giovedì 9 ottobre 2008

All Inclusive

È una delle domande più ricorrenti se non angoscianti dell'uomo contemporaneo: dove le passerò le prossime vacanze? "Il viaggio costituisce le fondamenta del mondo contemporaneo che, lo si voglia o no, è un mondo del turismo": così Matthias Ulrich curatore della mostra 'All-Inclusive', tenutasi a maggio 2008 Schirn Kunsthalle di Francoforte. Una mostra che ha il merito d'ispezionare quel fenomeno che ha ridotto il pianeta ad 'A Tourist World', come suona il sottotitolo dell'esposizione. È un mondo sempre più uniforme e veloce, questo del turista moderno, che trova in uno spazio altrettanto standard il suo punto di partenza e d'arrivo: le hall climatizzate e ultrasorvegliate degli aeroporti. Logico che il primo grande gruppo di opere di 'All-Inclusive' illustri le umilianti procedure di controllo a cui è sottoposto il turista prima d'ogni volo. Alla mostra si accede attraverso scomode 'Porte di sicurezza', veri e propri detector dell'artista turco Ayse Erkmen. Poi si passa nella snervante gimkana di 'Crowd', intreccio di paletti e nastri elastici dell'austriaca Eva Grubinger. Infine si aspettano le valige davanti ad 'Uncollected', dei danesi Elmgreen & Dragst, in cui una valigia è in eterno ritorno su nastro rotante. L'unica via di fuga sono le botteghe del duty free, alle quali Mark Hosking ha dedicato il set di minisculture 'Perfume S.O.S.'. Ma allora come mai l'industria del turismo è la terza a livello mondiale? "Il turista", risponde Ulrich, "cerca nel viaggio la conferma dei suoi desideri e immagini di bellezza". È l'impulso a realizzare sogni nati per lo più davanti alle tv e che trasformano il turismo di massa in una abnorme sfera del Kitsch: il mondo, rivisto nelle semipornografiche foto di Tracey Moffatt, è un'unica, edulcorata soap-opera. Anche l'alpinismo è ridotto a scampagnate per pensionati: le stupende foto dell'inglese Martin Parr narrano la domesticazione delle vette, nella fattispecie, delle cime svizzere del Matterhorn. "Il turismo", spiega Max Hollein, direttore del museo, "nasce dall'esplorazione del mondo e finisce nella sua conquista totale". L'innata voglia d'ignoto ci spinge ciclicamente a simulare il naufragio di Crusoe: anche in cucina, come fa l'israeliano Guy Ben-Ner, che riesce ad appagare la sua voglia d'evasione su un'isoletta piantata (mini-palma artificiale compresa) nella casa di Berlino. Non che le vacanze intelligenti siano meglio: "L'Europa del 2007", ricorda nel catalogo della mostra il direttore della Schirn, Max Hollein, "fra Documenta a Kassel, Biennale a Venezia e Art Basel è stata percorsa da milioni di turisti culturali". La foto-serie 'Audience' di Thomas Struth è dedicata ai nuovi pellegrini culturali. L'opinione dell'artista tedesco sul tema è radicale: "Quando un'opera diventa feticcio, muore", sostiene Struth. Ma il nuovo turismo è globale, vaga in tutte le direzione e ci costringe "a riguardarci nel modo sdoppiante in cui i turisti ci vedono", dice Ulrich. Come nella 'Portable City', della cinese Yin Xiuzhen, valige-città confezionate in viaggio dalla cinese Yin Xiuzhen con stoffe e scarti raccolti in loco. O nel 'Tourist Project' del taiwanese Lee Minngwei: ha girato Francoforte facendola filmare dai suoi abitanti, fino a dare un'immagine della città vista attraverso le duplici lenti di oriundi e stranieri. È la strana prospettiva sul mondo aperta da 'All-Inclusive': quello che il sociologo Ulrich Beck ha definito "lo sguardo cosmopolitico". Guardare a se stessi, al mondo e agli altri, riassume Hollein, "tramite le tracce lasciate dai turisti". Che sono ovunque, e sono i veri attori del XXI secolo.