lunedì 11 febbraio 2013

Viaggio e solidarietà Sri Lanka

www.isole.us. Galawatte, Galle Oggi è il 13 dicembre, sono quattro giorni che siamo arrivati. Dal primo anno, quel drammatico 2004 dello tsumani che devastò il sud-est asiatico e distrusse buona parte della costa di questo straordinario paese, sono passati 8 lunghi anni. Molte cose sono cambiate, purtroppo in peggio. Da una parte la politica della carota e del bastone del nuovo governo (nuovo, per modo di dire, il presidente governa dal 2007) ha assicurato sviluppo: nuove strade, la prima grande e vera autostrada da Colombo verso sud, nuovo grande porto ad Hambatota, il nuovo aeroporto, le grandi navi da crociera che arrivano a Galle, insomma nuove grandi opere pubbliche che rendono la vita per la popolazione più occidentale e più facile. Negli anni passati internet era ancora un miraggio, ora le connessioni wi fi si colgono al volo; i telefonini erano un lusso, oggi tutti li usano, mostrando quelli più recenti. Poi c’è l’altro lato....omississ... che ha perso alcuni pezzi del suo fascino di paradiso esotico. Resta comunque la luce intrigante del giorno equatoriale. La mattina, tutte le mattine, alle 5.30 inizia la luce e il sole imperioso si erge iniziando la sua calda corsa. La temperatura è sempre costante, intorno ai 30-32 gradi. Poi verso le 17.30 inizia la sua discesa verso ovest e in poco meno di mezz’ora si mostra rosso fuoco. E piomba l’oscurità della lunga notte. Resta la bellezza del verde intenso e sfolgorante delle risaie: le vedi appena ti addentri un pochino verso l’interno, è uno spettacolo che colpisce sempre, con i bufali che pascolano e le donne al lavoro. Resta il brulichio di gente lungo le strade, nei piccoli villaggi, una moltitudine, colorata e rumorosa che vaga continuamente e incessantemente, con la luce e con il buio della sera, come fosse sempre alla ricerca del suo tesoro perduto. Restano i profumi intensi (a volte gli odori acri e forti) dell’isola delle spezie, lo spettacolo dei suoi animali che si muovono tra gli alberi, palme da cocco, banani, mango, i banani in particolare sono esuberanti e rigogliosi con il loro verde caldo che ti invita al contatto. Molte cose sono cambiate anche per noi, è cambiato il significato del nostro impegno, il ruolo e l’attività della nostra associazione. Dai primi anni, in cui siamo stati partner con la Provincia nel progetto in cui era capofila Samarcanda di Piombino, progetto che nacque durante la nostra missione a marzo del 2005. In quel marzo conoscemmo Luca che ci parlò di Lorenzo e di Stefano. Resto ancora oggi meravigliato da come ci descrisse con lucidità i profili e i caratteri delle due persone. Tutto questo tempo e tutto il percorso che abbiamo fatto insieme con l’Associazione; il sostegno che abbiamo dato a Lorenzo. Resta il grande contributo dato dall’associazione per l’ampliamento della Casa Mihiri e i contributi annuali per le bambine. Poi ci sono i progetti con Stefano e il grande sostegno che abbiamo dato alla sua associazione. Restano le case che abbiamo costruito e le famiglie che abbiamo aiutato e che ancora aiutiamo. Ma credo che ora, qui il nostro ruolo è concluso, almeno per quello che ci eravamo immaginati. Rimarranno i legami, alcuni progetti da concludere o realizzare, alcune adozioni da seguire. Ma il percorso è iniziato e ora si conclude. Potrà iniziare forse un domani, qualcos’altro, ma quella storia avviatasi con Harschi e Amal quando erano ancora ragazzi si avvia verso il capitolo finale, ed è una storia e lieto fine. Harschi ha 19 anni, è una ragazza con il suo lavoro, che aspira a vistare il nostro paese, ma ha superato il momento critico della povertà, grazie anche al nostro sostegno. Ed anche Amal, anche lui ha ricevuto il nostro aiuto, ora è un padre con i suoi legami e il ruolo importante nella sua comunità, dalla quale è stimato e rispettato. E poi ci sono le famiglie. Quella di Lilianage (il farmacista di Lorenzo) la sua nuova casa e il sostegno a distanza. Storia a lieto fine, famiglia sistemata, i due figli maschi con il loro lavoro. Ricordo nel dicembre 2005 la posa delle fondamenta della loro casa, l’entusiasmo dei bambini, Chatura e Sankalpe, che insieme alla madre trasportavano i pesanti sacchi di sabbia per la prima gettata di cemento, l’estenuante discussione sul tracciato delle mura, e infine l’inizio dei lavori, gli occhi sorridenti della madre, i loro inchini ai nostri piedi per ringraziarci. Martedì 11, siamo andati da Lorenzo. La sua voglia di andare avanti, dimostrando che, anche dopo i 70 se si resta soli (dopo 28 anni di convivenza) si può sopravvivere. La sua scuola materna con 20 bambine, la sua casa famiglia con 23 bambine. Una di esse può essere adottata con il sostegno della nostra associazione. Abbiamo detto a Lorenzo che dobbiamo conoscerla, farle le foto, preparare la scheda per l’adozione e tutta la documentazione per la famiglia che la sosterrà. Nessun problema, lo possiamo fare, ma ora lei non c’è: o ci prendiamo le foto che lui ha, o ci fidiamo sulla parola; incredibile, padre omicida, alcolizzato in carcere a Matara, madre tossicodipendente e prostituta, in carcere a Colombo, la bambina 5 anni, il tribunale ha autorizzato, per le vacanze scolastiche il temporaneo ricongiungimento con la madre in carcere, tornerà, speriamo, nella sua oasi di tranquillità da Lorenzo, dopo il 10 gennaio. Ieri mattina, verso le 9 sono andato con Stefano alla cerimonia di chiusura dei corsi a Pilana. Un grande e positivo intervento fatto dall’associazione di Stefano. Il villaggio di Pilana si trova a circa 40 minuti da Unawatuna, nell’interno. Zona collinare e ampie distese pianeggianti con le verdissime risaie. Vegetazione da giungla, e atmosfera malinconica e struggente stile il Macondo di Marquez. Tutta la storia di Pilana inizia con Kumara, il bambino con una famiglia poverissima, storia di violenze e abusi per lui e i suoi fratelli (1 fratello e 3 sorelle); lo fanno monaco perché sono poveri, lui incontra per caso Stefano e scappa dal convento. Inizia la conoscenza del povero villaggio da parte di Stefano, povertà, alcolismo e degrado. Ma grazie a Kumara, alla sua esuberanza e al suo sorriso Stefano si innamora e si avviano i primi interventi di sostegno. La scuola materna, il centro di formazione, il consultorio per le donne, il doposcuola, la Montessori, i tanti progetti di microcredito. Abbiano sostenuto i progetti con circa 10.000 €. Ma oggi Kumara non c’è più, aveva scelto la carriera militare, sognava di mettere da parte i soldi per costruirsi la sua nuova casa nel villaggio, per viverci con le sue sorelle e suo fratello: è morto cadendo dal treno che lo riportava a casa. Sopravvive la sua gioia che si legge oggi negli occhi della gente e dei bambini del suo villaggio. Ho assistito alle cerimonia di consegna dei diplomi, alla festa che la scuola ha organizzato. E si resta sempre abbagliati dal grande e struggente sorriso dei bambini. Harshi ora lavora al Marly’s Beach un resort da 200 $ al giorno in cui Ranga, suo fratello è il manager. Ranga ha fatto molta strada da quando faceva il semplice cameriere nella cabanas di Galalawatta gestite da Depika e da Amal. Si è comprato un terreno vicino al mare e a circa 3 km da qui, sembra (qui niente è sicuro finchè non lo vedi) si stia costruendo la sua nuova e grande casa.. Si è sposato ed ha un bambino Dimal. Gli occhi sono gli stessi del ragazzino disponibile e sorridente di 8 anni fa, ma secondo molti amici del posto, è molto cambiato. E’ un ricco, sempre in movimento, magari un po’ superbo. Chissà forse sarà solo invidia, ma è anche vero che le cose cambiano; secondo Kumara (il falegname) l’errore di Ranga è di non riconoscere il suo passato, quasi di esorcizzarlo. Lo abbiamo visto solo domenica, quando siamo arrivati e lui ci ha prelevato all’aeroporto, poi è stato sempre in giro per affari. Gli ultimi giorni è venuto a salutarci, e con noi è sempre stato, come il ragazzo di un tempo, gentile e disponibile. Menika, sua madre, oggi è venuta d ha voluto cucinare per noi. Domani riparte per Elpitia e poi starà alcuni giorni in pellegrinaggio verso le città antiche, sacre al buddismo locale Polonnaruwa e Anuradapura. Torna il 31 ma noi non ci saremo. Venerdì 14 di mattina presto alle 7.30, come d’accordo, sono andato da Lorenzo. La sua casa è sempre molto bella e accogliente e dalla piccola collina sulla quale è costruita si domina il panorama struggente dei campi verde smeraldo delle risaie e dei palmeti. Poi molti alberi da frutta, banani, mango, papaia, jackfruit. Ora ospita 23 bambine nella casa famiglia. Nella scuola materna invece ce ne sono 20, al momento si è chiusa la prima parte dell’anno scolastico, ogni tre mesi hanno le vacanze ed è come se la scuola si concludesse: verifica ed esami (per quelli più grandi) e poi dopo il 10 gennaio si ricomincia. Ci sono ancora i sorrisi sbarazzini delle bambine, con i loro occhi profondi che ti accolgono e ti interrogano cercando il tuo sguardo e la tua approvazione. C’è ancora l’house-mother, la Kumudu, che mi ha subito riconosciuto e c’è ancora sua figlia Presciani, che insegna nella scuola materna e sbriga un po’ di faccende burocratiche. Abbiamo deciso di scegliere, per il sostegno di una delle nostre famiglie, direttamente con Lorenzo, una delle bambine della casa famiglia. Virisya, tamil. E’ arrivata da Lorenzo, come succede sempre ormai da quando Casa Mihiri è riconosciuta dal governo, affidata dal tribunale dei minori, circa un anno fa. Non era mai andata a scuola. Non ha il padre, Lorenzo mi ha detto che è morto e lei non lo ha mai conosciuto. Viveva con la madre nella zona delle collina del thè, 70 km nell’interno. Con i due fratelli ha vissuto in condizione misere, da soli tutta la settimana, esposti ai rischi degli abusi degli adulti (con l’aggravante di essere tamil). La madre il sabato rientrava dalle colline e l’unica cosa, dopo il massacrante lavoro, che sapeva fare è di comprarsi un pò di kassipu una micidiale mistura di alcol povero, ed ubriacarsi, distribuendone un po’ anche ai figli. Non è mai andata a scuola, quando è arrivata aveva i capelli, nerissimi, mai pettinati tutti ammatassati, hanno dovuto rasarla a zero; ora è una bambina robusta, alta e bellissima, e finalmente sorridente. Sul certificato di nascita, è indicata una data tra il luglio 2001 e il giugno 2003, con l’indicazione di propendere per la prima, tipico di questo paese. E’ sabato 15 dicembre. Nel pomeriggio con Amal primo giro delle case. Un tuffo nel passato, uno sguardo sulla nostra breve storia in questo paese. La casa di Bandu, il muratore, orami una solida realtà, il giardino pieno di fiori molto curato, lui sempre un po’ timido e la moglie sorridente. I figli non ci sono, sono a Colombo dalla zia, ma lunedì tornano. Obiettivo centrato. Prossima visita il pescatore, tre figli, come sempre furbi e sorridenti, il piccino aveva pochi giorni, ora ha 4 anni. Lui è a lavorare, la moglie sempre disponibile e sorridente ha ancora il suo piccolo bussiness dei braccialetti per gli shops di Unawatuna. Il tuk tuk man invece, quello della casa vicino alla ferrovia, è rimasto a meta. Il terreno prescelto per l’abitazione poi è stato cambiato. E’ molto vicino a Galawatte, ma i soldi per la casa non sono bastati e dovremmo cercare di completarla. Domenica mattina, presto, mi avvio con il tre vheel di Amal da Lorenzo. Mi deve accompagnare da Lijanage, il farmacista, vicino Pilana. Qui, secondo Lorenzo, la casa è finita ed anche il sostegno ai due bambini. Per concludere l’intervento e il sostegno devo verificare e poi assegnare un altro bambino allo sponsor. Lorenzo non si vuol far vedere, altrimenti si immaginano che nuovi soldi, facili, arrivino, mi accompagna e poi va via. Salgo la collina che porta alla casa. Ricordo le volte che ci siamo venuti insieme, momenti emozionanti e intensi. Trovo solo il bambino più piccolo, ora molto cresciuto, Chatura. E’ solo, la madre, se capisco bene torna alle 11, il padre è al lavoro e Sankalpe, il fratello, è a scuola per la festa di fine corso (eight class). Hanno conservato in piedi la vecchia baracca, non so se l’hanno affittata come dice Lorenzo. La casa è a posto ma non ben tenuta, troppa roba intorno e troppo vegetazione, ma forse è per ripararsi dal caldo. Rispetto a Bandu, sono un po’ più sprecisi e meno curati. Bandu aveva un bel giardino con fiori, i suoi animali, qui un po’ più trascuratezza. Saluto il bambino e mi avvio alla discesa, anche qui bella atmosfera di villaggio nella giungla, molta umidità e molto caldo. E’ il 18 dicembre. Il pomeriggio incontro con il pescatore a Galawatte. Abbiamo lasciato 25.000 rps un po’ di più di Bandu, considerando che ha tre figli piccoli, mentre quelli di Bandu sono già grandi e sono due. E’ stato un po’ a parlare e mi h abbracciato ringraziando per il sostegno. La mattina a Galle, sempre caotica, ma sempre intrigante. Anche questa città è molto cambiata dal 2004. E’ trascorso tanto tempo e tanti sono stati i cambiamenti, lo tsunami li accelerati in maniera esponenziale e il governo ha sfruttato ogni occasione utile per ridurre al silenzio l’opposizione tamil, con lo strategico consenso di tutta la popolazione cingalese. La prima vera autostrada, nuove vie di comunicazione, un grande porto commerciale, un nuovo e grande aeroporto, il nuovo simbolo del potere, il palazzo del parlamento e del governo. Infrastrutture che generano consenso, che migliorano la qualità della vita. Ma le contraddizioni sono evidenti, la povertà e il degrado (fatto di abusi e di violenza su donne e bambini) nell’interno si toccano con mano. La radicale differenza tra la costa turistica, quella più conosciuta dagli europei da Hikkaduwa a Tangalle, evidenzia una inspiegabile situazione economica a due velocità. Gli alloggi per gli occidentali costano 200, 300 e in alcuni casi anche di più, dollari al giorno; ville e case costruite ad uso e consumo di un turismo ricco, strumenti di arricchimento iperveloce per gli yuppies locali, per i giovani che da semplici driver o camerieri si trasformano in manager ricchi. Forse è un fenomeno comune ad altri paesi orientali che dispongono della risorsa turistica, ma questo trasforma il paese e i rapporti sociali in modo pericoloso. Nel pomeriggio è venuto Bandu con la famiglia con una sacchetto pieno di uova (le sue galline a quanto pare sono molto produttive). I bambini sono ragazzi, sorridenti ed interrogativi come sempre. Una visita di cortesia che avevo chiesto anche per vedere a distanza di 4 anni i figli. Ora è una bella famiglia e sono molto orgogliosi della loro casa. I figli sono spesso a Colombo dalla sorella e spero che trovino, dopo gli studi sostenuti da noi, la loro strada. Anche questa una bella storia a lieto fine. E’ sempre piena di fascino questa immagine dell’Oceano, un mare un tempo irraggiungibile per noi, se non con grandi sforzi di uomini e di mezzi. Oggi a portata di volo, mare esotico, intriso di misteri e di storie. L’orizzonte nasconde chissà quali terre, arcipelaghi fatti di isole minuscole e colorate, piene di fiori e di animali straordinari. Ieri mattina ci siamo fermati da Niluka per foto e vedere i bambini. Colpisce sempre questa famiglia allargata, ora c’è anche un uomo il marito di Niluka, poi c’è la nonna, poi due donne che ora sono al lavoro e 9 bambini (8 maschi e 1 femmina). Avevano già preparato i disegnino per noi. Foto e saluti di rito. Il pomeriggio è venuto Ranga per vedere la casa che aveva iniziato con Henrico. Ma non c’era nessuno. Ci torniamo dopo, ancora foto, ma manca sempre il figlio più grande. E cosi è arrivato l’ultimo giorno, quello della partenza, la vigilia del Natale 2012. Oggi è come ieri, inizia con le nuvole che coprono l’orizzonte, qualche scorcio di cielo si libera, lascia forse lo spazio alla pungente luce di questo sole equatoriale. Finisce oggi questa missione, questo nuovo viaggio. Un po’ di malinconia percepita dal tempo trascorso. Quella frizzante sensazione di scoperta della prima volta ha lasciato il posto alla conoscenza profonda del luogo, ma è il tempo che pesa. Lunghi 8 anni in cui la vita ti cambia, i figli che sono cresciuti, la maturità che svanisce lasciando il posto alla senilità. Un viaggio che può essere visto attraverso l’esperienza di Lorenzo. In quella casa ormai nota per noi tutto i cambiato, anche lei stessa e il suo inquilino sono cambiati. Com’era diversa la prima volta, quei primi contatti con le bambine. Manca la presenza di Lucilla. Ma è cosi e ora è altra cosa. Resta il ricordo di quei momenti, di quella esperienza che per noi è stata cosi intensa da costruire un impegno pubblico e una fitta rete di rapporti e relazioni che anch’essi col tempo si sono modificati. Resta la ricchezza umana che questa esperienza ci sta ancora regalando.

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