martedì 6 aprile 2010

L'India si conta in 18 alfabeti e lingue di Marco Masciaga dal Sole 24 ore

La prima a compilare il formulario sarà oggi, alle 10 di mattina, il presidente della repubblica Pratibha Patil. Quindi, un'ora più tardi, sarà la volta del vicepresidente Hamid Ansari. Da quel momento in avanti, inevitabilmente, la faccenda si farà più complicata. Perché i moduli che verranno sottoposti oggi alle più alte cariche dello stato indiano sono quelli del censimento che il prossimo anno dovrà stabilire, con ragionevole approssimazione, quanti sono gli abitanti del secondo paese più popoloso della terra. Nelle parole del solitamente misurato ministro degli Interni P. Chidambaram si tratta della «più grande operazione mai compiuta da quando esiste l'umanità».

Vieni a scoprire il sub-continente con i nostri viaggi natura e cultura. Per comprendere la portata dell'impresa basta scorrere le cifre rese note dal governo. I censiti saranno all'incirca 1,2 miliardi. I funzionari statali e i volontari coinvolti nelle operazioni di computo saranno poco più di 2,5 milioni. I distretti che dovranno visitare, al costo per l'erario di 22 miliardi di rupie (362 milioni di euro), sono 640. Le porte, per chi le ha, a cui dovranno bussare circa 240 milioni. Le tonnellate di carta necessarie a spiegare (in 18 alfabeti e lingue diverse) le procedure e raccogliere (questa volta in soli 16 idiomi) le informazioni saranno 11,63 milioni. Il tempo necessario prima che possa venir resa nota la nuova cifra ufficiale degli abitanti è superiore a un anno, si parla di metà 2011.

A quel punto si potrà iniziare a pensare al prossimo censimento, in programma a cavallo tra 2020 e il 2021, quando, costi quel che costi, si ricomincerà a fare la conta. Perché quello che inizia oggi è un appuntamento a cui gli indiani non hanno mai rinunciato, dal 1872 in avanti, prima sotto il dominio britannico (per otto volte), e poi, con orgoglio crescente, da stato sovrano (per altre sette). Attraversando, come ha spiegato nei giorni scorsi il segretario agli Interni G.K. Pillai, «la lotta per l'indipendenza, la Partizione, due guerre mondiali e diverse calamità naturali».

Tutti avvenimenti che in passato hanno conferito una dimensione quasi epica Agli sforzi dei burocrati indiani, ma che a ben vedere tolgono ben poco alla portata dell'impresa che si apprestano a compiere i loro successori odierni. Non solo perché oggi come allora bisognerà raggiungere sia i remoti eremi Himalayani che le minuscole isole dell'Oceano Indiano, i villaggi sperduti nei deserti del Rajasthan e quelli dimenticati nelle foreste del Chhattisgarh. Ma anche perché il compito richiesto ai moderni estensori del censimento è assai più complesso che in passato. Il governo vuole sapere, tra le altre cose, di cosa sono fatte le case (fango, lamiera, mattoni?), che cosa contengono (fornelli a gas o a legna? rubinetti o secchi?) e come i loro abitanti comunicano con il mondo esterno (computer, cellulare o telefono fisso?).

Quello che i funzionari statali non chiederanno, ci ha tenuto a sottolineare Pillai, è a quale casta appartengono i cittadini. «Un censimento su base castale non è mai avvenuto nell'India indipendente», ha spiegato, dicendo solo una mezza verità. Nel senso che i censimenti indiani pur non spingendosi a disaggregare la popolazione per caste, indicano però quanti cittadini appartengono alla categoria delle Scheduled Castes e delle Scheduled Tribes.

Nel primo caso altro non si tratta che della definizione burocratica di dalit (un tempo di sarebbe detto "intoccabili", ovvero gli ultimi degli ultimi nel sistema castale). Nel secondo di quelle popolazioni tribali che assieme agli stessi dalit sono riconosciute come svantaggiate dalla costituzione e che godono da tempo di speciali, e assai controverse, quote per poter accedere a scuole e posti di lavoro nel settore pubblico. A onore degli autori del censimento va riconosciuto di non essersi mai voluti spingere più in là nell'individuare le infinite stratificazioni della società indiana, rifiutandosi di soddisfare le richieste di quei partiti castali che vivono sulle contrapposizioni tra le diverse comunità del paese.

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