavano vari tipi di armi che altrimenti, nel momento del bisogno, non sarebbero state utilizzabili per la protezione delle categorie sociali più deboli: brahmana, vecchi, donne e bambini. "Dopo aver abbattuto migliaia di belve gigantesche il re, con il suo seguito e con gli animali, fece per proseguire la caccia in un ' altra foresta. Ma la fame e la sete divennero un problema perché, raggiunta la fine della foresta, egli si trovò di fronte ad un grande deserto. Il re, dotato di straordinario vigore e di un fedele esercito, attraversò quella terra arida per arrivare ad un' altra grande foresta in cui vi erano molti eremi straordinariamente belli. La foresta era così meravigliosa che la mente del re fu sopraffatta dalla gioia. Commosso, aveva gli occhi che brillavano di felicità. Una fresca brezza alitava tutt'intorno; a profusione alberi fioriti crescevano rigogliosi e i grandi ubertosi prati erano trapunti dai cinguettii melodiosi degli uccelli che vi si libravano in volo. Circondavano quella vasta terra boschiva alberi secolari i cui lunghi rami donavano ombra rinfrescante. Sui cespugli fioriti ronzavano indaffarati i calabroni a sei zampe e una squisita bellezza permeava tutto l' ambiente. In questa foresta non c' era un solo albero che non desse frutti o fiori, non una pianta che avesse spine, nessuna che non fosse invasa da gioiosi calabroni. I fiori sbocciavano sugli alberi in tutte le stagioni e i prati erano grandi, verdi e rigogliosi. Gli uccelli riempivano il cielo con i loro cinguettii ed i frutti ornavano ogni angolo della foresta. Il grande arciere non poté fare ameno di entrare in quella foresta così straordinariamente incantevole. Come per dargli il benvenuto il vento agitò gli alberi fioriti che ripetutamente fecero cadere una pioggia di fiori profumati. Quegli alberi gloriosi, ricoperti con l' ornamento di fiori variopinti, vibravano al dolce e melodioso canto degli uccelli svettando verso il cielo con gioia. Fra i loro rami, leggermente i piegati dal peso dei fiori sbocciati, gli uccelli cinguettavano allegramente e le api lasciavano sentire un dolce ronzio. Il potente re contemplava la delicata arte della foresta, per ogni dove adorna di cascate di fiori che si intrecciavano con piante rampicanti avvolte a capanne naturali: una delizia per la mente. Vedendo tutto ciò, il monarca si sentì leggero e felice. La foresta, radiosa come lo stendardo di Indra, risplendeva dunque di alberi carichi di fiori i cui rami colorati s'intrecciavano tutt'attorno l'uno con l'altro. Il vento fresco, piacevole e profumato, soffiava nella foresta contro gli alberi come per godere del loro abbraccio e diffondendo il loro polline nell' aria. Questa selva incantevole era ricca di molti aspetti piacevoli, e il re la contemplò per ogni dove. Graziosi boschetti, cresciuti sul fertile suolo nella vallata del fiume, svettavano robusti come bandiere che sventolano da alti pennoni. Osservando quella foresta con i suoi uccelli cinguettanti, il re notò un eremo di eccezionale piacevolezza che catturò la sua mente all'istante. Quest'eremo si trovava in mezzo ad una grande varietà di alberi ed era illuminato dalle fiamme dei fuochi sacrificali. Esso era abitato da saggi celesti, i Valakhilya, e da vari gruppi di santi studiosi. Tutt ' intorno vi erano tappeti di fiori e per custodire le fiamme del sacrificio c' erano molti grandi templi elegantemente disposti sull' ampia sponda del fiume Malini le cui acque erano pure e molto gradevoli. Uccelli canori dal manto colorato formavano sull' eremo una specie di baldacchino, che aumentava il fascino della foresta in cui vivevano gli asceti. Nell'atmosfera sublime di quell'eremo vivevano pacificamente insieme feroci bestie da preda con miti daini. Alla vista di ciò il re avvertì una grande felicità. Quando il bel re si avvicinò all' eremo vide che era luminoso come il mondo spirituale, tanto grande era il fascino di quella dimora di santi. Egli scorse la Malini, un fiume dalle acque purissime che sembrava abbracciare con fermezza l' eremo, fluendo come la madre che dà la vita a tutti gli esseri. Trasportava fiori e bolle d' aria nelle sue onde impetuose egli uccelli cakravaka si divertivano sulle sue rive sabbiose. Il fiume aveva generato i kinnara che risiedevano là, le scimmie e gli orsi, che conoscevano bene le sue acque. I mantra sacri risuonavano su quelle acque e le sue rive di sabbia splendente formavano un luogo ideale per i giochi di elefanti, tigri e serpenti. Dopo aver constatato le qualità dell' eremo e del fiume che lo racchiudeva, il monarca decise di entrarvi. Come l'eremo di Nara e Narayana è abbellito dal sacro Gange, così quello era abbellito dal fiume Malini con le sue amabili isole e piacevoli sponde. Il re entrò nell' eremo della grande foresta, ravvivato dalle grida di pavoni inebriati. Avendo dunque raggiunto quell' eremo simile ai giardini celesti di Citraratha, re Dushyanta, sovrano della Terra, si rese conto che doveva essere giunto alla dimora di quel santo di grande levatura che aveva nome Kanva. Sapendo che possedeva ogni qualità e che era di indescrivibile splendore, il re era impaziente di vedere quel grande asceta, che apparteneva alla stirpe di Kashyapa. Lasciando il carro, i cavalli e le guardie all' entrata dell' eremo, egli disse ai suoi uomini: " Andrò a trovare il saggio e pacifico Kanva, colui che è ricco di ascesi. Voi rimanete qui fino al mio ritorno, perché non sta bene avvicinarsi ad un uomo santo con armi e soldati". Il re, solo per il fatto di avvicinarsi a quell' eremo, che sembrava un giardino celeste, dimenticò fame e sete e percepì invece intima gioia e soddisfazione. Celando ogni simbolo della sua dignità reale, il monarca proseguì per il sublime eremo con la sola compagnia di un consigliere e di un sacerdote, impaziente di contemplare il santo che aveva accumulato ascesi tali da dare frutti inesauribili. Il re osservò l' eremo che appariva come un secondo pianeta di Brahma, con i dolci ronzii delle api e i canti delle molte varietà di uccelli, finche udì dei brahmana sapienti che cantavano con precisione il Rig Veda nel corso di riti e sacrifici. L' eremo era ancora più glorioso per la presenza di eruditi studiosi che conoscevano tutta la scienza dei sacrifici e li eseguivano con la massima puntualità. Questi saggi erano rigorosamente regolati nelle loro abitudini e il loro sapere era immenso. I migliori studiosi dell ' Atharva Veda, riconosciuti tali dagli esperti del sacrificio, cantarono gli inni della Samhita con metrica, sequenza e inflessione esatte. Altri brahmana cantavano meravigliosamente bene gli inni della purificazione spirituale e, con quelle vibrazioni e quei suoni propiziatori nell' aria, l' affascinante eremo somigliava veramente al mondo del Creatore. Vi erano studiosi specializzati in metodologie per la santificazione dei sacrifici, altri che erano maestri nelle sequenze e nella fonetica della scienza del suono, altri avevano una comprensione logica e completa dell'analisi dell'universo per categorie ed altri erano sapienti conoscitori di tutti i Veda. C' erano anche studiosi che erano maestri nella composizione letteraria e nel significato del linguaggio; altri avevano una profonda conoscenza delle varie categorie sociali e dell' attività a ciascuno congeniale; altri praticavano i principi religiosi della liberazione spirituale. C' erano studiosi inclini a precisi argomenti, che avevano imparato a sviluppare una tesi, a discuterla, a controbatterla e a raggiungere una perfetta conclusione relativamente alla conoscenza della Verità Assoluta. Erano presenti i migliori studiosi del mondo e l' eremo vibrava di sapienza e di conoscenza. Ovunque si volgesse, il grande guerriero vedeva saggi colti ed equilibrati, rigorosi nei loro voti, dediti al canto di mantra e all' officio di sacrifici; ogni saggio era perfetto nel suo campo. Vedendo le meravigliose varietà di posti a sedere e di seggi, devotamente adorni di fiori, il re della Terra rimase sbalordito. Egli osservava i colti brahmana adorare il Signore Supremo nei templi dedicati a Lui e alle Sue potenti manifestazioni e, così facendo, quel monarca ideale credeva di trovarsi sul pianeta di Brahma. Egli studiò attentamente quell' ashrama sfolgorante, protetto da ogni male per merito delle ascesi di Kanva e dotato di tutto ciò che rende bella e ricca la vita spirituale. Il re, non ancora sazio, volle saperne di più. Accompagnato dal suo consigliere e dal suo sacerdote, il poderoso guerriero entrò nel tempio di Kanva intorno al quale stavano santi ed asceti che avevano fatto voti solenni. Questo santuario speciale era appartato, puro e straordinariamente incantevole. Shri Vaishampayana disse : " Alla fine, re Dushyanta dalle braccia possenti lasciò indietro i pochi consiglieri e avanzò da solo. Giunto al tempio, che si trovava in un luogo appartato, non vide il santo Kanva. Trovando l'ashrama vuoto, disse a voce alta: "C'è qualcuno qui?" Nessuno rispose e la sua voce riecheggiò fra gli alberi. Sentendo il re, una splendida ragazza, affascinante come la dea della fortuna, uscì dall' ashrama con indosso la veste tipica delle donne che praticano l'ascesi. Non appena la ragazza dagli occhi neri ebbe visto re Dushyanta gli disse: "Benvenuto nel nostro ashrama", dopodiché lo accolse con rispetto e lo onorò offrendogli un seggio adeguato, acqua per lavare i piedi ed usandogli diverse altre gentilezze. Poi s'informò sulla sua salute e sul suo benessere. Dopo averlo onorato in maniera adeguata e dopo essersi informata con sincero interesse sulle sue condizioni di salute, sorrise timidamente e gli disse: "Ti prego, dimmi come possiamo servirti". Ricevuto con tanta attenzione da quella ragazza dalle parole dolci e dal tono gentile, il re, osservando i suoi lineamenti perfettamente armoniosi, le rispose: "Sono venuto qui per adorare l' eccelso santo Kanva. Gentile ragazza, per favore, dimmi, dov'è andato quel saggio?" Shakuntala rispose: "II grande saggio è mio padre. Egli ha lasciato l' ashrama per andare a raccogliere della frutta. Per favore aspetta un momento perché sarà presto di ritorno, così potrai vederlo". Shri Vaishampayana proseguì: "Re Dushyanta non aveva trovato il saggio ma era stato accolto dalla dolce vergine Shakuntala. Egli non poté fare ameno di notare che quella giovane ragazza, dai bei fianchi e dall' affascinante sorriso, era bellissima. Il suo giovane corpo, purificato dall' ascesi e dal controllo dei sensi, era luminoso e magnifico. E così il re le disse: " Affascinante fanciulla, chi sei e chi si prende cura di te? Perché sei venuta in questa foresta? Sei così graziosa e gentile! Cara, dimmi da dove sei venuta. Delicata creatura, non appena mi sei apparsa di fronte mi hai rubato il cuore. Vorrei conoscerti meglio. Dolcezza, ti prego, parlami di te". Così interpellata dal re in quella dimora spirituale, la giovane vergine sorrise e rispose con fare gentile: "lo sono conosciuta come la figlia dell'illustre saggio Kanva, asceta eccelso e rigoroso, famoso per la sua conoscenza delle norme religiose". Re Dushyanta disse: "II santo e benedetto Kanva Muni pratica uno stretto celibato e per questo il mondo intero lo adora. Dharma stesso potrebbe deviare dai suoi principi religiosi, ma non questo saggio dai voti rigorosi. Com ' è quindi possibile che tu sia sua figlia, affascinante creatura? Sono molto scettico su ciò che mi hai detto, per cui ti prego, dissipa il mio dubbio". Shakuntala rispose: "Sire, ti prego di ascoltare, come io la conosco, la storia della mia nascita e come divenni figlia di questo saggio nobile e casto. Tempo fa un santo brahmana visitò questo ashrama e, come te, si sorprese nel sentire che io sono la figlia di Kanva, così chiese a mio padre spiegazioni sulla mia nascita. Per favore ascolta, sire, che adesso ti ripeterò cosa gli rispose l 'illustre Kanva: "Una volta il potente asceta Vishvamitra si stava dedicando a severe ascesi, che però disturbavano molto il signore Indra. Quest'ultimo infatti pensava: "Con le sue ascesi questo Vishvamitra è divenuto così potente che potrebbe persino farmi rimuovere dalla mia posizione e prendere il mio posto". Preoccupato, Indra chiamò una ragazza celeste di nome Menaka e le disse: "Cara Menaka, hai così tante qualità divine da essere la più bella delle apsara. Gentile creatura, per favore, aiutami! Ascolta ciò che sto per dirti: Il grande asceta Vishvamitra, che splende come il Sole, pratica costantemente ascesi terribili e questo mi agita il cuore. Cara Menaka, fanciulla dalla vita sottile, Vishvamitra mi ha fatto sorgere questo problema e io ti ho chiamata per risolverlo. Lui è talmente rigoroso ed inflessibile che in pratica è diventato invincibile. Tuttavia non dovrà diventare la causa per cui io cada dalla mia posizione! Avvicinalo e seducilo. Fagli interrompere le sue ascesi! Fammi questo grande favore, formosa fanciulla, usa la tua bellezza, la tua giovinezza, i flessuosi movimenti del tuo corpo, il tuo radioso sorriso e la tua eloquenza; devi volgere a te Vishvamitra e far sì che interrompa le sue ascesi". L 'avvenente Menaka rispose: "Tu che sei una grande personalità sai molto bene che anche lui è dotato di tremendo potere e, per il suo impegno nelle più difficili ascesi, ha un carattere terribile. Se perfino tu sei così preoccupato delle sue ascesi, del suo potere e del suo brutto carattere, come posso non esserlo io? Quella grande anima è così potente che rapì persino i figli prediletti dell' onnipotente saggio Vasishta. Considera la forza e la tenacia di Vishvamitra: nacque come guerriero ma volle diventare a tutti i costi un brahmana; per lavarsi ha creato un fiume immenso, il Kaushiki: difficile da attraversare è considerato uno dei più importanti fiumi sacri del mondo. Quando in passato quella grande anima dovette affrontare tempi difficili, Matanga, re santo e pio, che era diventato un cacciatore, mantenne la moglie di Vishvamitra. Terminato il periodo di carestia Vishvamitra tornò al suo ashrama e cambiò il nome del fiume chiamandolo Para. Grato a Matanga, Vishvamitra si impegnò in un sacrificio così potente che persino tu, signore dei deva, hai dovuto andarci e bere ansiosamente il soma. Adirato con i deva, lui si creò la sua costellazione, ricca di stelle dominate da Shravana, che è la più fulgente. Ho molta paura di una persona che può compiere tali prodezze. Potente Indra, dimmi come devo comportarmi per evitare che Vishvamitra diventi furioso e mi riduca in cenere. Ha il potere di incendiare i pianeti. Con un calcio può far tremare la Terra intera e, sol che voglia, può comprimere il possente Monte Meru fino a farlo diventare una palla da ruzzolo. Come può una giovane donna come me anche solo andare a toccare un saggio che ha soggiogato i propri sensi le cui ascesi hanno praticamente trasformato in un fuoco ardente? Come può una come me osare avvicinarsi ad un uomo la cui bocca è fuoco fiammeggiante, la cui lingua è come il tempo fatale? O migliore dei deva, le pupille dei suoi occhi appaiono grandi come il Sole e la Luna. Il signore della morte, il deva della Luna, i grandi saggi ed i Sadhya, i Vishvedeva, i Valakhilya, tutte le creature temono il suo potere. Come può, dunque, una giovane donna come me non avere paura? D'altro canto, signore dei deva, come posso non andare da lui ora che me lo hai ordinato? Ti prego, re dei celesti, pensa a come salvarmi! Nel tuo interesse assicurati che io sia protetta mentre vado a compiere la tua missione. Signore, sarebbe ben trovato se il deva del vento, mentre cadrò a gambe levate dinanzi al saggio, sollevasse le mie vesti esibendo il mio corpo. Inoltre, per la tua misericordia, disponi che Manmatha, il deva dell' amore che mette in agitazione tutti i cuori, mi assista personalmente. Disponi inoltre che un incantevole vento profumato soffi su di noi, quando inizierò la seduzione del saggio". Indra rispose di si a tutte le richieste di Menaka e, non appena ebbe organizzato il tutto, lei si recò all' eremo di Vishvamitra". Shakuntala continuò a narrare la storia di Kanva: "Indra, dopo aver ascoltato la giovane apsara, diede istruzioni appropriate al Vento, che è sempre in attività, poi Menaka partì con lui. Quando la bella Menaka, comprensibilmente ansiosa, arrivò sul posto, vide il saggio che aveva bruciato tutti i suoi peccati con le ascesi e che continuava ad impegnarsi in altre. Ella gli offrì rispettosi omaggi ed iniziò a giocare davanti a lui. Come preordinato, il vento le aprì il vestito, splendido come la Luna piena. Non appena il vento ebbe svelato il suo corpo celestiale, ella si buttò subito a terra riavvolgendosi nella propria veste e sorridendo timidamente. Mentre cercava affannosamente di aggrapparsi al suo vestito, Menaka si mostrava confusa, incapace di coprirsi e così il migliore dei saggi poté vedere limpidamente l'indescrivibile bellezza delle sue forme giovanili. L' eccelso brahmana, scorgendo la bellezza di quel corpo, desiderò ardentemente congiungersi con la fanciulla, cadendo in tal modo sotto il controllo dell'impulso sessuale. La invitò a giacere con lui e la ragazza dalle forme perfette accettò con piacere. A lungo i due si divertirono nel bosco dandosi reciproco piacere e assecondando i loro desideri. Una lunga vicenda si svolse ma per loro fu come se fosse passato un solo giorno. Sopra un altopiano dell 'Himalaya, vicino al fiume Malini, il saggio generò in Menaka una figlia cui fu dato il nome Shakuntala, che però venne abbandonata, appena nata, sulla sponda del fiume. Menaka infatti, compiuto il suo dovere, tornò veloce al ricco pianeta di Indra. Alcuni uccelli, scorgendo la neonata che riposava indifesa in quella foresta solitaria, piena di leoni e di tigri, la protessero con cura da ogni parte. Determinati a far sì che i predatori non facessero del male alla bambina, rimasero sul posto per proteggerla. Io, Kanva, venni sulla sponda di quel fiume per lavarmi e vidi quella neonata che era protetta soltanto dagli uccelli, là distesa, nella meravigliosa foresta solitaria. La presi con me e la crebbi come se fosse figlia mia. Secondo i principi religiosi ci sono tre categorie di padri: la prima è costituita da coloro che generano un figlio, la seconda è costituita da coloro che salvano la vita a un bambino, la terza è costituita da coloro che lo alimentano e lo mantengono. Siccome la bimba era stata protetta così bene dagli uccelli Shakunta, le detti nome Shakuntala. Saggio gentile, ora sai che Shakuntala è mia figlia e che nella sua mente innocente lei mi ha accettato come suo padre". Shakuntala concluse: "In questo modo Kanva narrò la storia della mia nascita al grande saggio che ne aveva fatto richiesta. Maestà, ora sai in che modo io sono figlia di Kanva. Ho accettato completamente Kanva come mio padre perché non ho mai conosciuto il mio vero genitore. Ti ho raccontato la storia della mia nascita, sire, esattamente come l'ho sentita da mio padre". Re Dushyanta disse: "Cara ragazza, a giudicare da ciò che hai detto, è evidente che tu sei figlia di un re. Diventa mia moglie, graziosa fanciulla. Dimmi cosa posso fare per te. Oggi stesso ti porterò ghirlande d' oro, gli ornamenti più pregiati, orecchini, cavigliere e gemme provenienti da ogni parte del mondo. Bellezza straordinaria, ti porterò bracciali, medaglie ed abiti preziosi. Sii mia moglie, ragazza meravigliosa, lascia che in questo giorno il mio regno diventi tutto tuo. Mia timida bambina, il matrimonio Gandharva, che nasce dall'amore senza consultare i genitori, è considerato la forma migliore di matrimonio per uomini e donne di rango reale. Perciò, meravigliosa fanciulla dalle belle cosce soffici e rotonde come un albero baniano, uniamoci secondo il rito Gandharva". Shakuntala rispose: "Caro re, mio padre è andato via dall' eremo solo per raccogliere un po' di frutta. Ti prego, aspetta un attimo, e lui stesso mi offrirà a te". Dushyanta incalzò: "Pura fanciulla dalle forme perfette, voglio che tu mi accetti. Sappi che sono qui solo per te e la mia mente si è già persa per te. Ognuno deve essere sincero con se stesso se vuole raggiungere il proprio scopo nella vita. Perciò, devi darti a me ora, secondo la legge di Dio. Il codice religioso riconosce otto tipi di matrimonio, che sono, in breve: il Brahma, il Daiva, l' Arsha, il Prajapatya, l' Asura, il Gandharva, il Rakshasa ed in ultimo il Paishaca. Manu, figlio di Brahma, ha descritto le caratteristiche di queste forme di matrimonio ed ha stabilito che le prime quattro sono raccomandate per i brahmana. Devi anche sapere che le prime sei sono considerate adatte per coloro che sono di rango reale, innocente fanciulla. Per i re è approvato anche il matrimonio Rakshasa, mentre il matrimonio Asura è autorizzato per i vaishya e per gli shudra. Fra i cinque, tre sono propri e due impropri. I matrimoni Paishaca ed Asura non devono mai essere praticati da coloro che sono di rango reale. E' seguendo queste regole che noi conosciamo il nostro dovere e sappiamo come si pratica la virtù. Ti prego, non devi preoccuparti. Ti assicuro che per i re i matrimoni Rakshasa e quelli Gandharva sono in perfetto accordo con i principi religiosi. Separatamente o insieme, si possono eseguire entrambe le forme di matrimonio. Non ci sono dubbi su questo. Mia amabile signora, ti desidero e anche tu mi desideri. Adesso, con tua libera scelta, ti prego di diventare mia moglie con il matrimonio Gandharva". Shakuntala rispose: "Se questo è veramente nell' ordine della virtù, dato che apparteniamo entrambi all' ordine reale, e se veramente sono io la mia sola guida quando giunge il momento di offrirmi ad un uomo, allora, migliore dei Kuru, ascolta ciò che ti propongo. Mio signore, promettimi sinceramente che mi garantirai ciò che sto per chiederti in questo posto solitario. Se ti sposerò, il figlio che nascerà da me sarà il tuo erede al trono. Grande re, garantiscimi in tutta sincerità che nostro figlio sarà il principe ereditario. Se mi dici che ciò avverrà, Dushyanta, allora mi unirò a te subito". Shri Vaishampayana continuò a narrare: "Senza un attimo di riflessione il re le rispose: "Certo che lo farò! Ti porterò nella mia città, fanciulla dal dolce sorriso, perché meriti di essere la moglie del re. Armoniosa creatura, te lo dico in tutta sincerità". Detto questo a Shakuntala dal perfetto portamento, il re santo la prese per mano e, in accordo alle sacre leggi, giacque con lei. Poi la confortò e partì da solo perché non era prudente portare quella donna delicata sulla lunga strada che portava alla capitale. Però le disse più volte: "Mia dolce e sorridente fanciulla, manderò una scorta di fanteria, cavalli, carri ed elefanti solo per te. Con questa scorta regale ti porterò al mio palazzo". O Janamejaya, dopo questa promessa il re partì; ma dentro di se era preoccupato poiché pensava a Kanva, il potente padre della ragazza. Il saggio non era ancora tornato ed il monarca non lo aveva atteso di proposito. "Quando quell' eccelso asceta saprà la novità, cosa farà?", rimuginava il re. La domanda tornava senza sosta nella sua mente finché Dushyanta concluse il viaggio rientrando nella capitale. Un attimo dopo che Dushyanta ebbe lasciato l' eremo, tornò Kanva. Shakuntala, intimidita ed imbarazzata, non andò a riceverlo; ma per via delle sue grandi ascesi Kanva possedeva una conoscenza divina e quindi sapeva tutto ciò che lei aveva fatto. Attraverso la visione spirituale vide che il matrimonio era avvenuto in accordo ai princìpi religiosi, che Dushyanta aveva enunciato, perciò il grande saggio si compiacque di sua figlia e le disse : "Ciò che hai fatto oggi, unirti con un uomo senza le mie benedizioni, per te che sei una discendente di re, non è contro le leggi di Dio. E' detto che per l' ordine regio il matrimonio Gandharva, in cui un uomo ed una donna che si amano si uniscono in un luogo isolato senza rituali o mantra, è il migliore. Mia cara Shakuntala, tu hai accettato per marito un uomo profondamente pio. Dushyanta è una grande anima, è il più eccellente tra gli uomini, e ti ama. So che una grande e straordinaria personalità nascerà in questo mondo come figlio tuo e governerà tutti i continenti. Quando quella grande anima fonderà la giustizia nel mondo, la sua area di influenza si estenderà ovunque senza ostacoli e per ovunque intendo il mondo intero". Dopodiche Shakuntala prese il carico del padre, la frutta che aveva colto, lo posò e gli lavò i piedi con devozione. Quando il saggio asceta si fu ristorato lei gli disse: "Ho scelto Dushyanta, il migliore degli uomini, per marito. Adesso padre, ti prego, per la tua misericordia benedici lui e i suoi consiglieri". Kanva Muni disse: "Sono già ben disposto verso di lui perche desidero il tuo bene, mia amata figlia, e adesso, per suo vantaggio, accetta da me una grazia, qualunque cosa tu desideri". Shri Vaishampayana disse: "Shakuntala desiderava ardentemente il bene di Dushyanta e scelse come grazia che suo marito, re della dinastia Paurava, fosse sempre ligio alla volontà di Dio e che, per grazia del Signore, non perdesse mai il trono". Shri Vaishampayana, continuando a narrare, disse: "Re Dushyanta tornò nella sua città dopo aver fatto precise promesse all' amata Shakuntala. Ella portò per tre anni il suo seme nel grembo e infine partorì un bambino dalla forza sovrumana, un bambino radioso come il fuoco ardente, meraviglioso e generoso, un autentico figlio di Dushyanta, o re Janamejaya. Il saggio Kanva officiò personalmente le cerimonie di purificazione alla nascita del bimbo e altre cerimonie per invocare benedizioni su tutto il corso della sua vita. Il santo antenato conosceva bene il procedimento di purificazione e le cerimonie che officiò avrebbero procurato al bimbo prosperità di ogni genere. Quanto al bambino, costui aveva denti bianchi, lucidi e ben fatti, e le sue mani erano marcate con segni favorevoli: i cakra. Aveva la testa grande e molto bella ed era dotato di grande forza. Cresceva rapidamente ed era radioso come il figlio di un deva. Quando raggiunse i sei anni iniziò a catturare tigri, leoni, cinghiali selvatici, elefanti e bufali, che legava agli alberi intorno all' eremo di Kanva. Amava poi salire loro in groppa, divertendosi a domarli e a correr loro intorno. Perciò gli abitanti dell' eremo di Kanva gli dettero un nome: "si chiami Sarva-damana", dissero, perché doma chiunque". Il ragazzo venne conosciuto come Sarva-damana ed era dotato di coraggio, di vigore e di potenza. Osservando i comportamenti sovrannaturali del bambino e conoscendo la sua forza, il santo Kanva disse a Shakuntala: "E' tempo per lui di essere incoronato come giovane re, il successore legittimo al trono", dopodiché disse ai suoi discepoli: "Shakuntala è benedetta da tutti i segni che indicano in lei una buona moglie. Quanto prima dovrete scortare lei e suo figlio per condurla da questo eremo al marito. Non sta bene che una donna rimanga troppo a lungo con i propri parenti. Prolungando tale condizione si corrompono la sua fama, il suo carattere e i suoi principi morali. Perciò conducetela da suo marito senza indugi". "Così sia", dissero i potenti saggi, e partirono per Hastinapura, scortando Shakuntala e suo figlio davanti a loro. La madre, raggiante, prese il figlio dagli occhi di loto simile ad una creatura dei deva e finalmente lasciò la meravigliosa foresta dove era cresciuta e dove aveva conosciuto Dushyanta. Shakuntala con il seguito di saggi arrivò ad Hastinapura. Fu ammessa a palazzo reale e portata dinanzi al re col suo giovane figlio, luminoso come il Sole del mattino. Vedendo il marito assiso sul trono reale, splendido come il signore del paradiso, ella sentì una gran gioia e chinò la testa. Dopo averlo appropriatamente onorato, ella disse: "Questo bambino è tuo figlio, sire. Ora dovresti consacrarlo come tuo successore" . Poi Shakuntala si girò verso suo figlio e gli disse: "Porgi i tuoi rispetti a questo re degno di fede, poiché lui è tuo padre". Dopo aver così parlato al figlio rimase in piedi, china, in atteggiamento di umiltà, mentre il giovane figlio univa le mani in segno di preghiera e di saluto onorando il re con rispetto. Poi il ragazzo spalancò gli occhi dalla felicità e fissò il suo amato padre, ma quando si mosse per abbracciare il re, questi raggelò al tocco del figlio e rimase immobile sul trono. "Sii gentile!" disse la madre. Ma il re, che conosceva bene i principi della religione, aveva visto qualcosa che lo aveva invaso di terrore. Preoccupato ponderò la situazione, poi rispose: "Bella signora, ti prego, dimmi perché sei venuta qui. Dato che hai un figlio giovane io di sicuro cercherò di aiutarti". Shakuntala rispose: "Sii gentile con noi, grande re! Ti dirò perché siamo venuti, o migliore degli uomini, perché tu generasti in me questo ragazzo, che è come un giovane deva sulla terra. Adesso, maestà, devi fare di lui ciò che promettesti. Te fortunato, ricorda la promessa che mi facesti quando ci unimmo nell' eremo di Kanva Muni". Sentendo le parole della moglie e pur ricordando tutto ciò che era accaduto, il re disse: "Non ricordo. A chi appartieni donna, o asceta corrotta? Non ricordo di aver avuto alcun rapporto con te, ne per motivi religiosi, ne per ragioni sentimentali, ne per affari. Puoi andare o restare, come desideri. Fa ciò che vuoi!". Sentite le parole del re, quella donna meravigliosa e intelligente arrossì dalla vergogna e ammutolì restando in piedi, stordita. Il dolore era tale da renderla come priva di coscienza, immobile come un tronco d'albero, con gli occhi divenuti rosso rame per la collera mentre le sue belle labbra tremavano di risentimento. Lanciava al re trasversali sguardi di fuoco, come se volesse ridurlo in cenere. Quasi pazza di collera riuscì tuttavia a mantenere il controllo di se e a celare il sentimento di furore aggrappandosi all' ardore del potere accumulato in tutta la sua vita ascetica. Al culmine del dolore e dello sdegno si fermò un attimo a riflettere sulla situazione, poi fissò con audacia il marito pronunciando con rabbia queste parole: "Tu sai , Maharaja! Dunque, perché parli in questo modo? Perché dici con aria indifferente che non sai, come se tu non fossi diverso da un qualunque infimo essere? Il tuo cuore conosce il vero e il falso di questa storia e tu, persona degna, ne sei certamente testimone nel tuo cuore. Perciò non svilire la tua anima: chi si presenta in modo diverso da ciò che in realtà sa di essere è un ladro che deruba la propria coscienza. Una simile persona, sentendosi perduta, quale peccato si tratterrà dal commettere? Forse pensi che fossimo soli quando mi hai amata e che laggiù non ci fossero testimoni? Non sei consapevole del Signore Onnisciente, la Sorgente di tutto, Colui che risiede nei nostri cuori? Di Lui che conosce tutto ciò che fanno gli uomini empi? Tu osi torturare altri in Sua presenza? Il peccatore pensa: "Nessuno sa ciò che ho fatto". Ma lo sanno i deva e il Signore che sta nel cuore. Lo sanno il sole e la luna, il vento e il fuoco, il cielo e la terra, il signore della morte, il giorno e la notte, l'alba e il tramonto e il deva della giustizia, tutti quanti loro sanno ciò che l'uomo fa". Shakuntala disse: "Il Signore Supremo è nel cuore di ognuno ed è testimone dei nostri atti. Egli conosce tutto ciò che facciamo nel campo d' azione del nostro corpo. Se è soddisfatto dei nostri atti, allora anche il signore della morte, nato dal sole, ci perdonerà e trascurerà ciò che avremo fatto di sbagliato. Ma se uno è caparbiamente sciocco, questo non piacerà al Signore, e allora Yama, deva della morte, si porterà via il malfattore per punirlo di tutti i peccati commessi. Quando un uomo dà la sua parola e poi agisce diversamente, si degrada, e neanche i deva lo aiuteranno perché sarà divenuto malvagio. Tu dovresti essere contento e pensare: "Mia moglie mi ama al punto che è venuta senza attendere la scorta reale". Non umiliarmi in questo modo, perché io ti ho accolto come il signore della mia vita. Adesso tua moglie è venuta ed è qui dinanzi a te, ma tu non la onori con un benvenuto adeguato e con doni, come farebbe qualsiasi uomo per bene. Io sono qui, alla tua corte! Perché mi ignori come se fossi una donna qualunque? Non sto gridando al vento, sto parlando a te, mio marito, perché non mi ascolti? Se non tieni conto delle mie parole, anche quando ti imploro in questo modo, Dushyanta, oggi, in questo stesso giorno la tua testa esploderà in cento pezzi ! E' nella moglie che un marito entra per rinascere nel suo grembo, nella forma di figlio. Da sempre gli studiosi sanno questo e perciò chiamano la moglie jaya, la fonte della nascita. Quando un uomo si unisce a sua moglie e genera un figlio, libera i suoi antenati defunti creando una nuova futura generazione della sua stirpe familiare. Il figlio salva realmente suo padre dall'inferno, il Put, per questo il Creatore ha chiamato il figlio putra. E' una vera moglie quella che è esperta nei doveri familiari. E' una vera moglie quella che genera buoni figli. E' una vera moglie quella che fa di suo marito la sua stessa vita. E' una vera moglie quella la cui dedizione al proprio uomo è incorruttibile. Una moglie fedele è l' altra metà del suo uomo. Una moglie fedele è il migliore amico del marito. Una moglie fedele porta moralità, gioia e prosperità in famiglia. Una moglie fedele è quella che si prende cura del marito fino alI 'ultimo respiro. Gli uomini che hanno buone mogli osservano sante ricorrenze. Gli uomini che hanno buone mogli sanno come amministrare la casa. Gli uomini che hanno buone mogli sono lieti per la misericordia del Signore. Gli uomini che hanno buone mogli conoscono l' abbondanza e la bellezza. Le mogli che parlano ai loro mariti con amore sono i loro amici più cari nell' intimità. Sono come padri quando è il momento di osservare i doveri religiosi e sono le madri più affettuose quando i loro uomini sono nel dolore. Persino quando viaggia per un territorio buio e selvaggio, un uomo trova ristoro e conforto nel pensiero della propria moglie. In colui che ha una buona moglie si può riporre fiducia. Per tutto questo, una moglie buona e fedele è la cosa più desiderabile per un uomo di questo mondo. Una moglie devota è sempre col marito, in ogni sorta di dispiaceri e persino nell' altro mondo, perché essi condividono il medesimo destino. Se la moglie è la prima a morire, ella aspetta il marito nell'altro mondo e quando l'uomo muore prima, una moglie santa lo segue. E' per tutte queste ragioni, sire, che si deve prendere una donna col rito matrimoniale, perché il marito avrà un amico sincero in questo mondo e nella vita che seguirà. Siccome un padre nasce di nuovo attraverso suo figlio, un uomo dà la vita a se stesso quando procrea un figlio in questo mondo. Perciò deve guardare alla moglie, madre dei suoi figli, come se fosse la sua stessa madre. Quando il padre osserva suo figlio, generato nel grembo della sua devota moglie, gioisce come se guardasse se stesso in uno specchio. Il paradiso gli è assicurato se farà del bene alla sua famiglia. Gli uomini intelligenti, che pur bruciano nell' angoscia e nell' ansietà di questo mondo, gioiscono e trovano sollievo nelle buone mogli proprio come coloro che, tormentati dal fuoco, sono ristorati dall' acqua fresca. Un uomo intelligente, anche se si arrabbia, non sarà mai sgarbato con la donna che lo ama, perché sa con chiarezza che il suo affetto, il suo amore e le sue qualità dipendono tutti da sua moglie. Donne adorabili sono in sempiterno la sacra area di azione dove la buona progenie si eleva. Persino una persona santa, quando crei una progenie, che cosa potrà se non si prenderà cura della sua donna? Per un padre cosa c' è meglio di un figlio che, coperto di polvere dopo aver corso, va ad abbracciargli le gambe? Quando tuo figlio ti viene incontro con amore, impaziente di avere il riscontro del tuo, com' è possibile disapprovarlo e rifiutarlo? Persino le minuscole formiche si prendono cura delle proprie uova e non le rompono. Come fai a non prenderti cura del tuo figlio legittimo, tu che sei così esperto nei principi della religione? Il piacere che uno prova nel toccare begli ornamenti, donne affettuose o acqua fresca, non può essere comparato al piacere che uno prova nel toccare il proprio figlio quando viene ad abbracciare i suoi genitori. Come il brahmana è il migliore tra gli esseri a due gambe, come la mucca è l' animale che ha più valore tra i quadrupedi e come il guru è il migliore tra coloro che possiedono una profonda conoscenza, così fra tutti i tipi di contatto fisico, quello che consiste nel toccare il proprio figlio è a tutti superiore. Questo ragazzo meraviglioso è tuo figlio; lascia che ti tocchi! Non c'è felicità al mondo che eguagli l'abbraccio del proprio figlio. Dopo tre anni completi di gestazione, diedi alla luce questo ragazzo, o imperatore, e sarà lui che farà scomparire tutte le tue pene. Al momento della sua nascita, o re Puru, una voce celeste profetizzò che lui officerà cento sacrifici del cavallo. Quando gli uomini sono stati lontano, in altri villaggi, e poi tornano a casa, essi prendono subito in braccio i loro bambini e li baciano sulla testa con gioia. Tu sai molto bene che nella cerimonia della nascita dei figli, i nati due volte recitano questi versi tratti dai sacri Veda: "Tu vieni dalle mie membra perché sei nato dal mio cuore. Sei quella parte di me che chiamo mio figlio; che tu possa vivere per cento autunni ". "La mia forza e la mia sopravvivenza dipendono da te, perché è in te la continuità della nostra famiglia. Perciò, mio amato, che tu possa vivere nel modo più felice per cento autunni". Dushyanta, questo ragazzo è nato dal tuo corpo. L 'uomo è venuto dall'uomo. Devi guardare a nostro figlio come una parte di te, proprio come guardi il tuo riflesso nelle acque chiare di un lago. Come le famiglie si trasmettono il fuoco perenne fra le loro case e con esso accendono il fuoco sacro del sacrificio, così questo figlio è venuto da te. Dushyanta, adesso da uno sei diventato due, perché hai un figlio. Ti sei smarrito dietro ad un daino cui stavi dando la caccia, sire, e hai incontrato me: una ragazza vergine nella pia casa di suo padre. Tra tutte le paradisiache apsara le sei più belle sono: Urvashi, Purvacitta, Sahajanya, Menaka, Vishvaci, e Ghrtaci. Fra queste, Menaka, nata da Brahma, è quella a tutte superiore. Lei è venuta dal paradiso sulla Terra, si è unita a Vishvamitra e mi ha generato come figlia sua. L' apsara Menaka mi partorì in cima ad una vetta dell 'Himalaya, poi quella donna senza cuore mi abbandonò là andandosene, come se fossi di qualcun' altra. Oh, quali peccati devo aver commesso nella mia vita passata per essere rifiutata nell'infanzia dai miei genitori e adesso da te, mio marito! E sia, se mi rifiuti tornerò all' eremo, ma è male per te rifiutare anche il ragazzo che tu hai fatto arrivare in questo mondo". Dushyanta rispose: "lo non riconosco il figlio nato da te, Shakuntala. Le donne sono famose per le loro menzogne, perciò, chi crederà alle tue parole? Tua madre Menaka non era nient'altro che una cortigiana senza misericordia che ti ha abbandonata su un picco himalayano come se tu fossi stata una ghirlanda appassita. Non si comportò anche tuo padre senza misericordia? Vishvamitra nacque da una madre di famiglia reale ma, seguendo il suo desiderio, smaniò per arrivare al rango di brahmana. Ma anche ammesso che Menaka sia la migliore delle apsara e Vishvamitra il migliore tra i grandi saggi, come puoi tu, donna perduta che corri dietro agli uomini, dichiarare di essere la loro figlia? Non ti senti imbarazzata a dire cose cui la gente semplicemente non può credere? Oltretutto, osi parlare in questo modo in mia presenza. E' meglio che te ne vada, falsa asceta! Chi sei in confronto al grande e potente saggio che ti generò, o alla famosa apsara Menaka? L 'unico punto chiaro è che sei una donna disgraziata con indosso la veste di asceta. Dici che tuo figlio è un ragazzo di sedici anni mentre il suo corpo è troppo grande per quell' età ed è già molto forte, più forte di un normale ragazzo. Come ha potuto crescere alto e robusto come il tronco di un albero sala in così poco tempo? Tutto ciò che dici, o asceta, rimane un mistero per me. Lo non ti riconosco. Puoi andartene dove vuoi!" Shakuntala rispose: "Sire, tu parli dei difetti altrui, anche se sono piccoli come semi di mostarda, mentre il tuo errore è grande come il frutto bael, che se lo hai davanti agli occhi non puoi vedere nient'altro: Menaka è una tra i trenta deva più importanti, ma in realtà questi trenta vengono dopo di lei. La mia nascita è di lignaggio piu alto del tuo, Dushyanta. Tu cammini sulla Terra, sire, mentre io posso andarmene in giro per i pianeti paradisiaci. Cerca di capire che la differenza che c' è tra noi è come quella tra il possente Monte Meru ed un piccolo seme di mostarda. lo vado a mio piacimento fino alle dimore di lndra, di Kuvera, di Yamaraja e di Varuna. Sire, considera il mio potere ! Ciò che sto per dirti è la verità, povero innocente, te lo dico solo per insegnarti qualcosa, non perché ti odii o ti invidii; ascolta le mie parole e dimentica qualunque offesa io possa averti fatta. Finché una persona brutta non si guarda allo specchio pensa di essere più bella degli altri. Ma quando vede in uno specchio la sua faccia deforme allora capisce che il brutto è lui, non gli altri. Chi è veramente bello non disprezza nessuno, ma chi parla troppo e in modo sprezzante, ingiuriando sempre gli altri, è un essere offensivo. Quando uno sciocco ascolta la gente dire cose buone e cose cattive, preferisce credere a quelle cattive, proprio come un maiale è lieto di mangiare gli escrementi. Un saggio che ascolti la gente nel dire parole buone e parole empie, dà credito a quelle buone, proprio come fa il cigno quando estrae dall' acqua il latte prezioso. Quando un giusto critica gli altri prova rimorso, mentre un empio che critica gli altri prova una grande soddisfazione. Quando le persone pie rendono omaggio ad un saggio e ad un anziano provano piacere, mentre uno sciocco prova piacere a molestare le persone pie. Coloro che non vedono difetti negli altri vivono felici, mentre il piacere degli sciocchi consiste nel cercare i difetti degli altri. Persino rimproverate, le persone sante parlano bene di coloro che li hanno criticati. E non c' è niente di più ridicolo in questo mondo di un malvagio che accusa un santo di essere empio. Se un uomo uscito dal sentiero della verità e della virtù, divenuto iracondo come un serpente velenoso, riesce ad infastidire persino gli atei, quanta ansietà causerà ad un uomo di ferma fede che crede in Dio? Quando un uomo genera un figlio come questo ragazzo e poi lo tratta con disprezzo, i deva dei pianeti celesti s'incaricheranno di distruggere la sua ricchezza e lui fallirà nello scopo di raggiungere i pianeti dei beati. I nostri antenati dicono che un figlio sta alla base dell' albero familiare e rappresenta il nostro primo dovere, perciò non si deve mai respingere il proprio figlio. Manu ha detto che oltre al figlio generato con la propria moglie ci sono altre cinque categorie di figli: quelli ricevuti in dono, quelli acquistati, quelli allevati, quelli adottati e quelli generati con donne diverse dalla propria moglie. I figli sono come robuste navi di rettitudine perché non appena nascono portano al padre fama e virtù, riempiono le loro menti di amore e salvano gli antenati caduti nell' inferno. Tigre fra gli uomini, di sicuro non ti si addice il gesto di rifiutare tuo figlio! Signore della Terra, ora è il momento in cui devi proteggere la religione, la verità e la tua anima! Leone fra i re, non praticare l' inganno ! E' meglio possedere un laghetto che cento pozzi e un sacrificio religioso è meglio di cento laghi, ma anche un solo figlio è meglio di cento sacrifici. Ma la verità, sire, è più preziosa di cento figli. L' onestà fu posta sopra un piatto di una bilancia, sull' altro furono messi mille "sacrifici del cavallo"; l' onestà risultò di maggior peso. Imparare tutti i Veda e bagnarsi in tutte le acque sacre è appena paragonabile al dire la verità. Non esiste virtù più alta del dire la verità, perché non c'è nulla che sia più elevato della verità e niente in questo mondo è più amaro dell' inganno. Sire, dire la verità significa essere con Dio, per questo il nostro impegno più elevato è quello di dire la verità. Non infrangerlo sire, sii sempre uno con la verità! Ma se vuoi proprio mentire e non credi al valore dell' onestà, allora io me ne andrò via perché non ho nessuna intenzione di rimanere con un essere di tal fatta. Anche senza il tuo intervento, Dushyanta, mio figlio governerà questo pianeta, le cui quattro direzioni sono coronate dal re delle montagne". Shri Vaishampayana continuò a raccontare: "Dopo aver pronunciato queste parole, Shakuntala si apprestò a partire ma, mentre Dushyanta stava li seduto con intorno sacerdoti, ministri, insegnanti e consiglieri, una voce proveniente da una fonte invisibile si rivolse al re e gli disse: "La madre è il contenitore in cui il padre genera il figlio. Il figlio non può essere separato dal padre perché è del padre. Prenditi cura di tuo figlio, Dushyanta! Non commettere una cattiva azione ai danni di Shakuntala! Il figlio che porta il seme del padre salverà il padre dal dominio del signore della morte. Sei tu, sire, che hai piantato il seme di questo ragazzo. Shakuntala ha detto il vero. Quando una moglie genera un figlio, il suo corpo diviene due. Perciò, Dushyanta, abbi cura di tuo figlio, nato da Shakuntala. Quale uomo sarà così privo di bontà e di mezzi da abbandonare, mentre è in vita, un figlio vivente? Discendente di Puro, curati di questa grande anima che è il figlio di Shakuntala e di Dushyanta. E' per nostro ordine che devi crescere questo ragazzo. E fa che tuo figlio venga conosciuto con il nome di Bharata". A quest'ordine e a questa enunciazione che proveniva dagli abitanti dei pianeti celesti, il re Paurava si riempì di gioia e disse ai sacerdoti e ai consiglieri: "Signori, dovete tenere conto che questa conferma viene da un messaggero dei deva! Ora posso riconoscere apertamente questo ragazzo come il mio amato figlio. Se io lo avessi accettato solo per le parole di sua madre o anche per mia volontà, il popolo avrebbe potuto dubitare della sua purezza e delle circostanze della sua nascita, e ciò avrebbe potuto turbare la sua vita di re. Ho parlato così perché sapevo che i deva avrebbero mandato un loro messaggero a difendere la figlia di Menaka e il suo potente figlio. Ho agito così per mantenere la promessa fatta a mia moglie e cioè che suo figlio sarebbe diventato re e contemporaneamente per evitare un grande scandalo che mi avrebbe forzato ad abbandonare la famiglia". ! Ora che il messaggero dei deva aveva testimoniato il buon nome di suo figlio, il re era al culmine della gioia, col cuore in estasi prese suo figlio fra le braccia baciandolo sulla testa e abbracciandolo con tenero affetto. Sapienti brahmana accettarono senza riserve il ragazzo e i poeti di corte si misero a cantare le sue lodi. Il re provò la gioia veramente più grande toccando il suo amato figliolo. Egli conosceva bene i principi della religione e coerentemente con questi principi rese pieno onore alla moglie. Per placare il suo cuore ferito le disse: "Divina, la mia unione con te era ignota al popolo, per questo, dopo lunga riflessione, ho agito come hai visto, perché si affermasse la tua purezza. Il popolo avrebbe potuto pensare che ero stato preso dalla tua femminilità e dal tuo fascino e che solo per questo mi ero unito a te. Il popolo chiede che un re agisca per il benessere di tutti, che scelga una moglie che aiuti il popolo e che dia al re un figlio degno di lui. Non avrebbero mai accettato una regina scelta dal re sotto la spinta della lussuria e neanche avrebbero ritenuto loro principe il figlio nato da questa lussuria. Io non posso dimenticare i miei doveri di re; ho agito in coerenza con i miei predecessori perché il mondo dipende da noi e se avessi fatto altrimenti, avrei perduto la mia famiglia. lo avevo già deciso che questo nostro ragazzo sarebbe stato il futuro re e cercavo disperatamente di trovare un modo per salvare la nostra relazione e nello stesso tempo preservare il regno a nostro figlio. Donna dagli occhi meravigliosi, donna santa, anche se nella rabbia hai usato parole dolorosissime contro di me, lo hai fatto per il tuo amore, perciò, tutto è perdonato". O Bharata, dopo aver così parlato alla sua amata regina, Dushyanta la onorò lealmente con ornamenti, cibi e bevande. Successivamente re Dushyanta consacrò il figlio di Shakuntala come principe Bharata, erede al trono. Come il Sole splendente fa giri ampi nei cieli, così fece il famoso carro di quella grande personalità che fu Bharata, andando in lungo e in largo su questo mondo. Grande ed invincibile il suo carro tuonò per tutta la Terra e il re illuminò le genti col suo governo, fondato sulla legge sacra. Controllando i governanti delle varie parti della Terra, li portò sotto un governo unificato ed armonioso, praticando i principi delle persone sante. Fu così che meritò il vertice della fama. Questo re fu un imperatore perfetto, un guerriero poderoso che governò la Terra intera e fece molti sacrifici religiosi, compresi quelli dello stesso Indra, signore dei Marut. Come aveva fatto Daksha prima di lui, incaricò il saggio Kanva di officiare un sacrificio durante il quale venne offerta una gran quantità di regali a tutti i partecipanti, persino alle persone comuni venute come spettatori. Questo re, che possedeva enormi ricchezze, fece un sacrificio del cavallo durante il quale venne distribuito un gran numero di mucche pregiate colme di latte. Va ricordato anche che re Bharata dette miliardi di mucche a Kanva Muni. Da re Bharata scaturisce la fama della gloriosa dinastia Bharata, cui appartennero molti re antichi e famosi che presero il nome di Bharata. Ci furono infatti, nella sua discendenza, molti re nobili e potenti come i deva. Questi re furono così devoti al Signore Supremo da essere accettati come Suoi rappresentanti autentici in Terra. Non è possibile menzionare qui tutti i loro nomi perché i grandi re Bharata furono innumerevoli. Ricorderò i più importanti tra loro, o Bharata, re dalla sorte straordinariamente fortunata, radiosi su questa Terra come deva, ardimentosi seguaci della verità e della rettitudine".( tratto dal libro Mahabharata Antologia di passi scelti da Marco Ferrini – Centro Studi Bakhtivedanta – Perignano Pisa - traduzione dal sanscrito di Marco Ferrini e CSB).

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